Sharkey, Millar e Netflix: fantascienza che vince ma non convince.

Sharkey, Millar e Netflix: fantascienza che vince ma non convince.

Mark Millar, stavolta in coppia con l'italianissimo Simone Bianchi, prosegue nella costruzione del suo Millarworld, con una "space-opera" che non convince pienamente, a differenza di opere precedenti.

Sharkey (Panini, 2020)A scuola ci hanno insegnato che si usa la locuzione “opere minori” per indicare produzioni dell’ingegno (scritti, dipinti o affini) meno significative, che hanno lasciato minor traccia nella posterità. Così potrebbe essere definito Sharkey per quanto riguarda i lavori di Mark Millar, geniale ed eclettico sceneggiatore scozzese. L’impressione che si ricava dalla lettura di questa avventura fantascientifica è che lo scrittore sia sopraffatto dall’impegno di elaborare molto e in fretta, già col pensiero alle possibili trasposizioni per Netflix, che – com’è noto – ha stipulato un lucrativo accordo con l’autore, certamente proficuo per entrambe le parti, ma probabilmente foriero di “ansia da prestazione”.

Il risultato è che non mancano il brio e la scorrevolezza tipici dei fumetti di Millar, ma è quasi completamente assente lo spessore che era stato capace di imprimere a opere come Ultimates o Authority. Questa è peraltro una caratteristica comune a tutta la più recente produzione dello scrittore legata alla menzionata Netflix: divertente ma un po’ vuota. Non si sottrae a questa prerogativa neanche questa storia che narra di un cacciatore di taglie e della sua giovane spalla, un western nello spazio giocato in modo piuttosto scontato sul loro rapporto, prima contrastato, ma che – come da tradizione – si trasforma man mano in un solido legame affettivo fra i due, che diventano complici e connessi in modo quasi paterno.

Un discorso diverso merita, invece, la parte visiva, realizzata da Simone Bianchi. Da sempre in possesso di una tecnica sopraffina, dimostrata ampiamente in una lunghissima serie di copertine, difettava a volte di chiarezza nello storytelling degli interni, risultando a volte poco leggibile. Da tempo ha ovviato a questo suo difetto, mantenendo una composizione vivace e irregolare della tavola ma riuscendo a conciliarla con la semplicità di lettura.
Nel fare questo ha forse sacrificato un po’ della minuziosità del suo segno grafico, che è leggermente più stilizzato rispetto a prima, ma non per questo meno sontuoso o gradevole all’occhio. Una nota a se stante va dedicata ai suoi colori, che aiutano in modo consistente a rendere l’atmosfera vagamente psichedelica di alcune situazioni oppure la concitazione di alcune sequenze di azione, adattando i toni al contesto.

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Sharkey diventerà una serie o un film di grande intrattenimento spensierato, specialmente se si riuscirà a rendere giustizia al mondo portato su carta dal disegnatore toscano.

Abbiamo parlato di:
Sharkey il Cacciatore di Taglie
Mark Millar, Simone Bianchi
Traduzione di Luigi Mutti
Panini Comics, 2020
168 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788891273086

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