Gianmarco Fumasoli nasce a Roma nel 1975 e viene formato, fumettisticamente parlando, dai prodotti della ACME e da Dylan Dog. Da sempre appassionato di scrittura e del mondo dei comics, frequenta la Scuola Romana dei fumetti nel 2007 e nel 2013 portando a termine primo e secondo anno di sceneggiatura. Nel 2010 collabora con la Palzoun Gamefirst per la realizzazione di un videogioco e nel 2013 pubblica un libro di poesie romanesche, “Roma secondo noi”. In quegli anni, inoltre, scrive recensioni e articoli vari per alcune riviste di fumetti e di cinema. I primi del 2015, con la collaborazione di Paolo Altibrandi, apre la casa editrice BUGS Comics che si fa notare per la pubblicazione di riviste a fumetti di genere. Scrive assieme a Massimiliano Filadoro, le strisce umoristiche dei MoFtri, sempre pubblicate dalla casa editrice romana. Attualmente è al lavoro su nuovi prodotti BUGS Comics rivestendo sia i panni di sceneggiatore che di direttore editoriale.
Intervista a Gianmarco Fumasoli
Buongiorno Gianmarco e grazie per avere accettato di partecipare questa intervista. Iniziamo. Ci puoi raccontare quale è stato il tuo percorso nel mondo del fumetto?
Buongiorno a tutti i lettori de Lo Spazio Bianco e grazie di quest’opportunità.
Diciamo che la passione per il fumetto mi ha sempre accompagnato, ma il punto di svolta avviene nell’ottobre del 1986 quando mia madre mi compra il primo numero di Dylan Dog, tramite il quale faccio un passaggio da quello che fino a quel momento era stato il mio mondo delle nuvole parlanti, Topolino e il Corriere dei piccoli, al fumetto più maturo. Per me, da quel momento, la strada è stata una sola. Avevo undici anni e non sapevo nemmeno bene cosa significasse, ma sapevo che avrei fatto fumetti. Facciamo un enorme salto fino al 2007, anno durante il quale frequentai il corso di sceneggiatura alla Scuola Romana dei fumetti, imparando finalmente come mettere nero su bianco tutto quello che avevo in testa e fu un anno fantastico perché imparai i tecnicismi propri del media ma, soprattutto, ad analizzare nel dettaglio una storia e a riconoscerne pregi e difetti. Avevo poco più di 30 anni ed ero comunque uno degli studenti più anziani, figurarsi quando, nel 2013 frequentai il secondo anno. Quel secondo anno servì soprattutto per entrare in contatto con la ESH. Gestita da Paolo Altibrandi e Paolo Di Orazio, la ESH stava rilanciando una rivista che, negli anni ’80, successivamente a Dylan Dog, aveva attirato le mie attenzioni: Splatter della ACME. Collaborai con loro alla rivista, la mia prima storia sarebbe dovuta uscire sul numero 7, ma al 6 si decise di interrompere gli inediti. Quello fu il momento in cui nacque nella mia testa quella che sarebbe diventata la BUGS.
Come sei arrivato dunque alla Bugs Comics e quali sono gli obiettivi che ti eri prefissato?
Dopo la chiusura della ESH decisi di chiedere alle persone che avevo conosciuto durante quell’anno di proseguire il lavoro assieme. Come me, molti autori più o meno esordienti erano rimasti fermi dall’interruzione degli inediti di Splatter e questo, unito all’entusiasmo che da subito è stato uno dei capisaldi della BUGS, ci permise di metterla in piedi. Paolo Altibrandi fu la prima persona a salire a bordo e a mettere anima e corpo nel progetto. Paolo ed io siamo due persone che affrontano questo lavoro da punti di vista differenti ma con un obiettivo comune e questo è servito tantissimo nel corso dei primi due anni e mezzo di attività della BUGS. Paolo è molto più riflessivo e ha i piedi ben piantati a terra ed io, al contrario, sono quello che vola di più, spesso troppo e riusciamo a bilanciarci alla perfezione. Gli obiettivi che mi sono prefissato sono tanti, alcuni raggiunti, altri più vicini, altri ancora che richiederanno tanto lavoro ma ci arriveremo. In primo luogo volevo realizzare uno spazio dove i giovani talenti del mondo del fumetto potessero esprimersi al meglio ma senza essere mandati allo sbaraglio. Oggi è “troppo” semplice mostrarsi al pubblico e il rischio, sia che tu lo faccia professionalmente o come passione, è di bruciarsi troppo in fretta. Da subito la BUGS si è strutturata per avere una meccanismo solido che permettesse a giovani promettenti di essere seguiti da editor preparati, per ogni aspetto del lavoro. Giancarlo Caracuzzo, ad esempio, da subito in forze alla BUGS, si occupa di supervisionare portfolio, assegna prove specifiche e supervisiona tutte le tavole dei ragazzi che pubblicano sulle nostre riviste. Un altro importante obiettivo era quello di tentare di far crescere la BUGS rispettando il mondo del fumetto e tutte le realtà che contribuiscono a tenerlo in piedi: dalla distribuzione, al punto vendita, agli autori e ai lettori. Vi assicuro che se si è trasparenti con tutti da subito e si rispettano pareri e situazioni, conoscendo o imparando a conoscere ciò di cui si parla senza puntare semplicemente il dito, è la cosa più semplice del mondo e si lavora tutti ai massimi livelli.
