Stand Arcadia a Mantova ComicsPassione e professione si fondono per una nuova esperienza che ci auguriamo duratura e fruttuosa. Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui sulla casa editrice e su Giada, la pubblicazione “ammiraglia” di Rosenzweig, Sfascia e Cremona.

Edizioni Arcadia nasce dall’esperienza di una consolidata e importante fumetteria di Bergamo. Perché la decisione di fare il salto “dall’altra parte”?
La casa editrice nasce anche dalle ceneri della fanzine Nuvole, che abbiamo ideato negli anni ’90. Già allora c’era l’idea di pubblicare fumetti e, sulla fanzine, abbiamo presentato storie inedite di Federica Manfredi (al suo esordio assoluto, se non ricordo male), David Messina, Joshua Held, Antonio Lapone e Marco De Lotto. Nel 1995 siamo stati i primi italiani a richiedere i diritti di Strangers in Paradise (era da poco uscita la prima miniserie in America), che non abbiamo ottenuto solo perché, ad un certo punto, nella trattativa si inserì Macchia Nera. Saputa la notizia, abbiamo consigliato a Terry Moore di firmare con loro. Col tempo abbiamo riposto l’idea di diventare editori in un cassetto, intenzionati a tirarla fuori di nuovo, prima o poi.
Giada, che è poi la base di partenza della nostra casa editrice, nasce invece dall’amicizia con Maurizio Rosenzweig e dalla voglia di fare qualcosa insieme. Lui è stato, sin dall’inizio, il motore del progetto ed intorno a lui si è sviluppato il team creativo.

Conoscendo molto bene le difficoltà dell’attuale sistema distributivo del fumetto italiano, avete pensato a modalità diverse di distribuzione dei vostri fumetti? Cosa può e dovrebbe fare un editore per facilitare la reperibilità dei propri fumetti e, quindi, l’acquisto da parte dei lettori?
La distribuzione degli albi è uno dei più grandi problemi, per una casa editrice nuova e, in generale, per quelle più piccole. Non abbiamo formule innovative (magari!): noi puntiamo molto su una frequentazione assidua delle fiere e sul fatto di non precluderci nessun distributore.

I limiti suddetti, quali vincoli pongono a una neonata casa editrice?
Un solo dato: la Pan Distribuzione ha iniziato a smistare le uscite di Lucca solo verso il 20 novembre, due settimane dopo la conclusione della fiera. È ovvio che, in un mercato che tutti danno in crisi, ma che non è mai stato così pieno di novità, i grandi distributori diano la priorità alle case editrici che possono garantir loro un fatturato più interessante. Il nostro compito è ottenere visibilità presso il pubblico e, soprattutto, dare -col tempo- l’idea di casa editrice affidabile, sia a livello qualitativo che di puntualità nelle uscite.

Le prime produzioni parlano di un’attenzione spiccata per il genere horror e comunque per il fumetto di genere e di intrattenimento. Come mai questa scelta?
Molto semplicemente direi che, negli ultimi anni, c’é stata una scarsa proposta di titoli horror. Noi abbiamo raccolto i segnali di una tendenza che, da Garrett (fumetto horror-western di Roberto Recchioni, ndr) in poi, si è fatta chiara per molti. Abbiamo preferito partire con un solo genere di pubblicazioni per rendere facilmente identificabili gli albi della nostra casa editrice, ma abbiamo intenzione di spaziare -e molto- con i prossimi albi.

Che spazio c’é, oggi in Italia, per questo tipo di storie? Che esigenza volete raccogliere tra i lettori?
Noi siamo ottimisti (non avremmo investito così tanti soldi, altrimenti), ma lo spazio è effettivamente poco. Il nostro obiettivo è quello di proporre storie realizzate in maniera molto professionale da alcuni dei migliori autori italiani. Che magari lavorano per grandi editori e hanno bisogno di una “valvola di sfogo” tramite cui scrivere e disegnare qualcosa di più personale, o che non hanno ancora avuto la possibilità di lavorare su personaggi propri. Una piccola casa editrice come la nostra garantisce loro molta libertà, una buona qualità di stampa (aspetto ancora da migliorare, ma -noi e gli autori- siamo molto soddisfatti di ciò che abbiamo fatto finora) e una distribuzione decente.
Secondo noi nelle fumetterie c’é una buona proposta di ristampe italiane, ma c’é ancora carenza di storie pensate appositamente per quel mercato e realizzate da autori di un certo livello.

