“This is dedicated to all the brilliant and beautiful people in this country who voted to remain”
Saul Davies, chitarrista dei James, introducendo Tomorrow al Festival di Glastonbury, 24/06/2016, il giorno dopo il voto sulla Brexit.
Once & Future è una serie in 30 numeri, creata da Kieron Gillen (testi) e Dan Mora (disegni), coadiuvati nella realizzazione da Tamra Bonvillain (colori) ed Ed Dukeshire (lettering), pubblicata da BOOM! Studios fra l’agosto 2019 e l’ottobre 2022. Nata originariamente come miniserie, l’opera è stata ampliata dopo i primi numeri e Gillen stesso dichiara possibile un futuro ritorno all’ambientazione e ai personaggi della vicenda. In Italia i cinque volumi che raccolgono gli albi sono pubblicati da Edizioni BD per la traduzione di Federico Salvan.
L’opera
Uno scavo archeologico in Cornovaglia riporta alla luce un antico fodero di spada e un gruppo neonazista britannico, che lo ritiene appartenuto a Re Artù, se ne impossessa. Da qui inizia una sarabanda di eventi che vede protagonisti da una parte una vecchietta residente in una casa per anziani, i suoi familiari e gli altri ospiti della casa; dall’altra, una serie di figure di vari miti che iniziano a comparire nel nostro mondo, passando attraverso la barriera porosa che lo divide dall’Otherworld, l’Altromondo della tradizione celtica. D’altra parte, anche gli abitanti della realtà ordinaria possono entrare in questa dimensione, sfruttando due condizioni: la conoscenza dell’Otherworld e la costruzione della propria esistenza seguendo il modello di un personaggio del mito. Questa imitazione, tuttavia, funge anche da catalizzatore per le altre figure che popolano il mito di riferimento, facilitandone il passaggio verso il nostro mondo.
La prima parte del racconto è animata proprio da questo meccanismo di attrazione e l’azione è guidata da un gioco di specchi fra i protagonisti e i loro corrispondenti mitici. La generica conoscenza dell’Otherworld, invece, innesca la seconda parte, allorché il Primo Ministro britannico (qui il riferimento a Boris Johnson e al suo populismo è evidente) decide di divulgare l’esistenza della dimensione mitica alla nazione tutta, in un discorso ufficiale a media unificati. Risultato: la Gran Bretagna è risucchiata nell’Otherworld (con puntuale domanda sul destino dell’Irlanda del Nord). Se, nel primo capitolo, il problema del terzetto di eroi protagonisti (Bridgette McGuire, antica cacciatrice di mostri mitici, il nipote Duncan e la di lui collega universitaria Rose) era stato ricacciare un redivivo Artù, ora diventa riportare il Regno Unito nella realtà ordinaria.
Già questa sinossi consente di apprezzare come Once & Future si nutra dei luoghi tipici della narrativa gilleniana – fra i quali rientra anche la complicazione dell’intreccio – ai quali si aggiungono elementi di satira politica, che sostituiscono snodi puntuali ma fondamentali; tutto questo è infine proposto in un registro a comico, che dà all’opera una caratterizzazione netta all’interno della produzione dell’autore inglese (Fig. 1). Il risultato è un racconto condotto ad altissima velocità e costellato di azione e colpi di scena, che cresce mantenendo solidità perché i vari rivolgimenti non sono mai estemporanei bensì preparati sviluppando gli elementi narrativi in maniera coerente. A collante delle vicende, i dialoghi spiegano i passaggi da punto a punto: sono spiegazioni allusive, che chiariscono le relazioni causa effetto fra ciò che vediamo accadere, ma che non diradano mai il mistero sulla struttura profonda dello scenario, così da consentire al lettore di rimanere a bordo della narrazione e di partecipare ad essa, colmando i vuoti delle allusioni.
