Bentornati a Rebibbialand, o a Zerocalcareworld se preferite. Dopo il successo travolgente e per certi versi perfino estremo nella sua dimensione mainstream di Strappare lungo i bordi, Michele Rech – alias Zerocalcare – torna a trasporre il suo universo fumettistico in serie animata.
Gli impallinati dell’universo serial, forse, vorranno che si risponda subito alla domanda fatidica:
È una seconda stagione o una miniserie autonoma?
La risposta è meno scontata di quanto si possa pensare e ci dice già qualcosa sull’operazione importante che Zerocalcare compie con questa sua seconda fatica animata.
Questo mondo non mi renderà cattivo non è un sequel in senso stretto, perché racconta una storia indipendente anche se vi ritroviamo – oltre alla periferia romana di Rebibbia, scenario imprescindibile di tutte le storie e della vita dell’autore – alcuni dei personaggi che abbiamo imparato ad amare in Strappare lungo i bordi, dalla coscienza Armadillo al fedele “Sancho” Secco, dalla fondamentale Sara all’adorabile mamma “Cocca”.
Mica sei l’Uomo Ragno
D’altronde chi conosce lo Zerocalcare fumettista sa che questi personaggi, questo mondo, sono una dimensione costitutiva del suo modo di raccontare. Pensiamo soltanto alla coscienza Armadillo, tanto mirabilmente traslata nella versione tv da Valerio Mastrandrea – tanto che ormai anche quando si leggono i dialoghi a fumetti si fatica a non immaginarli senza la voce dell’attore romano.
In fondo vale per tutto. Rebibbia sta a Zerocalcare come Paperopoli a Paperino, esattamente come Secco sta a Zero e come Groucho a Dylan Dog. Ed è il cortocircuito espressivo, “felliniano”, prodotto dall’autore: aver talmente intrecciato i luoghi e i personaggi della vita di “Michele” con quella finzionale di “Zero”, da rendere i piani quasi indistinguibili.
Lo esemplifica l’amico Cesare in un dialogo con il protagonista:
Mi’ madre dice che hai fatto i sordi coi fumetti. Ma che je racconti a questi: a’ vita tua? Ma che cazzo je frega? Mica sei l’Uomo Ragno.
A Cesare quel che è di Cesare
Il Cesare appena citato è uno dei personaggi introdotti in questa seconda storia e che ne identifica lo scarto rispetto alla vicenda di Strappare lungo i bordi. Tanto quella storia si legava a una dimensione intima, relazionale, d’amicizia e amore del protagonista, quanto la nuova serie – pur partendo sempre dal vissuto di Zero e dei suoi amici – mette in scena una dimensione più corale, collettiva, di comunità.
Si racconta la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo crescendo e, forse ancor più, di trovare un mondo in cui riconoscersi davvero una volta cresciuti.
Per questo non solo Questo mondo non mi renderà cattivo non è un sequel, ma non ricalca nemmeno pedissequamente gli stilemi della serie precedente. Certo, se amate la babilonica farcitura pop moderna di citazioni e parodie (cinema, fumetto, musica, tv, etc.), con cui Zerocalcare imbastisce le sue storie, non rimarrete delusi dalla nuova serie. Però è altrettanto chiaro il tentativo di provare a dire qualcosa di diverso, anche a rischio di spiazzare il pubblico televisivo appena conquistato.
Fino a quando sarò in mezzo ai guai
Sul piano espressivo ed estetico Zerocalcare si affida all’ottima regia tecnica di Giorgio Scorza e Davide Rosio (Movimenti Production), sperimentando soluzioni di animazione anche diverse, dalla pixel art alla slow motion, che arricchiscono lo stile della serie.
Sul piano poetico, chiamiamolo così, c’è la scelta dell’autore – consapevole e scomoda – di raccontarsi ancora di più attraverso i dubbi, le debolezze, le contraddizioni dell’alter ego messo in scena. L’assunto di base lo si ritrova nei versi del brano del cantautore romano Path, da cui la serie animata prende in prestito il titolo:
Fino a quando sarò in mezzo ai guai
Io saprò che sono vivo
Questo mondo non mi renderà cattivo
Zeromania
Il rischio più grosso che Zerocalcare si prende con questa serie è proprio quello di mettersi con coraggio in discussione, a partire da una riflessione sul successo clamoroso scaturito da Strappare lungo i bordi.
Non è un caso che nel corso delle puntate si aprano ogni tanto delle meta-scene in cui Zerocalcare, in compagnia dell’immancabile Armadillo, commenta le stesse scelte di racconto e linguaggio fatte. Ad esempio, c’è una esilarante sequenza in cui l’autore riprende la sgangherata polemica messa su ad arte da improbabili maître à penser meneghini sulla sua parlata romana, a seguito della 1° serie.
In prima battuta si tratta di inside joke ma – al tempo stesso – c’è anche la volontà di riflettere sul proprio successo e sul proprio ruolo, ora che da fenomeno di culto “solo” fumettistico si è trasformato in icona pop mediale a tutto tondo. Peraltro un percorso che era iniziato ancora prima della TV, con la candidatura allo Strega letterario, con le copertine del “L’Espresso”, etc. etc.
Sappiamo che Zerocalcare non ama che gli vengano attribuiti – anzi come direbbe lui “accollati” – oneri e onori di questa portata. D’altro canto, proprio una delle storyline della nuova serie, verte proprio – in maniera ironica – sulla domanda: si può convivere con il successo, senza tradire i propri ideali?
La forza di storyteller di Zerocalcare sta nel riuscire a farci empatizzare con questo dilemma che sembrerebbe solo suo, trasponendolo a “specchio” sulle storie degli altri personaggi, umanissimi, diventando una domanda collettiva di fondo che quasi tutti, prima o poi nella vita, finiamo per farci. Quanto sei disposto a sacrificare delle cose in cui credi per affermarti nel lavoro e nella vita?
È grazie a questa capacità di connettere il proprio vissuto personale a quello collettivo che Zerocalcare è quel che è oggi. Così tornando alla frase del suo amico Cesare (“Mica sei l’Uomo Ragno”) non si può che controbattere. Sì, caro Cesare, la forza dell’autore Zerocalcare è di essersi reso (prima in versione fumettistica ed oggi anche in avatar animato) l’Uomo Ragno o almeno il Peter Parker “de noartri”, il nostro affezionato “autore di fumetti di quartiere”, capace di restituirci con le sue storie i tormenti, i desideri e i sogni di (almeno) una generazione.
Abbiamo parlato di
Questo mondo non mi renderà cattivo
Serie in 6 episodi trasmessa su Netflix dal 9 giugno 2023
Scritta e diretta da Zerocalcare
Prodotta da Movimenti Production, in collaborazione con BAO Publishing