Quando, nel 2013, Orfani ha fatto il suo debutto in edicola, tra le tante novità che la testata introduceva nella serialità bonelliana – tra cui il colore e nuovi tempi narrativi – alcuni annoverarono anche l’uso della splash page “all’americana”. Immemori che, dall’esordio su Nathan Never negli anni ’90 del secolo scorso, le vignette a tutta pagina hanno fatto più volte capolino su varie serie, principali e non, della Sergio Bonelli Editore.
Come abbiamo analizzato in un approfondimento sulla gabbia bonelliana, non sempre le splash page ampiamente usate nella serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari sono state, ad avviso di chi scrive, efficaci da un punto di vista narrativo, risultando spesso unicamente vignette ingrandite, omaggi o citazioni del linguaggio fumettistico dei comics supereroistici americani.
In Ringo #7 – Bambini contro, scritto da Luca Vanzella e disegnato da Luca Genovese, con colori di Annalisa Leoni, troviamo invece un esempio di vignetta a tutta pagina efficace, d’impatto e con un forte significato narrativo.
La splash page occupa la seconda tavola dell’episodio e ci presenta uno scorcio prospettico di quello che sembra essere un disastrato complesso di Santa Cecilia nella piazza Verdi di una Bologna del futuro1.
Genovese sceglie un inquadramento prospettico accidentale dal basso, con un unico fuoco (punto di fuga) decentrato, che gli permette di far risaltare sia il complesso monumentale abbandonato, centro della vignetta, sia una doppia sequenza di portici che chiudono i due lati della tavola. In questo modo, con un solo colpo d’occhio, il lettore capisce l’ambientazione felsinea della storia e le conseguenze della catastrofe raccontata in Orfani sul capoluogo emiliano.
Inoltre la vignetta esemplifica perfettamente l’uso del colore di Annalisa Leoni quale elemento narrativo della vicenda, al pari del disegno, delle inquadrature e dei dialoghi. La scena è ripresa controluce (esposizione usata altre volte dalla Leoni nella colorazione di Ringo), con il sole posizionato centralmente nell’inquadratura, coperto quel tanto che basta dalla torre campanaria, per non accecare il lettore. La qualifica narrativa del colore si evidenzia grazie ai toni cromatici usati, che collocano la scena in un’ora mattutina della stagione estiva. Queste informazioni sono fornite immediatamente grazie alla colorazione, in assenza della quale sarebbe stata necessaria una didascalia o di una spiegazione dialogica da parte di uno dei personaggi: la stessa tavola in bianco e nero, nonostante la bravura di Genovese, difficilmente avrebbe saputo farsi portatrice delle informazioni appena evidenziate.
Ma l’efficacia della splash page si evidenzia in un particolare che, se pur non percepito immediatamente nel primo colpo d’occhio della tavola, diventa chiaro con la lettura della quarta pagina della storia e spinge il lettore in un “sequenzialmente innaturale” ma assolutamente dovuto ritorno indietro fino alla pagina qui analizzata.
La scelta del controluce da parte della Leoni, la posizione del sole appena dietro la torre campanaria sono due elementi che mettono in risalto la silhouette di una piccola figura posta sulla sommità del campanile: è Ringo, di vedetta, che nella terza vignetta della quarta tavola, scende di nuovo a terra dove lo aspettano i suoi tre giovani protetti.
Questi pochi elementi qui analizzati servono a far capire il valore, in termini narrativi, di questa splash page e il senso del suo inserimento all’interno di una struttura “definita” quale la gabbia bonelliana.
L’autore dell’articolo si scusa con tutti i lettori e tutti i bolognesi per avere scritto erroneamente Santo Stefano anziché Santa Cecilia nella prima stesura del pezzo andata on line ↩