In tutta questa solidità, tuttavia, c’è uno snodo fragile evidente: i primi cinque numeri costituiscono un racconto compiuto, al quale viene agganciato un finale dopo i titoli di chiusura che riapre la narrazione. Detto altrimenti, il primo arco (Il Re è non morto), sviluppa e porta a compimento il tema iniziale, ovvero le conseguenze paradossali del richiamo a un passato di purezza razziale e culturale, e ciò che segue è certo coerente con le linee portanti del racconto ma non necessario. Ecco, quindi, che il secondo arco, Inglese Antico, mette in scena reiterazioni dello schema già visto e, dopo la leggenda arturiana, si utilizza quella di Beowulf (avremo in seguito la commistione con la classicità, mediata dal personaggio del Gorgone). In questa fase il racconto diventa fine a sé stesso, nel senso che ha come scopo semplicemente il proprio prolungamento – seguendo un avvitamento di cui peraltro aveva sofferto anche The Wicked + The Divine [link]. Finalmente, nel terzo volume (La profezia delle Cornacchie, traduzione di The Parliament of Magpies che perde il riferimento alla tradizione folclorica e a Sandman #40, The Parliament of Rooks), il racconto esce da questa stagnazione, grazie all’allargamento del cast e all’esplorazione dei personaggi, delle loro motivazioni e delle relazioni fra loro. Infine, nel successivo (Anarchia nel Regno, episodio 21), vengono portati in scena elementi che – col senno di poi – sono riconducibili allo scioglimento, la cui meccanica viene spiegata all’inizio dell’episodio 26.
A marcare questa suddivisione, è la cura dei personaggi: mentre nella prima saga sono abbozzati quel tanto che basta a renderli ingranaggi funzionali allo svolgimento dell’intreccio, ora si scava nel loro passato e si dà voce ai loro pensieri, alle loro visioni. E protagonisti di questo trattamento non sono gli eroi positivi della vicenda, ma i loro antagonisti: la figlia di Bridgette, nella sua triplice versione Mary/Nimue/Elaine, e il Merlino mentore del richiamato Artù, che tentano di piegare ai propri fini la forza dei miti arturiani. Dalle pagine emergono immagini del loro passato e riflessioni sul proprio agire, che li trasformano da figurine di villain monodimensionali a personaggi dolenti, prigionieri consapevoli di una storia che speravano di poter utilizzare e raccontare secondo i propri disegni. Uno stesso processo di focalizzazione riguarda l’intreccio: smette di chiamare in scena figure mitologiche per sempre nuovi scontri e sviluppa invece l’idea delle diverse versioni coesistenti di uno stesso mito – che in The Wicked + The Divine fu solo accennato. Da una parte, questo approccio amplifica la satira nei confronti dei richiami demagogici a un passato univoco e aureo, dall’altra offre personaggi che si trovano a lottare contro la storia alla quale le loro azioni fanno riferimento. In coerenza, lo scioglimento segue il principio – già enunciato ad esempio in The Wicked + The Divine e in Thunderbolt – del diritto/dovere di ciascuno di costruire il proprio cammino, confrontandosi con gli schemi ereditati dal passato.
Dal punto di vista della messa in scena, l’elemento cardine è l’interpretazione dei personaggi, siano protagonisti, seconde linee o comparse, che caratterizza ogni momento: ciascuno esprime stupore, meraviglia, sconcerto, tristezza, malinconia, rimpianto o qualsivoglia altra emozione o stato d’animo sia appropriato alla scena. Se quello comico è il registro dominante che tampona ogni potenziale sentimentalismo, questa capacità espressiva, mediata dal tratto di Mora, rende possibile le variazioni di tono che caratterizzano i vari momenti. Ogni scena è infatti caratterizzata non solo dal che cosa avviene in essa, ma anche dalle emozioni dei personaggi e questo fa sì che non ci siano mai sequenze di semplice raccordo, poiché ognuna mostra sfumature su eventi e personaggi, offre cioè informazioni significative.