Da dove viene la scelta di partire con una rivista antologica e soprattutto quale è il motivo che vi ha spinto a raccogliere l’eredità di Mostri?
Partiamo dal presupposto che, a mio modesto avviso, è molto più difficile costruire una storia breve (parlando sempre di storie che funzionino ovviamente) che non una che abbia ampio respiro. Nel racconto breve devi contestualizzare e fare in modo che ogni aspetto di ciò che realizzi, RACCONTI qualcosa. Hai uno spazio limitato, spesso figlio di timoni in continua evoluzione (il timone, per chi non lo sapesse, è il documento dove vengono segnati i contenuti di ogni singola pagina del fumetto che vedrà la luce) e devi quindi gestire il tutto con la massima attenzione, chiaramente se vuoi fare una bella storia. Una rivista antologica ti dà anche la possibilità di dare spazio a più voci e questo, come ho accennato un paio di risposte prima, era uno dei miei obiettivi, nell’immediato, fornire loro una vetrina. È importante poi sottolineare, che non solo stiamo parlando di riviste antologiche, ma di riviste antologiche di genere. Mostri è il nostro horror come Alieni è la nostra fantascienza.
Perché Mostri? I motivi sono diversi. Intanto l’horror è un genere che ho sempre amato sopra gli altri, poi perché l’80% degli autori che hanno dato il via alla BUGS venivano da Splatter e, con l’horror, avevano già una certa dimestichezza. In ultima istanza, ho amato alla follia le pubblicazioni della ACME degli anni ’80; Mostri, Splatter e Torpedo sono bibbie del racconto breve e contengono storie attuali oggi come all’epoca, costruite come un orologio. Sono dell’idea che ogni autore che desideri imparare a scrivere racconti brevi a fumetti, debba aver letto quelle riviste che rappresentano alla perfezione la mia idea di quel genere di fumetto.
Con Alieni, vostro secondo progetto, avete riproposto la stessa struttura di Mostri. Non è un rischio puntare fondamentalmente allo stesso bacino di lettori?
Questa è una domanda molto interessante e mi permette di spiegare uno dei concetti fondamentali alla base della BUGS. A mio avviso, tutte le case editrici che hanno un percorso tracciato in mente molto chiaro, sanno cosa vogliono raccontare e lo fanno nel modo che reputano più opportuno dandosi delle regole. L’obiettivo della BUGS è conquistare lettori non per quello che racconta ma per come lo racconta. Dopotutto, sulla carta, fidelizzare il lettore ti garantisce lo stesso risultato di fare in modo che lettori diversi acquistino prodotti differenti. Sbaglio?
Quando ero piccolo leggevo tutte le pubblicazioni Bonelli a prescindere dal genere. Dylan Dog per l’horror, Nathan Never per la fantascienza, Nick Raider per il poliziesco e via discorrendo ma, se ci riflettiamo, anche in quel caso la Bonelli, per tutti i suoi personaggi, utilizzava più o meno la medesima struttura. La nostra è la rivista di genere che contenga più storie.
Secondo me questo è il metodo più corretto per gettare le basi di una realtà editoriale solida che comunichi al lettore cosa aspettarsi quando si affaccia ai suoi prodotti, senza sorprese. Chi acquista Mostri, Alieni o quello che verrà sa che troverà qualcosa di familiare, declinato attraverso i vari genere ma, comunque, familiare. Il punto semmai è proprio questo: il genere. Nascendo con Mostri, siamo stati etichettati come casa editrice horror che è uno dei motivi per cui è poi uscito Alieni. Successivamente siamo divenuti la casa editrice del fantastico, visione che mi auguro cambi con la prossima uscita. In futuro, quando le basi della BUGS saranno più solide e le regole chiare, sicuramente affronteremo altre tipologie di prodotti, uno dei quali, anche se differente solo in parte, è in lavorazione per Lucca 2018.
Avete lanciato in poco tempo un grosso numero di disegnatori e sceneggiatori di grande talento, un merito che vi va riconosciuto. Su quali basi scegliete gli autori?
