Tex, per merito dei suoi autori, sta ritrovando in questi ultimi anni, una rinnovata freschezza narrativa che non sembra risentire della stanchezza, che pure sarebbe giustificata da una pluridecennale presenza in edicola.
Gli episodi Mezzosangue e La rivincita di Nakua, della serie regolare, e I banditi delle nebbie, che trova posto nella recente serie speciale a colori, Color Tex, confermano la sensazione di spontaneità narrativa di un personaggio che, però, non tradisce le caratteristiche che sono state le ragioni di un successo formidabile, pressoché unico nella storia del fumetto.
L’autore di entrambi gli episodi che andremo ad analizzare è Pasquale Ruju, una colonna della Sergio Bonelli Editore. Ruju, particolarmente attivo come soggettista di Dylan Dog, non disdegna incursioni in altre testate bonelliane: Nathan Never, Dampyr e Tex, appunto, oltre a dar vita a propri personaggi, sospesi tra mistero e azione, quali il bello e impenetrabile Demian e il gangster maledetto Cassidy.
Autore con vocazione accentuata per l’hard boiled (quindi con attitudini adeguate al personaggio di Tex), Ruju non ha mancato, tuttavia, di costruire efficaci suggestioni che risultano ricorrenti negli episodi realizzati per Dylan Dog.
Il soggettista sardo contrassegna gli episodi oggetto della nostra analisi attraverso la realizzazione di caratteri sufficientemente credibili, dotati di un certo fascino oltre che di spessore narrativo.
Come Makua (Tex, n. 621, n. 622), giovane meticcio maltrattato e scacciato dalla sua tribù, un personaggio oltre il bene e oltre il male, segnato dalla sorte. La disperazione interiore di Makua esplode in maniera irreversibile nel momento dell’uccisione del compagno e unico amico, con il quale aveva condiviso la sorte di paria della tribù dei Chiricahuas. Eppure proprio questo passaggio, che lo indirizzerà verso un percorso di violenze, è anche il momento in cui incontra la figura del suo salvatore, Aquila della Notte/Tex Willer. Makua riveste un ruolo tragico che interpreta collocandosi fra le antitesi bene-male, Tex-Edward Santos. Quest’ultimo è il cinico trafficante d’armi che gli ha insegnato a usare il “piccolo fucile” (che è anche il soprannome indiano di Makua), ovvero la pistola, unico ricordo del padre. Sarà proprio Edward Santos, alfine, ad attrarre il giovane mezzosangue nella sua orbita malefica, trasformandolo in un pistolero fra i più rapidi (e spietati), forse in grado di poter sconfiggere in duello anche l’alternativa salvifica mancata, la rappresentazione del bene, il salvatore Tex Willer. Duello che, fatalmente, si svolgerà nelle ultime pagine dell’albo, in una notturna atmosfera da incubo, enfatizzata dal fumo e dalle fiamme delle esplosioni provocate dai due pard, Tex e Carson. Tex riuscirà nella triplice impresa di vincere il duello, evitare di uccidere il ragazzo e anche di neutralizzare il suo futuro di pistolero, ferendolo alla mano e menomandolo irreversibilmente.
La firma sull’episodio la mette la vignetta conclusiva di Alfonso Font, il disegnatore che ci aveva, sinora, accompagnati con discrezione, il quale ci regala un preziosissimo cammeo di tenebrosa apocalisse, allo stesso tempo spaventoso e catartico. Uno scenario di distruzione che travalica l’ambientazione western e potrebbe stare in qualsiasi cronaca fumettistica, a rappresentazione di un “racconto di un futuro imperfetto”.
Alfonso Font è, infatti, quel talentuoso disegnatore catalano autore, negli anni Ottanta, di Racconti del futuro imperfetto e di Clarke & Kubrick Spazialisti ltd, fumetti di fantascienza indimenticabili per la spiccata ironia e la velata satira sociale, oltre che per il dettaglio del disegno e la bellezza delle pin-up che facevano capolino.
Disegnatore di Tex sin dal 19981, Font, negli albi sinora disegnati, si è dedicato a una rappresentazione fedele dei personaggi e delle scene “texiane”, concedendo ai suoi ammiratori qualche più personale divagazione stilistica nelle scene d’assieme, come avviene, appunto, nella scena conclusiva dell’episodio.
Oppure quando tratteggia seducenti figure femminili, cariche di erotica provocazione, come quelle che possiamo apprezzare fra le ragazze del saloon dove Makua mette fine all’esistenza di Juan Roca (Tex n. 622, p. 51 e ss.).
Analoga qualità artistica esprime anche il disegnatore del secondo Color Tex, quell’Ugolino Cossu che, prima di diventare prolifico disegnatore di Dylan Dog, si era presentato, sulle pagine della rivista “Comic Art”, come una convincente matita del nuovo fumetto italiano.
