Miriam Gambino: un confronto tra il mercato francese e italiano del fumetto

Miriam Gambino: un confronto tra il mercato francese e italiano del fumetto

La fumettista palermitana racconta il suo percorso formativo e quale sia l'impatto dell'intelligenza artificiale nel lavoro di un artista.

Miriam Gambino, illustratrice e fumettista con oltre dieci anni di esperienza, e anche insegnate presso la Scuola del Fumetto di Palermo, è stata ospite all’ Expo Comics and Games del 25 aprile, dove ha condiviso il proprio percorso professionale e le proprie riflessioni sul mondo del fumetto. In questa intervista, Miriam ha raccontato della sua carriera, che l’ha vista spostarsi tra Italia e Francia, lavorando per il mercato francese e occupandosi di illustrazione per l’infanzia in Italia. L’artista ha anche offerto una visione lucida sulla crescente competitività nel settore, evidenziando le differenze tra i mercati del fumetto dei due paesi. La sua carriera le ha permesso di osservare il cambiamento nel mondo del fumetto, dalle scuole di formazione ai social media, e di riflettere sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel campo della creatività.

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Ciao Miriam e grazie del tuo tempo. Vorrei iniziare chiedendoti di raccontarci qualcosa del tuo percorso professionale: come si è sviluppata la tua carriera? E, in base alla tua esperienza, quanto ritieni sia fondamentale ancora oggi frequentare una scuola di formazione, considerando che molti giovani apprendono anche attraverso i social?
Lavoro da dodici anni nel settore e sono anche insegnante della scuola del fumetto di Palermo e come esperienza da questo punto di vista non mi posso lamentare. La cosa principale che noto, rispetto a quello che sta succedendo nel settore, è che c’è molta più competizione in generale. Tra le nuove generazioni, molti ragazzi  riescono, in alcuni casi, grazie  a video e a tutorial – a proposito di social –  ad arrivare a dei livelli altissimi anche mentre frequentano una scuola, perché già hanno delle basi che magari io non potevo avere ai tempi.
E quindi da questo punto di vista quello che posso dire è che il fatto che ci sia una realtà come una scuola in una città del sud, che ci sia da tantissimi anni, che è forte e continua a portare avanti degli eventi culturali e che dà la possibilità – come è stato per me ai tempi – di non spostarsi dalla propria regione ma studiare nella propria città, è una cosa bellissima. Da questo punto di vista l’impegno della scuola c’è sempre e, parlando proprio dell’Expo, sono stati super accoglienti come tutti noi; in generale è bello il fatto che continuano anche a supportare le nuove generazioni: si vedono tutti questi ragazzi che cominciano a capire come funziona una fiera, come bisogna presentarsi, come bisogna muoversi un po’ all’interno rimanendo però esterni, non avendo un banchetto vero e proprio.

Puoi raccontarci del tuo lavoro tra Francia e Italia?
Lavoro per il mercato francese dal 2019, curo la parte grafica della serie Eugenie ed i misteri di Parigi, scritta da Eric Sommer e prodotta da una grossa casa editrice, Glenant. In Italia invece lavoro nel mondo dell’illustrazione per l’infanzia. 