Oggi, il mondo del fumetto è saturo di prodotti e di realtà editoriali che si affacciano sul mercato. È una cosa ottima secondo me perché il pubblico ha più scelta e, per noi, c’è modo di capire cosa funziona e cosa no. Analizzando cosa rimane in piedi e cosa purtroppo chiude si ha modo di provare ad addrizzare il tiro.
Quello che di tutto questo processo non è ben chiaro, però, è l’impegno e i sacrifici che ci sono alle spalle di ogni singolo progetto, di ogni singola realtà editoriale. BUGS funziona perché il gruppo funziona, prosegue il suo cammino perché le persone che lavorano con noi, sono consapevoli (anche perché messe tutte a parte di meccanismi, numeri e dati specifici) del duro lavoro di una odierna casa editrice. Ho voluto fare questo preambolo perché andando oltre il livello di preparazione di un autore (ovviamente), teniamo molto in considerazione la voglia di fare, di crescere, d’impegnarsi con noi fuori e dentro le fiere, per raggiungere risultati assieme. Chi lavora con noi lo sa: la BUGS cresce e crescono anche gli autori che lavorano in essa. Questi sono requisiti fondamentali per collaborare con noi: l’entusiasmo e la voglia di fare il lavoro più bello del mondo.
Ah dimenticavo, autori italiani.
Il vostro parco autori è letteralmente “saccheggiato” dalle case editrici più famose. Più grande la gioia per aver dato una possibilità o il rammarico di non poter più lavorare con una persona?
La gioia di aver dato una possibilità vince sempre. Il punto però è che quando parlo di gruppo e di crescere assieme, non lo dico come frase fatta; è veramente il cuore pulsante della BUGS. Sono felice quando i nostri autori hanno opportunità importanti che (al momento) noi non possiamo offrire perché vuol dire in primis che le nostre scelte vengono condivise anche da chi, sulla carta, ha più esperienza di noi e, in secondo luogo, persone che hanno veramente voglia di fare questo lavoro, possono ottenere i risultati che meritano.
Detto questo, però, l’aspetto più bello è che i nostri autori proseguono a lavorare con noi. Qualche esempio pratico: Valerio Giangiordano è approdato in Bonelli e ha tanti altri progetti in ballo eppure prosegue a fare le copertine di Mostri e si occuperà presto anche di altro; Pierluigi Minotti e Antonio Mlinaric, al lavoro su Battaglia, torneranno presto a lavorare con noi, addirittura Pierluigi sta curando la copertina e una storia del nuovo progetto che presenteremo tra due mesi a Lucca. Stessa cosa dicasi per Pietrantonio Bruno e per altri ragazzi. Senza considerare chi invece sale a bordo provenendo già da realtà più grandi. Andrea Cavaletto, Marcello Mangiantini, Adriano Barone, Claudia Balboni e Fernando Proietti sono solo alcuni dei nomi degli autori che lavorano con noi, pur prestando la loro arte per Bonelli o Image Comics.
A rappresentare tutto questo mi piacerebbe citare due momenti che ancora ricordo come fossero ieri. Il primo, Lucca 2016, quando Francesco Dossena è tornato allo stand BUGS dopo esser stato preso per il Dylan Dog Color Fest; eravamo entrambi al settimo cielo e la prima cosa che mi ha detto è stata: “Però io continuo a lavorare anche per la BUGS” e infatti è previsto una prodotto speciale (sempre in accordo con la nostra linea editoriale) per Lucca 2018, ad opera di “Dos”. Il secondo momento all’ultima Romics quando Pierluigi Minotti è venuto allo stand, si è guardato intorno e ha detto “è bello tornare a casa”. Ecco, questa è la BUGS e non ci sono altri segreti.
Dall’esterno date l’idea di un gruppo compatto e legato da un forte spirito di amicizia. È questo uno dei segreti della Bugs Comics e quanto aiuta sul lavoro?
Si, è assolutamente questo il segreto della BUGS e aiuta tantissimo sul lavoro. Ma è anche l’unico modo che io conosca per far si che qualsiasi tipo di lavoro o di impegno prosegua nel verso migliore. La trasparenza, il rispetto reciproco, lavorare in team e affrontare insieme i progetti e le sfide, mettere in campo ognuno il suo è l’unico modo per vincere. Da noi si abbattono le barriere tra editore e autore rispettando comunque i rispettivi ruoli, si lavora fianco a fianco mettendo a fattor comune le idee e ogni sfida pesa un po’ meno perché la si affronta tutti insieme.
Quanto è rischioso economicamente al giorno d’oggi entrare in un mercato molto vicino alla saturazione con un nuovo progetto?
