Cormac McCarthy, oltre che sceneggiatore e drammaturgo, è considerato uno dei quattro scrittori americani contemporanei più importanti insieme a Don De Lillo, Thomas Pynchon e Philip Roth. Nato a Providence nel 1933 e mancato nel 2023 a Santa Fe, Mc Carthy, nonostante la grande notorietà, è sempre stato lontano dalle luci dei riflettori e dopo una serie di romanzi di grande successo diviene definitivamente noto in tutto il mondo con Non è un paese per vecchi (2005) e l’omonimo adattamento cinematografico diretto da Ethan Coen e Joel Coen con protagonisti Tommy Lee Jones, Josh Brolin e Javier Bardem, vincitore di quattro premi Oscar.
Due anni più tardi viene pubblicato il cupo e disperato La strada (The Road) che gli vale il Premio Pulitzer per la narrativa e da cui nel 2009 John Hillcoat trae il bell’adattamento per il grande schermo con Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee nei ruoli principali e che ora viene trasposto in fumetto da Manu Larcenet, autore di capolavori quali Blast, Lo scontro quotidiano e Il rapporto di Brodeck, quest’ultimo tratto dal romanzo Il Rapporto di Philippe Claudel (Ponte alle Grazie, 2008).
La strada è un racconto fanta-apocalittico che narra di un mondo stravolto da una non precisata catastrofe (forse una guerra nucleare) in cui seguiamo il viaggio di padre e figlio verso sud per sfuggire alle rigide condizioni climatiche che caratterizzano i luoghi in cui vivono e per cercare salvezza dalle bande di predoni e cannibali che ormai infestano le strade, accompagnati solo dal loro carrello in cui costudiscono coperte e beni di sopravvivenza e da una pistola con soli due proiettili da utilizzare per suicidarsi in caso di pericolo senza ritorno.
“pensa bene a quello che metti nella tua testa, perché ci rimarrà per sempre” – Il padre
Il fumettista francese riprende abbastanza fedelmente la struttura del romanzo, creando una versione rispettosa della visione originale, brutale e immaginifico trattato sulla condizione umana, sulla profondità del rapporto tra padre e figlio e sugli atti innominabili a cui si può arrivare se preda della disperazione estrema. Dopo un inizio in media res siamo testimoni del percorso dei due protagonisti, il cui nome non viene mai rivelato e mai utilizzato nei dialoghi, come se la nuova realtà ne avesse strappato il significato e la riconoscibilità personale, mentre il tempo passa e gli eventi si susseguono.
Intervallati da brevi flashback (in cui conosciamo anche la madre) viviamo i momenti della nuova “routine” quotidiana fatta di paura e imprevedibilità, ricerca di alimenti, medicine e innumerevoli km percorsi, mentre Larcenet, riprendendo con abilità alcuni dei passaggi più importanti del libro, apre le porte sui pochi ma significativi incontri, alcuni davvero disumani, che i nostri affrontano nel tentativo di raggiungere la costa.
Se lo stretto legame tra genitore e figlio rimane il punto focale dell’intera vicenda, è significativo come la figura del secondo, uno dei pochi bambini rimasti, assuma una valenza quasi messianica: mentre il padre ammalato, spezzato nel corpo e nell’anima, sente l’avvicinarsi della fine della sua vita e assume via via comportamenti sempre più violenti e cinici per assicurare la salvezza del figlio, quest’ultimo, nonostante abbia tutte le ragioni per odiare, sembra invece rafforzare la sua umanità, la sua empatia verso gli altri esseri umani, verso quegli adulti che lo hanno condotto a questo punto, diventando ago della bilancia morale del padre.
“papà, noi siamo i buoni, vero?” – Il figlio
È questa la domanda che più spesso il figlio pone al genitore nelle situazioni più contrastanti e ambigue del volume. Un monito, una richiesta di assicurazioni, quasi una safe word che pone dei limiti e che più volte salva l’adulto dal travalicare le ultime vestigia di umanità e compiere atti violenti seppur con l’obiettivo di salvare il piccolo. Vivere o morire ma rimanendo umani, senza abbandonarsi agli atti selvaggi e barbari, all’egoismo, a quell’individualismo che contraddistinguono la nuova civiltà, se così possiamo definirla, un mantra che si avverte fino al mesto, straziante finale che però consegna al lettore provato una piccola speranza, una flebile luce per il futuro.
Se dal lato narrativo il lavoro svolto rimane di ottima qualità, trovando appoggio su un romanzo di livello superiore, è innegabile che sono i disegni la parte di questo adattamento che scompiglia le carte, dando, nella loro maestosità, un nuovo livello di lettura. Le tavole di grande formato ospitano una delle prove grafiche più straordinarie che personalmente abbia avuto il piacere di osservare: Larcenet abbandona ogni vestigia di caricaturalità per passare a un tratto finissimo per delineare paesaggi e sfondi, graziati da un utilizzo della luce superbo e dalla realizzazione di gran pregio dei fenomeni atmosferici come nebbia, pioggia e neve, a uno stile maggiormente morbido e carnale per caratterizzare i personaggi umani le cui anatomie, le fisionomie sono ben precise (stupendi e comunicativi i volti dei due protagonisti), capace di dare riconoscibilità a una popolazione perlopiù ricoperta di stracci e che quasi permette al lettore di intuire le intenzioni di chi percorre la strada.
Sembra ormai chiaro come l’artista guardi ad alcuni maestri dell’historieta come Domingo Mandrafina ed Enrique Breccia nel suo utilizzo eccezionale dei bianchi e dei neri che vanno a contrastare la nuova stilizzazione del segno (stupende le conformazioni rocciose che assumo quasi organicità), dando forma così a uno stile ibrido spettacolare quanto essenziale, mai eccessivo, ma sempre utile alla narrazione.
Interessante anche l’utilizzo di una sorta di tricromia tenue composta da rosa, giallo e celeste, che va a spezzare la persistenza del colore grigio che simboleggia la mancanza di energia, la tristezza, la timidezza, la ambiguità, il compromesso e la prudenza, consegnando ai momenti più intimi e giocosi tra padre e figlio una sorta di zona franca, una parentesi dalla realtà, seppur breve ed effimera, oppure a segnalare momenti di pericolo imminente.
Per far capire fino in fondo la bontà del lavoro di Larcenet, per far capire la potenza e l’energia comunicativa che le sue illustrazioni sprigionano, basta aggiungere che questo adattamento potrebbe benissimo essere stato ideato come un silent book e il risultato sarebbe comunque eccezionale.
La Strada, nella sua versione fumettistica, è quindi un appuntamento immancabile per i cultori del genere ma anche per il lettore occasionale visti i temi universali trattati, capaci di coinvolgere, commuovere, spaventare e soprattutto far riflettere visti i venti di guerra che stanno attualmente attraversando il mondo. Naturalmente, per chi non ne avesse mai avuto occasione e per avere una visione totale, non posso che consigliare il recupero dello straordinario romanzo originale e della bella, e ingiustamente snobbata, versione cinematografica.
Abbiamo parlato di:
La strada
Manu Larcenet
Traduzione di Emanuelle Caillat
Coconino Press, 2024
160 pagine, cartonato, tricromia – 28,00 €
ISBN: 978-8876187278