A far da contraltare, alcune scene di potenziale spettacolarità soffrono di scarsa definizione (si veda la raffigurazione dei draghi) o utilizzano uno stile grottesco che smorza l’intensità del momento (Fig. 2), mentre alcuni momenti di azione patiscono errori di gestione dello spazio (si veda il confronto fra Mary e Jack all’inizio dell’episodio 25, nella quale Mary esegue una presa impossibile, data la sua distanza da Jack) o una resa non chiara (si veda lo scontro fra Rose e il Cavaliere Verde nell’episodio 14). Questa differenza di efficacia è coerente con l’uso delle inquadrature, misurabile con l’elevato rapporto fra il numero piani e dettagli, organizzati in tavole divise in vignette e dominate dai personaggi e dai loro dialoghi, e quelle dei campi lunghi [?]e delle splash page, usate con grande parsimonia. Questa impostazione genera anche quell’alta velocità che abbiamo citato all’inizio: il tempo scorre veloce, attraverso le vignette che compongono le tavole, e raramente si ferma in immagini dal valore prettamente illustrativo. Ad aumentare la tensione e la frenesia della narrazione, infine, la frequente alternanza di immagini da linee narrative diverse nella stessa tavola, in una costruzione contrappuntistica visuale nella quale gli eventi delle due linee si richiamano reciprocamente, con sfumature a volte ironiche. Infine, ad amalgamare ed amplificare le atmosfere, la colorazione espressionista di Bonvillain, che, nella scelta di dominanti scure funziona anche da moderatore del tono comico.
Esperienza di lettura
“You can’t catch love with a net or a gun:
(James, Tomorrow, 1997)
gotta keep faith that your path will change,
gotta keep faith that your luck will change
tomorrow”
Alla fine, Once & Future è un racconto che, più che emozionare, intriga: come in una catena di rompicapo, in ogni episodio abbiamo situazioni che appaiono irrisolvibili o incomprensibili e che poi vengono chiarite o sciolte con parole, stratagemmi, azioni sempre concise, per cedere infine il passo alla successiva. D’altra parte, nonostante le tematiche, i riferimenti, l’abbondanza di azione e la velocità, è un racconto basato sull’accumulo di “piccole cose”, più che sull’epica e questo grazie al fatto che ogni personaggio – qui ribadiamo la capacità di Mora di renderli vivi, mai semplici oggetti di scena – è reso con una nota sua propria, che ce ne offre la specificità anche quando resta in seconda fila (Fig. 3).
Uno degli elementi preziosi di Once & Future è proprio osservare – al solito, nella seconda parte -l’emergere dei personaggi dal tessuto del racconto e rendersi conto che ciascuno di essi offre una sfumatura alla scena, lascia una traccia e, soprattutto, trasmette la sensazione di esistere anche fuori scena, poiché, se lo ritroviamo, lo scopriamo cambiato in qualcosa o forzato a rivelare una parte di sé inedita. Se il personaggio di Lancelot mostra una sua evoluzione profonda, quelli di Jack e Bev (rispettivamente inserviente e ospite della casa di riposo in cui si trovava Bridgette) agiscono con una loro personalità precisa, ancorché accennata (prudente e affidabile il primo, acuta e decisa la seconda). E questa prevalenza di ciò che è piccolo rispetto a ciò che è grande la apprezziamo anche nella resa delle creature: abbiamo draghi, mostri, eroi e cavalieri, ma le creature più inquietanti sono le piccole faeries, sorta di libellule con fauci nell’addome, intelligenti, sociali e feroci, pronte a divorare chiunque si avventuri senza il loro permesso nelle foreste.
