Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista, il nuovo fumetto scritto e disegnato da Davide La Rosa, trasporta il lettore all’interno delle peripezie vissute da Sandro Pertini, Pietro Nenni e Giuseppe Saragat per fermare la loro nemesi per eccellenza: Benito Mussolini.
La Rosa gioca con la pop culture fin dall’inizio, parodiando la famosissima piattaforma di streaming Netflix (per l’occasione storpiata nella sua versione russa Nietflix) e usandola come vero e proprio trait d’union per i vari capitoli dell’opera, dato che l’intero albo, giocando con la metanarrazione, è impostato seguendo le orme delle più celebri serie tv, divise a episodi.
L’autore è stato molto abile nell’approcciarsi a vari tipi di comicità senza scadere mai nel volgare, spaziando con disinvoltura tra momenti ironici, satirici e nonsense senza soluzione di continuità.
Seppur in qualche episodio sia presente una forma di retorica un po’ troppo marcata, atta a ricercare il consenso del pubblico in un modo a tratti semplicistico, La Rosa ha saputo giostrare molto bene gli elementi in campo, usando il tema della lotta al fascismo come una vera e propria colonna portante del suo fumetto, cercando il più possibile di sensibilizzare un’ampia fascia di pubblico su un tema oggi più che mai tremendamente attuale.
L’opera può essere infatti interpretata come un campanello d’allarme che richiama l’attenzione sul modo – a tratti subdolo – con cui agiscono determinate ideologie, spesso in grado di insinuarsi all’interno del nostro vivere quotidiano evitando di passare dalla porta principale per fare meno rumore.
La scelta di puntare sullo svisceramento di ideali alti e nobili ha però portato a un depotenziamento dei vari personaggi presenti, poiché per tutta l’opera assumono in realtà un ruolo di semplici figuranti non molto incisivi ai fini narrativi.
Seppur un maggiore approfondimento del contesto storico avrebbe sicuramente reso più pesante l’opera a livello di semplice fruizione, forse alcune note per contestualizzare maggiormente tutti i protagonisti in campo avrebbero aiutato (soprattutto i più giovani) a farsi un’idea più concreta dei personaggi principali.
Pertini, Nenni e Saragat, così come lo stesso Mussolini, in realtà non sono nient’altro che dei semplici stickman senza alcun tipo di personalità, che assumono la funzione di veri e propri totem ideologici in cui non esiste alcun tipo di sfumatura caratteriale.
L’autore è stato comunque molto abile nel presentare al lettore un grande numero di situazioni differenti senza mai perdere il focus del racconto; la figura di Mussolini (o meglio ciò che lui in realtà rappresenta) viene così resa ridicola attraverso piccoli colpi di classe a volte brutali – come i rimandi alla sua morte – a volte irriverenti, capaci comunque nella maggior parte dei casi di strappare un sincero sorriso con la forza della semplicità.
La Rosa è anche riuscito a fare una sagace autocritica del proprio lavoro, grazie alle numerose sequenze in cui gli stessi protagonisti del racconto fanno vari appunti su quello che sta succedendo, magari puntualizzando sull’eccessiva lunghezza di alcuni dialoghi o su altri aspetti simili, particolare capace di rimarcare la grande consapevolezza dell’autore sulle possibili criticità del suo fumetto.
A suscitare qualche perplessità è l’elevato numero di riferimenti alla pop culture, che seppur in alcuni momenti risultino ben implementati (come nel caso della comparsa del collettivo Wu Ming sotto forma di Power Rangers), in molti altri appaiono eccessivamente fuori contesto e inseriti quasi esclusivamente per far leva sull’effetto nostalgia.
A livello tematico l’albo riesce a far riflettere in maniera efficace sul pericolo relativo alla riabilitazione delle ideologie fasciste all’interno della nostra società, sfruttando l’impianto comico/satirico per veicolare un messaggio in realtà serissimo e spesso davvero troppo sottovalutato sia dai principali mass media che dalla nostra stessa società civile.
Da un punto di vista tecnico, La Rosa non nasconde ovviamente i suoi limiti come disegnatore ma li innalza a punto di forza, facendo del minimalismo la sua bandiera, in maniera analoga a quanto avvenuto con il progetto Fumetti Disegnati Male; a fronte di disegni grezzi e minimali, risultano molto spassose le foto reali di noti personaggi storici presenti all’interno di alcune vignette, capaci di donare alle tavole un tono ancora più surreale (e in alcuni casi straniante) di quanto già non appaiano normalmente, proprio per il cortocircuito stilistico dato dai disegni appena abbozzati uniti a immagini estremamente dettagliate e realistiche.
Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista è quindi un fumetto ricco di spunti interessanti, capace di sintetizzare in maniera ottimale lo stile scanzonato e leggero tipico di molti webcomics, amalgamandolo con una profondità nel trattamento dei contenuti spesso riscontrabile in fumetti maggiormente impegnati.
Seppur lontano dalla ferocia di molte riviste tipiche dei movimenti controculturali del ’77 (come ad esempio Cannibale, Il Male e Re Nudo) a cui per certi versi questo fumetto si ispira grazie al forte connubio tra satira e attualità, l’albo potrebbe tranquillamente diventare un ottimo modo per spiegare nel modo più rapido e semplice possibile ai più giovani (e non) quanto il fascismo non sia un ideale morto e sepolto ma, anzi, una terribile minaccia ancora adesso attualissima che tutti quanti dovremmo cercare di combattere in ogni modo possibile. Anche attraverso una semplice risata.
Abbiamo parlato di:
Il libretto rosso del trio occhialuto antifascista
Davide La Rosa
Fumetti di Cane, settembre 2019
144 pagine, brossurato, colori – 14,00 €
ISBN: 9788831298018