Strano destino quello di Sebastiano Vilella. Da circa venticinque anni fumettista con alle spalle collaborazioni un po’ dovunque – dall’esordio sull’Eureka! di Castelli e Silver (1983), passando per Frigidaire, Splatter, Mostri, ESP, Blue – arriva alla pubblicazione del suo primo libro con materiale inedito solo quest’anno, dopo che negli ultimi tre sono stati ristampati alcuni dei suoi lavori per tre editori differenti.
Interno metafisico con biscotti è dunque, per Vilella, un approdo e una ripartenza. Un approdo, inutile dirlo, per la ragione di cui sopra. Una ripartenza perché con il presente volume si smarca dalla sua produzione precedente per imboccare una diversa fase della sua carriera, sia per le evidenti differenze nell’impianto grafico, sia per la storia che presenta alcune analogie con i suoi fumetti più rappresentativi, ma anche alcune sostanziali diversità: la lunghezza, l’argomento trattato, i numerosi riferimento culturali e artistici.
Sul piano puramente grafico Vilella appronta delle tavole veramente singolari in cui abbandona il classico disegno ripassato a china (già mostrato così elegantemente in Tre toni di nero, ed. Black Velvet) per arrivare a una tecnica più complessa e singolare, fatta di un tono grigio uniforme sul quale è intervenuto per marcare le luci con un fitto tratteggio di tempera bianca, ottendeno un effetto che a prima vista potrebbe ricordare la tecnica dello scratching che ha fatto la fortuna di artisti come Thomass Ott. Proprio per l’omogeneità del colore steso sulla tavola i disegni, a una lettura distratta, sembrano quasi privi di profondità. In verità, è proprio questo certosino tratteggio a dare al disegno tridimensionalità, volume e prospettiva. Una scelta non certo comune che molto probabilmente, come dice l’autore stesso nell’intervista a LoSpazioBianco, ha il limite nella riproduzione a stampa.
Interno metafisico con biscotti è per certi versi una storia immaginaria che ha come soggetto una porzione della vita, delle suggestioni e dell’arte di Giorgio De Chirico e porta con sé alcune tracce di noir, anche se evidentemente sporcato di surrealità; un genere caro e costante nella lunga carriera di Vilella.
Un noir molto particolare, che è un po’ la scusa per sondare la figura di questo grande artista degli inizi del novento e analogamente per abbozzare un ritratto degli anni a cavallo del primo conflitto mondiale, un momento fertilissimo per i suoi rimescolamenti sociali, politici e culturali, ma anche per le avanguardie che in quegli anni riuscirono a ridefinire il concetto stesso di arte. Volendo pero’ andare in profondità, più che con la vita e la figura di De Chirico Vilella gioca con le suggestioni e i deliri (artistici e mentali) del padre della pittura metafisica usando la sua visionarietà per costruire una trama articolata in cui quello che si vede non è sempre reale e ciò che è reale non sempre si riesce a comprendere. Gli stessi quadri del maestro, le prospettive irreali, le quinte di città prive di figure umane, gli squarci di luce cittadina dense di enigmatica tensione, sono tutti elementi riproposti nel racconto di Vilella – così come il titolo rimanda a un celebre quadro di De Chirico – e piegati all’interno di una costruzione narrativa in cui vengono mescolate vita reale, storia e arte.
Quasi che Interno metafisico con biscotti serva a Vilella come riflessione sul senso dell’arte nella società occidentale, oppure per interrogarsi sulla funzione dell’artista (e del pensiero artistico) all’interno delle dinamiche storiche e sociali.
Ma più semplicemente Interno metafisico con biscotti è un noir che si nutre delle ossessioni di De Chirico, della sua stessa arte, della sua biografia. All’interno dei suoi quadri, e quindi della sua visione del mondo, nasce una trama contorta, delirante, sospesa tra immaginazione e realtà, tra suggestione e materialismo, tra esaltazione modernista e nostalgia classicista. Una trama in cui l’elemento noir, in questo senso, è un pretesto e assieme uno strumento per legare frammenti della vita del grande pittore italiano rubati dall’autobiografico Memorie della mia vita.
In definitiva, Interno metafisico con biscotti è un riuscito omaggio a un grande artista da parte di un fumettista che con le recenti trasformazioni del mercato editoriale ha finalmente trovato un suo spazio nel quale esprimere tutto il bagaglio artistico appreso durante la sua lunga carriera.
Per riallacciarmi a ciò che dicevo all’inizio dell’articolo, si può considerare questo fumetto per Sebastiano Vilella come una specie di ripartenza di una carriera forse prematuramente sfiorita e Interno metafisico con biscotti come il primo tassello di un discorso fumettistico ancora tutto da scoprire e da cui è lecito aspettarsi molto.
Riferimenti:
Il sito della Coconino: www.coconinopress.com
L’intervista a Sebastiano Vilella