Negli USA da alcuni anni stiamo assistendo a una continua fioritura di produzioni horror, molte delle quali purtroppo non particolarmente significative. Come mai questo ritorno alla “paura”? L’immaginario italiano come si differenzia da quello statunitense, secondo te?
Credo sia semplicemente uno dei corsi e ricorsi della storia. È sempre stato così: per un certo periodo non esce nulla, poi un sacco di gente ha un’idea rivoluzionaria che, purtroppo, spesso è la stessa per tutti. Questo, per esempio, è il periodo degli zombie.
L’immaginario italiano, nonostante noi si sia in parte diventati succubi di quello americano, è ancora molto diverso da quello statunitense. Una certa comicità, un certo senso dell’effetto speciale (e splatter, nel nostro caso), ci sono ancora indifferenti.
Noi italiani siamo forse più narratori. Altra qualità che manca agli autori statunitensi, molto spesso, è il cinismo (ed infatti, per fare fumetti cinici e violenti hanno usato sempre autori britannici). E parlo da Marvel-Zombie ed appassionato dei supereroi in genere.
Gli americani, più di noi, hanno il senso dell’iperbole, della svolta narrativa improvvisa, del colpo di scena.

Ford Ravenstocké ormai ufficiale che Ford Ravenstock (vincitore due anni fa del concorso di Lucca Comics & Games e pubblicato in un numero singolo da Panini Comics) entra a far parte della vostra scuderia. Un fumetto decisamente atipico che merita senz’altro attenzione. Com’é nata la collaborazione?
Riflettendo insieme al mio socio Max su cosa ci sarebbe piaciuto pubblicare Ford Ravenstock è stato il primo nome che ci è venuto in mente. Avevamo molto apprezzato il volume della Panini, e non vedevamo l’ora di leggere altre storie di questo personaggio. In più, conoscevo Armando Rossi dai tempi di Smoothouse Comics (me l’aveva presentato Gigi Simeoni, sceneggiatore della sua prima storia di Hammer), la sua casa editrice, e mi era piaciuto il coraggio -ed il gusto- che aveva dimostrato pubblicando MadMan in Italia.
Gli abbiamo scritto convinti di ricevere una risposta negativa: l’albo Panini era uscito da un sacco di tempo e si era dimostrato un successo più che discreto, e pensavamo avesse già trovato un editore. Invece Armando e Susanna stavano ancora valutando le varie possibilità. Non abbiamo perso tempo ed abbiamo proposto la nostra offerta che, dopo una trattativa tutt’altro che estenuante, ci siamo trovati subito in sintonia su molte cose, e tutto è stato addirittura più facile, dopo aver letto la sceneggiatura del prossimo albo.

Vi state facendo in prima persona promotori di idee narrative, state cioé cercando autori che sviluppino storie o idee già in parte definite, o al contrario, state scegliendo tra le diverse proposte sul mercato i fumetti che più si adattano ai vostri gusti e alla vostra impostazione editoriale?
Noi scegliamo le persone. Dopo quasi vent’anni di fiere del fumetto, di fanzine e di incontri con gli autori (dal 2000 ad oggi abbiamo ospitato nel nostro negozio a Bergamo più di cento autori) conosciamo ed abbiamo buoni rapporti più o meno con tutti. Abbiamo ben chiaro in mente cosa può darci ogni singolo autore, e decidiamo di conseguenza.
Scegliamo quindi uno sceneggiatore, col quale ci confrontiamo sul tipo di storia e di personaggio da sviluppare. L’idea, in genere, parte da lui. In accordo con lo scrittore, a cui lasciamo sempre l’ultima parola, pensiamo poi a quali possano essere i disegnatori adatti. Il nostro primo obiettivo è quello di creare un team creativo affiatato.
Quello di Giada, per esempio, è nato da solo: Rosenzweig, Cremona e Sfascia sono amici e si stimano a vicenda da anni.
Per Maisha, invece, abbiamo proposto noi il nome di Alessio Fortunato a Matteuzzi (che già conosceva Turini, Ambu e la Da Sacco), che si è rivelato subito entusiasta.
Ovviamente, come casa editrice, ci riserviamo il diritto di supervisionare ogni parte del lavoro, dal soggetto alla copertina. Ma il fatto di aver scelto autori che stimiamo e di cui abbiamo molta fiducia rende tutto molto semplice.