Il rischio d’impresa è sempre dietro l’angolo e ti assicuro che ancora non ne siamo usciti completamente, anche se c’è una crescita evidente della BUGS ma il punto è, secondo me, che anche se entri in un mercato saturo, non è detto che tu non sia in grado di realizzare qualcosa di migliore rispetto ad altre realtà o prodotti già presenti nel mercato stesso.
Mi spiego meglio perché non vorrei che questa mia risposta fosse vista diversamente da quello che è o che io possa apparire immodesto. Non sto assolutamente parlando in maniera specifica della BUGS, sto generalizzando. Mettiamo caso che il mercato sia saturo, non ci sia più spazio perché le case editrici esistenti coprono ogni genere e ogni tipologia di personaggio; non è impensabile che domani spunti fuori una nuova casa editrice che approdi a un genere o a un personaggio specifico, raccontandolo meglio di altre già presenti e rimettendo in gioco alcuni equilibri. Un mercato, per quanto saturo possa apparire, ti da sempre delle possibilità se spingi e cerchi di fare del tuo meglio; dipende solo da quanto credi in quello che fai e da quanto, della tua vita, decidi di impegnare per farlo.
Col senno di poi cosa cambieresti di quello realizzato sin qui?
Se potessi cambiare qualcosa, cambierei alcune scelte che ho fatto in riferimento alle politiche di distribuzione dei nostri prodotti. Per quanto tu possa essere preparato e abbia chiaro il futuro della tua realtà editoriale, per forza di cose devi scontrarti con realtà che non conosci appieno e questo ti fa perdere tempo perché inciampi più di quanto vorresti. Andando oltre il discorso autoriale e di progettualità, per alcuni aspetti dipendi molto dal lavoro di terzi e devi imparare, sulle tue spalle, come muoverti per ottenere sempre il meglio. Ma, detto questo, sono contento di tutto il resto e di tutte le scelte fatte; non cambierei altro.
Cosa puoi dirci dei progetti futuri della Bugs Comics, quali saranno le novità che presenterete con l’autunno?
Non ho problemi a parlare del nostri progetti futuri, cercando di andare in ordine. A Romics presenteremo il nuovo numero di Mostri: mettendo in campo più progetti contemporaneamente e, soprattutto, progetti serializzati (non nei contenuti ma nella forma) è diventato complicato portare avanti Mostri con la cadenza bimestrale ma prosegue. Stiamo valutando se passarlo al cartonato o mantenerlo brossurato con un prezzo molto contenuto. A Lucca Comics esordiremo con un terzo genere, un noir che si chiamerà GANGSTER. Credo di poterlo dire perché al momento in cui uscirà questa intervista l’avremo già annunciato o comunque in contemporanea. Gangster sarà un cartonato ma con più pagine e più storie di Alieni. Per Lucca presenteremo tre copertine, la regular di Pierluigi Minotti e due variant a tiratura limitata e numerata, solo per la manifestazione. Ci tengo a precisare che le nostre tirature sono sempre veramente limitate, parliamo di massimo 200 pezzi ogni copertina. Successivamente passeremo il 2018 in compagnia di nuovi numeri di Mostri, Alieni, MoFtri e Gangster per approdare a Lucca 2018 con una quarta rivista, il cui tema è ancora in bilico tra tre alternative, e una quinta rivista molto più particolare che, come detto qualche riga più su, vedrà un solo disegnatore: Francesco Dossena. Contemporaneamente lavoreremo a un progetto per le edicole che vedrà la luce nel 2019 e per il quale, purtroppo, ancora non posso dire nulla. A seguito di questo, nel corso del 2019 e del 2020, conto di pianificare la conquista del mondo.
Su quali autori punti per futuro delle vostre testate? Ci puoi fare qualche nome?
Beh sicuramente puntiamo a proseguire il lavoro con i nostri autori, tutti quelli che hanno lavorato fino a oggi sulle nostre riviste più alcune new entry che non posso rivelare perché altrimenti rischio che me li fregano addirittura prima di aver esordito e sarebbe imbarazzante, no?
Quale è il tuo bilancio a questo punto della vita editoriale della tua casa editrice, positivo o negativo?
Bilancio positivo ma c’è ancora tanto, tanto, tanto lavoro da fare. Ogni piccolo o grande traguardo diventa subito un nuovo punto di partenza. È l’unico modo per non fermarsi mai e continuare a crescere, quindi bilancio positivo ma sempre sul pezzo.
Grazie per questa bella e interessante chiacchierata. Un saluto e un in bocca al lupo per tutti i vostri progetti futuri.
Ancora grazie a voi per l’opportunità!
Intervista rilasciata via mail ad agosto 2017.