Ci sono opere d’esordio che stupiscono perché non presentano quelle imperfezioni, quelle ingenuità che sarebbe lecito aspettarsi, ma che vantano invece una padronanza del media utilizzato, una consapevolezza che alcuni riescono a raggiungere solo a carriera inoltrata, mettendo in luce una sorta di predestinazione autoriale.
Questo veloce preambolo è utile per far capire le mie impressioni dopo la lettura di Mia sorella è pazza, prima graphic novel di Iris Biasio che racconta il rapporto tra le sorelle Rita, chiusa in un istituto per le malattie mentali in stato catatonico e con un sorriso perennemente stampato sul viso, e Francesca, la sorella maggiore che si prende cura di lei.
Un routine quotidiana che si rompe quando Francesca si taglia inavvertitamente sbucciando una mela: la vista del sangue innesca una reazione improvvisa di Rita e dà il via a una serie di avvenimenti drammatici e inaspettati.
L’autrice partendo da uno spunto classico come i legami familiari, le nostre radici che tante volte portano con sé dolorose eredità, costruisce un dramma denso e disperato, teso a tal punto da riuscire a costruire un senso di apprensione e angoscia più vicino al thriller e all’horror, generi che molto spesso vengono sviluppati sulle dinamiche di famiglie disfunzionali.
Utilizzando una riuscita e avvincente narrazione in flashback, che tramite il ricorso a episodi dell’infanzia e dell’adolescenza delle due protagoniste ricostruisce il complesso e strano rapporto che intercorre tra le due, la Biasio dà vita a un sorprendente fumetto di formazione dell’età adulta, un’analisi su quanto possiamo essere incapaci di rapportarci e accettare quelle persone che dovrebbero essere invece parte integrante della nostra vita, di quanto sia complicato oscurare la propria vita per prendercene cura o di quanto ci sentiamo in colpa per quello che abbiamo fatto passare loro, magari anche inavvertitamente.
Trascorsi che non negano però la speranza di un riavvicinamento, la ricostruzione e il recupero di un rapporto precedentemente minato da incomprensioni, ambiguità, gelosia e infine un dramma.
I personaggi della Biasio Sono due donne problematiche, descritte magnificamente, diverse, lontane, eppure unite nella tragedia, colte nelle loro debolezze e nel loro difficile dibattersi nel quotidiano. Rita che accoglie in pieno la sua stranezza, il suo modo di vivere senza vergogna, seguendo una sorta di istinto naturale, Francesca che non sa come convivere, come instaurare un rapporto con un “essere” imprevedibile, ma che ora passa la sua vita ad accudirla, riducendo le sue iterazioni sociali ai dottori e agli ospiti dell’istituto. Due donne a cui Iris Biasio dono una tridimensionalità eccellente, una caratterizzazione talmente centrata e ben definita che nasce spontanea l’empatia per le loro vicissitudini.
Il tratto pulito e definito, quasi tranquillizzante dell’autrice, che rimanda alla cifra stilistica di autori come Manuele Fior e Marino Neri, definisce ancora meglio la cupa storia di Rita e Francesca, acuendo la durezza delle situazioni presenti con un contrasto ancora più tagliente e sconvolgente. Davvero bella, originale, ben studiata la costruzione delle tavole, delineate da una regia quasi perfetta con singoli colori per pagina e un utilizzo mai invasivo dei retini. Un’altra dimostrazione del talento innato della Biasio.
Un grande libro d’esordio che alza immediatamente l’asticella dell’attenzione e delle aspettative per un’autrice che sembra comunque avere ancora molto da raccontare.
Abbiamo parlato di:
Mia sorella è pazza
Iris Biasio
Rizzoli Lizard, 2022
208 pag, brossurato, colori – 17,50 €
ISBN:9788817164009