A volte è triste pensare come il fumetto giapponese sia spesso “ghettizzato”, e ritenuto un prodotto destinato solo ai bambini che vedono gli anime in televisione, piccola parte di una operazione di mercato che comprende gli stessi anime e manga, giocattoli, figurine, giochi di carte, etc.
Così facendo si rischia di perdere alcuni dei migliori prodotti in circolazione, opere di una nuova generazione di mangaka, autori di fumetti originali ma soprattutto molto, molto intelligenti. Uno di questi fumetti è Monster, e uno di questi autori è Naoki Urasawa, già autore del geniale 20th Century Boys (uno dei migliori manga in assoluto pubblicati in Italia sempre da Panini Comics) e, andando nel passato, disegnatore di Pineapple Army su testi di Katsuya Kudo (edito dalla defunta Granata Press).
Naoki Urasawa in Monster utilizza tutto il suo talento nel descrivere la vicenda e incatenare il lettore dalla prima all’ ultima pagina, anche grazie ad un abilissima caratterizzazione di tutti i personaggi, sia protagonisti che secondari, che hanno tutti un proprio ruolo ben definito.
Siamo nella Germania Ovest, nel 1986. Il dottore Kenzo Tenma è un neurochirurgo eccezionale, che riesce a risolvere i casi clinici più disperati con abilità e rapidità. Proprio per questo, gli capita spesso di operare persone importanti, così che la la riuscita degli interventi accresca la popolarità della clinica Eisler dove lavora. È fidanzato con la figlia del direttore Heinemann, Eva, e sempre per il direttore scrive saggi di ricerca come ghost writer. Tenma comincia pero’ a percepire il marcio in cui vive: non si può essere il dottore delle sole persone importanti, facendo morire coloro che non possono portare con la loro guarigione prestigio alla clinica (emblematica è una frase di Eva: non tutte le vite sono uguali), non si può farsi sfruttare da un superiore solo per fare carriera, non si può stare con una donna che ti vuole non per come sei dentro, ma per quello che sei/diventerai.
Un giorno in ospedale arrivano due bambini: il primo è molto grave, ferito da una pallottola che è rimasta dentro al cranio; la sorella invece è illesa, ma in stato di shock. I due sono sopravvissuti ad una misterioso evento in cui sono rimasti uccisi i loro genitori. Arrivati in ospedale, il dottor Tenma inizia subito ad operare il bambino, ma viene bruscamente interrotto: il direttore gli “ordina” di lasciar perdere l’operazione per salvare il sindaco. La rabbia di Tenma esplode: è il bambino ad essere arrivato prima, ed è lui ad avere la priorità di essere operato: tutti gli ammalati sono uguali! Il bambino viene salvato, mentre il sindaco muore.
Tenma si ritrova improvvisamente a perdere tutto: il posto di primario, la fidanzata, la stima del direttore e degli altri medici, e si ritrova ad effettuare solo operazioni per il pronto soccorso. Quando oramai Tenma è giunto alla decisione di abbandonare la Germania per ritornare in Giappone, il direttore Heinemann, i dottori Bier e Oppenheim che erano immeritatamente passati avanti a lui all’interno della clinica, muoiono avvelenati in circostanze misteriose, mentre i due bambini scompaiono senza lasciare tracce. Nonostante le indagini il colpevole non viene trovato. L’unico a trarre vantaggio dalla situazione sarà proprio il dottor Tenma, promosso dal nuovo consiglio d’amministrazione primario della clinica.
La scena si sposta nel 1995: ormai Kenzo è un dottore di fama nazionale, apprezzato e stimato da tutti, la cui bravura è andata crescendo nel corso degli anni. Nonostante l’ importante carica, continua a non fare distinzioni tra gli ammalati che cura. Uno di questi è coinvolto in alcuni strani casi di omicidio, dove le vittime sono tutte coppie senza figli. Nel seguirlo durante una sua fuga, Tenma troverà risposte agghiaccianti alla situazione lasciata in sospeso anni prima.
La storia è costruita nei minimi particolari: niente è lasciato al caso, nessun personaggio si muove senza uno scopo. Gli indizi sono tutti lì e il lettore non può che restare ipnotizzato durante la lettura, e mettere in moto il cervello per cercare di capire qualcosa in più di quello che viene rivelato.
I personaggi sono davvero affascinanti, e non si può non trovarne uno “preferito”: l’evoluzione di Tenma, la caparbietà dell’ investigatore Lunge (la cui maniacalità è descritta in modo magistrale), l’ambizione di Heinemann, lasciano il segno nel cuore del lettore.
I disegni sono caratterizzati dal tratto pulito e realistico, molto adatto al taglio della storia, che già Urasawa ci aveva fatto conoscere con 20th Century Boys.
Una serie consigliatissima quindi a tutti, anche per un altro motivo: la Panini ha avuto un bel coraggio a mandare in edicola un prodotto del genere, visto che probabilmente non si tratta di un fumetto “per tutti”; per sperare nella pubblicazione di altre opere mature in edicola, non ci rimane che incentivare questa iniziativa.