“Le persone passano intere giornate davanti a uno schermo, convinte che agli altri interessino i dettagli della propria colazione, i selfie in spiaggia con le ginocchia davanti e il panorama sullo sfondo. Tutti vogliono apparire speciali agli occhi degli altri… sentirsi piccole divinità… al di là delle vite squallide, degli stipendi da fame, dei monolocali fatiscenti… Poveri idioti.”
Questo è un breve estratto dal prologo di Yari Kiran, il primo dei tre numeri della miniserie Nathan Never Deep Space, scritto da Mirko Perniola e disegnato da Silvia Corbetta. Il pensiero appartiene al personaggio che dà il nome all’albo (Yari Kiran appunto) e mette subito in chiaro come questa fantascientifica trilogia estiva sia strutturata intorno alla sua figura.
Yari, più che un antagonista, un cattivo o una spalla è un vero e proprio co-protagonista, impegnato in una storia ambientata cinque anni dopo quella Guerra dei Mondi che tenne banco sulla testata dell’Agente Alfa fra il 2011 e il 2012. I riferimenti alla citata collocazione temporale sono comunque lasciati in secondo piano, rendendo la lettura agevole anche a chi non fosse un esperto di storia neveriana.
Rispetto alla serie regolare quindi, nella quale Nathan è per il momento un ex agente speciale Alfa, in Deep Space l’eroe dai capelli bianchi ricopre il suo ruolo di sempre e deve scoprire tutto il possibile su Kiran, misteriosa figura che sembra non avere un passato. Nell’indagine è affiancato da quasi tutti i principali esponenti dell’agenzia: Elania che sovrintende, Sigmund che smanetta da remoto, Branco e Link in azione con lui fra pedinamenti, interrogatori, scontri a fuoco. Ma sulle tracce di Kiran c’è anche la Angel Marine di Angel Winnfield, finanziatore dell’Agenzia Alfa che ha un conto in sospeso con Elania.
Come anticipato è Yari Kiran, almeno in questo primo episodio, a tenere banco. Lo sceneggiatore Mirko Perniola ha costruito il personaggio con sapienza fin dalle prime pagine, con una serie di didascalie ispirate ed efficaci. A emergere è così una personalità profonda che incuriosisce per la schiettezza e per gli ideali espressi. Yari attua a più riprese una critica alla società della Città Est (facilmente associabile alla nostra) con gli occhi dello straniero, evidenziando la sua vacuità, gli eccessi, i paradossi ma anche pregi e comodità. Il punto di forza è che i pensieri e i discorsi di Yari spingono alla riflessione senza mai assumere il carattere didascalico di una paternale.
Agli aspetti più psicologici di Kiran si aggiungono una forza fisica e una tecnologia superiore. Elementi che, uniti alla scaltrezza e all’intelligenza, gli consentono di essere sempre un passo avanti rispetto agli inseguitori.
Riguardo la visualizzazione di Yari va sottolineato che gli studi del personaggio appartengono a Ivan Calcaterra (autore delle tre copertine della miniserie) il quale, con una lavorazione tipica del fumetto giapponese, si è occupato anche della tecnologia e dei mondi alieni presenti nella storia. Calcaterra ha infatti disegnato personalmente alcune sequenze del secondo e del terzo albo.
Meritano una menzione anche alcuni dei comprimari presenti in Yari Kiran, che quasi mai scadono in figure eccessivamente archetipiche e conferiscono anzi ritmo alla narrazione, senza lesinare su qualche tocco di gradito humor. Perniola, oltre a ideare un’indagine bene articolata con un rapporto equilibrato fra scene investigative e d’azione, sembra divertirsi nell’arricchire la trama con dettagli ed espedienti narrativi intriganti. Ne è un esempio il signor Voth, che incontra Nathan in realtà virtuale assumendo però le sembianze di un’anziana ed elegante signora.
I disegni di Silvia Corbetta sono in perfetta sintonia con la sceneggiatura. L’interpretazione della disegnatrice, impegnata anche su Dylan Dog, è curata e coinvolgente. Ogni sequenza, ogni inquadratura è resa nei minimi dettagli: dai campi lunghi usati per le ambientazioni esterne – nei quali un’inchiostrazione minimale lascia risaltare il bianco nella prima parte dell’albo per poi cambiare registro verso atmosfere più cupe sul finale – ai campi medi per gli interni, a primi e primissimi piani di personaggi che risultano espressivi e dinamici sin dalle prime pagine. Sembra di assistere di persona, ad esempio, all’incontro fra Nathan e Voth, in un ambiente ricercato, arricchito a dismisura con dettagli e sfumature.
Se la simbiosi fra sceneggiatore e disegnatore rende la lettura di Yari Kiran godibile sotto tutti i punti di vista, è tuttavia lecito interrogarsi sullo scopo di Deep Space. Per farlo occorre ripensare alle precedenti miniserie firmate dai papà di Natan: Annozero (Bepi Vigna, 2016), Rinascita (Michele Medda, 2017) e Generazioni (2018, ideata da Antonio Serra e firmata da Giovanni Eccher e Adriano Barone). In particolare le prime due hanno ripercorso, approfondito e in certo modo riscritto il passato di Nathan, svelando segreti e aggiungendo profondità al personaggio. Generazioni, basato su ambientazioni ispirate a specifici generi letterari, ha evidenziando la versatilità dei personaggi contribuendo a risvegliare l’interesse verso la serie regolare. Resta invece ancora da capire l’effettiva collocazione di Deep Space nell’universo narrativo neveriano: inciderà sulla continuity principale? Si ricollegherà con storie future? Avrà effetto sulla personalità di Nathan?
In definitiva il primo numero di questa mini è un bell’esempio di hard sci–fi con qualche pennellata di ironia che ricorda vagamente la Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams. Quasi tutto l’albo risulta avvincente ed equilibrato con l’unica eccezione delle tavole conclusive. Nel finale infatti si tirano le somme un po’ frettolosamente (ma anche inevitabilmente) per chiarire ogni risvolto dell’indagine. E per agganciarsi a quello che accadrà ne Il pianeta vivente, secondo capitolo della miniserie.
Abbiamo parlato di:
Nathan Never Deep Space #1 – Yari Kiran
Mirko Perniola, Silvia Corbetta
Sergio Bonelli Editore, giugno 2020
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,90 €
ISSN: 977112365400500038
Mirko Perniola
13 Luglio 2020 a 13:22
Che dire?
Che il mio lavoro ricordi anche lontanamente la Guida Galattica è uno dei più bei complimenti che mi siano mai stati fatti!
Grazie.
Giovanni Dacò
15 Luglio 2020 a 12:24
Ciao Mirko, grazie per il tuo commento, continueremo con piacere a seguire il tuo lavoro su NN Deep Space!