Dal tuo punto di vista, ed in base alla tua esperienza, quali sono le principali differenze tra il mercato del fumetto francese e quello italiano?
Nel mercato francese c’è un’attenzione maggiore per gli autori perché si dà molta più attenzione al prodotto. Il fumetto viene considerato allo stesso livello di un romanzo, né più né meno sia per i disegni che per la qualità. Quindi già il fatto, per esempio, che il fumetto viene sempre realizzato come cartonato ti fa capire l’idea che hanno del prodotto. Di conseguenza anche la considerazione che hanno per l’autore è alta. Noto poi una differenza nei festival perché, anche se era il 2012, la prima volta che sono andata ad Angoulême  la cosa che mi ha lasciato felicemente sconvolta, è che ancora non andavano lì i cosplay, per esempio. Non sono contro i cosplay, per carità, però ti faceva notare quanto i cosplay sono parte integrante dei festival di fumetto perché portano pubblico, muovono l’economia. Invece là non ce n’era neanche bisogno, era tutto fumetto.
Nel fumetto francese c’è poi tantissima attenzione per il dettaglio. Io ho fatto un fumetto storico e mentre in fumetti di intrattenimento, come quelli statunitensi, il fumetto francese nasce per raccontare, e in questo caso assomigli a un libro di narrativa, con molto testo. E avendo più testo, cambia ovviamente anche la quantità di disegni perché nelle vignette loro vogliono vedere i dettagli, ad esempio gli sfondi, laddove nel fumetto statunitense ci sono splash pages, meno testo, la narrazione è più veloce, e quindi si legge più velocemente. Il fumetto francese richiede più tempo, più regia, nel senso di costruzione della pagina. E si chiedono moltissime references. 
Devo dire che c’è una grandissima collaborazione tra lo sceneggiatore e il disegnatore perché lo stesso sceneggiatore che sta scrivendo la storia non inventa nulla e spesso, quando poi decide di ambientare la scena in un determinato posto, lui stesso già fa una ricerca fotografica e poi ti manda tutto.

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Puoi raccontarci come si sviluppa concretamente il tuo lavoro quotidiano su un progetto a fumetti?
E’ un lavoro lungo, anche 9 o 10 mesi a progetto, fatto di scoperte passo passo. Di solito ricevo poche pagine e molte references, e ci devo lavorare molto per inserire tutti i riferimenti giusti. 
E’ un lavoro dove impari tantissimo, ogni lavoro è un momento di nuovo studio. Però è anche vero che quando serve così tanto lavoro su ogni aspetto, tendi a disegnare quello che più ti piace e ti soddisfa. 

Che opinione hai sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’illustrazione e della creatività
L’intelligenza artificiale è frutto di tutto quello che noi pubblichiamo su internet. Quindi, in realtà, ci siamo fregati da soli perché comunque tutto quello che fa è rielaborare le immagini che lui va a pescare.

Da professoressa quale consiglio daresti ai tuoi alunni?
Io non dico che non si debba utilizzare completamente, credo che possa essere un ottimo strumento un mezzo intelligente da sfruttare come motore di ricerca anche di immagini per avere delle idee in più. Quello che condanno sono, invece, purtroppo tutte quelle aziende più grosse che stanno licenziando persone e art directors per farle sostituire da un’intelligenza artificiale. Anche le piccole aziende lo usano tantissimo, purtroppo, per ammortizzare le spese. Qualitativamente poi, ed è un mio gusto, molte delle cose prodotte sono di pessimo gusto. Non sono d’accordo, per esempio, con chi si chiama artista dell’intelligenza artificiale; per me quella è un’offesa a gente che ha studiato tanti anni per comprendere delle regole, per poterle fare proprie e poterle rielaborare. Al massimo puoi essere un informatico che sa usare bene uno strumento, ma non un artista, dato che sfrutti l’arte di altri.

Intervista realizzata dal vivo all’Expo Comics and Games il 25 aprile 2025.

Miriam Gambino

Miriam Gambino è illustratrice, artista di character design e colorazione digitale presso la Scuola del Fumetto di Palermo, dove si è laureata nel 2012 e dove adesso insegna. Nel corso degli anni ha collaborato con numerose case editrici italiane e internazionali, tra cui Eli Edizioni, Rusconi, Atlantyca, Rizzoli Libri, Giunti Kids, Glifo Edizioni, Disney Italia e De Agostini.
Tra i suoi lavori più noti figurano illustrazioni per libri come 
Il segreto del faraone (Eli Edizioni), Le ali di Pepe (Rizzoli Libri), I viaggi di Gulliver (Giunti Kids) e Frozen e Tinkerbell per Disney Italia. Ha inoltre lavorato su serie di successo come Melowy (Atlantyca), Berry Bees (Atlantyca), e Le Ranch (De Agostini), contribuendo a creare copertine e layout. Nel 2025 cura le illustrazioni di Eugenie et les mystères de Paris (Éditions Glénat )

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