D’altra parte, il momento di minima resa spettacolare e di minimo impatto è la trasformazione di Rose (episodio 29), che è la manifestazione più spettacolare del principio secondo il quale noi creiamo il nostro percorso e il nostro futuro e che in generale nessuno stereotipo imprigiona la forza del cambiamento. Abbiamo un’ottima preparazione, ma la tavola che mostra Rose è senza forza, colpa di una caratterizzazione che resta al livello di stereotipo supereroico, che non regge il confronto con la bellezza ed espressività della protagonista nella sua versione ordinaria. Infine, è interessante notare l’effetto della tensione che si instaura fra gli elementi comici e la dominante scura delle tonalità cromatiche: ne emerge una sorta di equilibrio dinamico che impedisce al racconto di andare alla deriva tanto verso la parodia quanto verso una cupa seriosità. Il risultato è una speciale leggerezza, che finisce per essere ciò che resta dopo ogni lettura e che è manifestazione dello spirito positivo che anima il racconto.
Once & Future parte con una dichiarazione di intenti netta e si sviluppa in un intreccio complicato. Il personaggio di Bridgette McGuire, più che da protagonista, funge da guida attraverso i nodi e i misteri che fanno da tappe e sfondo al racconto. Se lo scenario profondo rimane oggetto di allusioni, ogni passaggio narrativo e ogni comparsa di figure del mito e del folclore sono accompagnati dai commenti di Bridgette, che quindi offre una voce narrante presente in scena e di fatto onnisciente. Senza questo aiuto, il racconto si ridurrebbe a una sequenza di azioni pressoché incomprensibile, perché tutto ciò che accade segue le meccaniche delle relazioni fra mondo ordinario e Otherworld, che per il lettore sono totalmente ignote. A complicare questo aspetto, il fatto sottolineato sopra che questa dimensione è costituita da tutte le versioni dei miti, per cui entrano in gioco anche le dinamiche fra queste – la compresenza di tre Artù porta in scena la guerra tra le leggende di riferimento e indica implicitamente la natura puntuale del mito e la sua tecnicizzazione funzionale alla propaganda.
A evitare l’effetto didascalia è il fatto che questo profluvio verbale è costituito di frasi secche, battute allusive e inframezzate da scambi ironici, umoristici se non comici. D’altra parte, tutta la narrazione sfrutta l’equilibrio fra diversi registri: comico, epico, commedia, dramma familiare e psicologico; i cambi di scena sfruttano ugualmente cambi e continuità di registro, per marcare discontinuità – quindi anche il ritmo della narrazione – o stabilire risonanze fra le situazioni – e qui il parallelismo stimola suggestioni riguardo ai personaggi, alle loro motivazioni, emozioni, finalità e sofferenze.
Sintesi
Once & Future è costruito con tutti gli ingredienti tipici dei racconti di Gillen, compreso il gusto per l’intreccio complicato, se non cervellotico; parte come un divertissement satirico, ma poi – superata la fase di reiterazione di combattimenti contro nuovi villain del secondo arco – cresce e inizia ad accumulare strati di suggestioni. I personaggi si muovono in maniera coerente e il racconto funziona come un perfetto incastro di rompicapo del quale i personaggi individuano, costruiscono e sistemano i pezzi. Quello che ne vien fuori è un esempio chiaro di narrazione emergente, che cioè sembra nascere dalla pagina, tavola dopo tavola, immagine dopo immagine, e non derivare da una pianificazione a monte. Che questo sia un’illusione lo mostra il fatto che, come detto, lo scioglimento della vicenda inizi a due terzi di essa, ma l’effetto resta ed è una delle caratteristiche che trascina la lettura. Per questa tipicità gilleniana, unita a una leggerezza che è invece particolare, Once & Future è anche un’ottima occasione per avvicinarsi all’opera dell’autore britannico.
Abbiamo parlato di:
Once & Future voll. 1-5
Kieron Gillen, Dan Mora, Tamra Bonvillain, Ed Dukeshire
Traduzione di Federico Salvan
Edizioni BD, 2022
160 pagine, brossurato, colore – 15,00€ cad.
ISBN: 9788834902400, 978834915486, 9788834904725, 9788834910276, 9788834919736