Posso chiederti come impostate gli accordi editoriali con gli autori? Non voglio entrare nello specifico dei singoli accordi economici, sia chiaro, ma mi interessa capire quali prospettive offre un piccolo, nuovo editore per gli autori con i quali state lavorando.
Per il momento stiamo pagando un tot a tavola, sia per la sceneggiatura che per i disegni. Non possiamo certo competere con la Bonelli ma diciamo che, se un autore ha voglia di fare qualcosa di diverso, può lavorare con noi con una discreta soddisfazione economica.

Che aspettative economiche avete rispetto alle singole proposte editoriali? Mi spiego, avete già preventivato una possibile perdita economica per i primi lavori, oppure il mercato fumettistico attuale permette un avvio più sereno e ottimistico?
Siamo partiti con la certezza di lavorare in perdita per almeno un anno. Certi volumi faranno più fatica di altri ma, in generale, ci aspettiamo di raggiungere vendite accettabili non prima della Lucca del 2008, quando dovremmo avere all’attivo, per quanto riguarda le serie periodiche, 3-4 albi di Giada e di Maisha, 2 di Ford Ravenstock e di Legione Stellare, oltre ad una discreta dose di one-shot di buon livello.
Una serie, come una casa editrice, ha bisogno di tempo per farsi notare tra le novità, e di più tempo ancora per conquistarsi un pubblico. Essendo convinti della qualità delle nostre proposte (dobbiamo ancora migliorare parecchio sotto alcuni punti di vista, ma se fossimo nati perfetti saremmo a goderci la vita in un’isola tropicale già da qualche anno), riteniamo questi primi dodici mesi un periodo di tempo accettabile.

Quanto in là si spinge la vostra programmazione editoriale? Quali prossime pubblicazioni avete in programma?
Nel primo semestre del 2008 abbiamo pubblicato l’adattamento italiano di Loaded Bible, un fumetto molto interessante della Image che, dietro alla storia di Gesù che combatte i vampiri in un prossimo futuro, cela una feroce critica all’amministrazione Bush ed al bigottismo di molti americani, il numero due di Maisha; contiamo poi di proseguire con il numero 2 di Giada, i primi di Ford Ravenstock e Legione Stellare che, insieme alla ristampa di Lost Kidz di Recchioni-Venturi (uscito al Napoli Comicon in questi giorni).
Stiamo cercando di capire come inserire nel calendario delle uscite un volume unico in formato bonelliano scritto e disegnato da Luigi Siniscalchi, intitolato Ogni lasciato è perso.Abbiamo già programmato le uscite fino a Lucca 2008: a giugno dovrebbero uscire due specialini (Giada e Maisha), mentre a novembre avremo un one-shot inquietante di Francesca Da Sacco (Simon), uno di Claudio Sciarrone (Alyssa) ed il primo numero di una miniserie di due albi, concepita in un modo davvero innovativo per il mercato italiano, intitolata The Night Life. Oltre, ovviamente, alle nuove uscite di Giada, Maisha, Ford Ravenstock e Legione Stellare, come detto.
Ci sono poi altri importanti progetti di cui possiamo anticipare poco o nulla. Si parla di un altro volume americano, di un albo inedito di 96 pagine di una serie molto rimpianta, di un’antologia di storie brevi di un disegnatore bonelliano, di un western un po’ particolare e, soprattutto -grazie all’interessamento di Federico Memola– di una sorpresa davvero enorme per ogni appassionato che si rispetti.

Riferimenti:
Edizioni Arcadia: www.edizioniarcadia.com

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