“LoSpazioBianco”, seppure abbia espresso, in genere, perplessità sulla colorazione degli albi Bonelli, ha voluto evidenziare, nel caso del Texone di Magnus (Collezione storica a colori: Tex, La valle del terrore), come l’opera dell’illustre disegnatore abbia acquisito dalla colorazione un imprevisto beneficio qualitativo, che ha regalato una ulteriore lettura visiva, alternativa alla purezza dell’originario bianco e nero2. Il “miracolo” era dovuto al fatto che il colore era stato in grado di esaltare la linea chiara, dotata di precisa eleganza, di cui l’artista bolognese si era servito per miniare il suo lavoro. Lo stesso fenomeno si ripresenta in questo lavoro di Ugolino Cossu, autore dotato di una elegante ligne claire. Anche in questo caso, il colore, lungi dall’essere fonte di disturbo, diventa un importante elemento di completamento e di approfondimento del linguaggio grafico dell’autore.
La colorazione è peraltro utilizzata con discrezione e attenzione, forse anche eccessiva. L’intensità è quasi costantemente virata sul pastello, le campiture evitano mescolanze e sovrapposizioni di colori con il risultato di effetti piatti e chiaramente delineati che vanno a vantaggio della pulizia e a scapito della drammaticità che il colore potrebbe regalare. Tutto questo, lo ribadiamo, risulta sostanzialmente funzionale a un tratto nitido ed elegante quale quello di Cossu.
Ruju, nell’episodio I banditi delle nebbie, formula una storia ben equilibrata, che trova il suo senso forte nelle figure di contorno, personalità tratteggiate a sbalzi di grande evidenza.
In Uncle Bear e nel resto della famiglia di pirati del lago Okanagan si concentra il male, possente, evidenziato anche dalla mole fisica dei protagonisti, senza troppe sfaccettature. Il bene, incontaminato nella sua nobile semplicità, si incentra nel gruppo indiano dei Salish:la squaw indiana Imala, il capo Koksilah, il vecchio stregone e gli altri comprimari. A metà dei due schieramenti sta il personaggio principale di questo episodio, l’uomo per cui Tex e Carson sono giunti in territorio canadese: il contrabbandiere Samuel Chance. Che l’uomo sia un malfattore che non meriti comprensione lo dichiara esplicitamente Pat Mac Ryan.
Afferma, infatti, l’irlandese a pag. 10 dell’albo:
“Sono anni che se ne va impunemente su e giù per la frontiera vendendo whisky e intrugli di ogni genere alle tribù della zona e facendo chissà quali altri traffici”.
La malvagità dell’uomo è dunque fuori discussione. Eppure Samuel suscita, da subito, una certa simpatia. Sarà lo sguardo sornione enfatizzato da distinti mustacchi biondi, sarà la prima disastrosa fuga cui si dà il nostro. Come che sia, Ruju riesce nell’effetto di offrire una patina di amabilità al farabutto. E se anche nel corso delle vicende Samuel non farà che ribadire la propria meschinità e cialtronaggine, tuttavia il lettore avverte che dentro deve pur possedere un anelito di nobiltà che lo può in fondo riscattare. Come ci confermerà la fatale conclusione, dove Ruju, purtroppo, decide di sacrificare un personaggio fortemente caratterizzato, che poteva tornare alla ribalta in altre occasioni.
Due episodi, dunque, in cui la figura di Tex, pur non perdendo le proprie prerogative di protagonista assoluto, è esaltata dalle figure umane che lo circondano, dettagliate sin nei particolari, che offrono un interessante fondale umano con cui interagisce con successo il ranger.
In finale una nota: la qualità dei soggettisti (Ruju, Boselli) e dei disegnatori (Leomacs, Seijas, Font, Cossu) impiegati nelle ultime avventure del ranger fa ritenere che il nuovo corso della Sergio Bonelli Editore, lungi dal gongolare sui successi raggiunti dal personaggio di Gian Luigi Bonelli, ritenga Tex l’ammiraglia indiscussa della casa editrice, su cui puntare per portare, sullo slancio, al successo anche le altre produzioni.
Abbiamo parlato di:
Tex, n. 621, n. 622, Mezzosangue, La rivincita di Nakua
Pasquale Ruju, Alfonso Font
Sergio Bonelli Editore, luglio, agosto, 2012
114 pagine, brossurati, bianco e nero – € 2,90
Color Tex, n. 2, I banditi delle nebbie
Pasquale Ruju, Ugolino Cossu
Sergio Bonelli Editore, agosto, 2012
160 pagine, brossurato, bianco e nero, – € 5,50
juan velasco
17 Settembre 2012 a 18:54
Segnalo un piccolo errore… Pat Mc Ryan in realtà non è presente nella storia del Color… L’amico che pronuncia quelle parole è il meticcio franco-canadese Gros-Jean…
Antonio Tripodi
18 Settembre 2012 a 10:34
Evidentemente simpatia e nostalgia nei confronti dell’irlandese mi ha indotto a un grave lapsus di cui mi scuso con i lettori. Grazie per la segnalazione!