Nel dicembre del 1914 l’esploratore britannico Ernest Shackleton fu a capo della spedizione esplorativa che aveva come fine l’attraversamento dell’Antartide a piedi.
Partito con il suo equipaggio a bordo della nave Endurance, quest’ultima restò però incagliata nel ghiaccio per diversi mesi e successivamente affondò a causa dei danni provocati dalla pressione della banchisa ghiacciata. Gli uomini abbandonarono il vascello su tre scialuppe di salvataggio, raggiunsero con grande fatica la Elephant Island e da lì Shackelton partì insieme a pochi compagni alla volta del piccolo villaggio di Grytviken, nella Georgia del Sud, dove poté organizzare l’operazione di soccorso per recuperare l’equipaggio.
Questa è, in estrema sintesi, la vicenda storica legata alla spedizione antartica di Shackelton. Una storia vera che possiede però tutti gli elementi di un epico racconto d’avventura di altri tempi.
È esattamente quello che deve aver pensato Sergio Cabella quando ha deciso di proporre al direttore di Topolino Alex Bertani una trasposizione disneyana di questi avvenimenti.
Sir Topleton e la sfida al grande bianco, oltre a segnare il ritorno dell’autore sulle pagine del settimanale Disney dopo un decennio di assenza, riporta sul pocket quell’afflato avventuroso che negli ultimi anni non è così comune rintracciare nelle vicende di Paperi e Topi.
Ma, lungi dall’essere un tipo di narrazione démodé o non più adatta a questi personaggi, l’avventura con la A maiuscola fa parte del loro DNA. Sarebbe bello che il buon Mickey, in particolare, tornasse a vivere più frequentemente trame di questo tipo, possibilmente nella sua versione standard e non con identità alternative a cui gli autori ricorrono spesso in queste occasioni.
Nel frattempo, accogliamo però con favore la coniugazione di questo genere in storie “in costume”: Sir Topleton in tal senso offre comunque un piccolo spiraglio di novità, non trattandosi dell’adattamento di un’opera narrativa ma la riproposizione di un fatto storico, scelta non così consueta.
Il senso dell’avventura che Cabella distilla nel fumetto ha comunque un sapore diverso da quello a cui si potrebbe pensare: non si tratta di una storia in cui abbonda l’azione frenetica o in cui i protagonisti ingaggiano grandi imprese. Lo sceneggiatore preferisce concentrarsi sull’epicità che si percepisce dal contesto, ostile e seriamente rischioso, nel quale chi vi è coinvolto deve agire con prudenza e raziocinio per sopravvivere.
Il modo scelto per rendere queste sensazioni è stato affidarsi fortemente alla realtà dei fatti, seguendo con fedeltà la vicenda storica e utilizzando un registro narrativo più simile a un diario di bordo che a un racconto in senso stretto. Ci sono diverse scene interlocutorie, apparentemente inutili ai fini dello svolgimento, che a una prima lettura superficiale potrebbero sembrare dei tempi morti ma che invece, soffermandocisi sopra, appaiono come passaggi utili a mostrare le condizioni a cui dovevano adeguarsi i membri dell’equipaggio: i siparietti in cui giocano a calcio sulla banchisa o festeggiano il Natale non sono superflui ma servono a far capire al lettore la vita quotidiana nei molti mesi in cui la nave non poteva muoversi.
La divisione in tre episodi aiuta molto a cadenzare la scansione degli eventi: e se la prima parte risulta un po’ respingente nel suo inframmezzare il racconto con delle scene flashback che più che altro confondono le idee, il secondo episodio migliora la fruibilità della storia mostrando lo snodo centrale dell’incidente occorso alla Endurance e le sue immediate conseguenze.
È anche l’occasione per Cabella di inserire qualche scena più leggera e alcune gag, elementi divertenti che non devono mai mancare in una storia Disney, anche in quella dai toni più aulici. Il terzo atto è chiamato a tirare le fila della narrazione, mostrando l’opera di salvataggio compiuta da Topleton verso i suoi uomini e la conclusione della missione.
Questa struttura è funzionale sia nella sua fruizione spezzettata sia per una rilettura unitaria, sintomo di una buona progettazione; e anche se in alcuni passaggi il ritmo narrativo penalizza un po’ la scorrevolezza della trama, dall’altro lato permette di avere un sapore diverso rispetto ad altre storie di questo tipo.
I personaggi si calano bene nei ruoli assegnati: Topolino trasferisce coerentemente le sue qualità in quelle di Sir Topleton, mentre Pippo regala la giusta dose di levità al comandate Pippsley. Anche Basettoni è della partita, con il rigore che gli è proprio, così come il carpentiere Orazio – fedele alle proprie caratteristiche di aggiustatutto – e Gancio nei panni di Gancy, ricoprendo il ruolo del fotografo della missione che, nella realtà, fornì preziose testimonianze visive della spedizione.
Cabella inserisce anche un fondo di mitologia, una leggenda a base di gallerie sotterranee inesplorate con il miraggio di trovarvi gemme preziose, che funge da secondo obiettivo del viaggio ma anche da elemento di fiction per arricchire la storia. Un’aggiunta che non sembra essere strettamente necessaria ma che, come altri passaggi narrativi, contribuisce a costruire un’atmosfera da altri tempi, coerente con l’epoca di ambientazione.
Lo sfondo dell’Antartide, inoltre, ben si presta a miti di questo genere e, a prescindere da questo elemento, riesce ad essere il vero protagonista della storia: con i suoi paesaggi freddi e desolati e la sua sfida alla resistenza umana, rappresenta l’essenza stessa dell’avventura al limite della sopravvivenza.
Ai disegni troviamo Paolo Mottura, che ci regala tavole veramente sorprendenti.
In alcune sequenze infatti la matita dell’artista si scatena realizzando vignette a dir poco suggestive, come quelle in cui i personaggi sono sferzati dal vento artico o quelle trattate in modo da sembrare delle vecchie fotografie, utilizzate per la pagina di apertura e di chiusura di ciascun capitolo.
Le pagine più “convenzionali” sono comunque notevoli: lo stile di Mottura è molto morbido e dettagliato nel ritrarre i personaggi, e al netto di qualche posa un po’ bizzarra appaiono tutti piacevoli e curati. In particolare le espressioni di Topleton nell’ultimo episodio, quando combatte contro la fatica del percorso montuoso affrontato per arrivare a Grytviken, sono efficaci e curate.
È da notare inoltre lo stile con cui ha raffigurato i membri dell’equipaggio: invece di ricorrere ai generici cani antropomorfi che fanno solitamente da comparse nel fumetto Disney, il disegnatore ha guardato ai comprimari delle strisce americane di Floyd Gottfredson. Figure come il cuoco – un grosso topone dalle orecchie minute – e un paio di marinai generici ritrovano nei volti quell’aspetto più articolato e dettagliato che i personaggi secondari conoscevano in quelle antiche strip, un plus nel character design complessivo.
Risaltano anche i particolari con cui il disegnatore arricchisce gli ambienti della nave e il glaciale panorama dell’Antartide, sia nelle distese di ghiaccio sia nell’Isola Elefante, fino ad arrivare alla caratteristica fauna che popola quelle lande.
Nota di merito, infine, alla spettacolare aurora australe che Mottura ritrae in maniera più che suggestiva nel secondo episodio, un momento emozionante anche per il lettore, oltre che per i protagonisti.
La struttura della gabbia è invece piuttosto regolare: qualche quadrupla ogni tanto contribuisce a spezzare l’andamento dei riquadri, ma a parte quei momenti l’autore segue l’impianto classico della griglia disneyana, senza che questo tolga nulla alla spettacolarità dei disegni.
Sir Topleton e la sfida al grande bianco non è una storia semplice a cui approcciarsi, e in tal senso va riconosciuto ad Alex Bertani di aver supportato il progetto proponendo ai lettori di Topolino un’avventura lontana dai canoni standard, non certo immediata nell’esposizione e con un ritmo che si prende i suoi tempi.
Un approccio, quello di Cabella, non sempre perfettamente riuscito ma testimonianza di un fervore narrativo vivo e stimolante, che ha portato a un’opera che guadagna punti ad ogni rilettura e che ha permesso a Paolo Mottura di mettere la propria arte al servizio di un’avventura diversa dal solito attraverso vignette affascinanti.
Abbiamo parlato di:
Topolino #3390-3391-3392: Sir Topleton e la sfida al grande bianco
Sergio Cabella, Paolo Mottura
Panini-Disney, novembre 2020
160 pagine cadauno, brossurati, colori – 3,00 € cadauno
ISSN: 977112061100103390 – 977112061100103391 – 977112061100103392
Endurance: Luis Bustos, il mito di Shackleton (sulle note di Franco Battiato)