Prima di iniziare, voglio fare una piccola precisazione: anche se il volume di Lupin porta in calce il nome di Monkey Punch (ovvero Kazuhiko Kato), celebre creatore del famoso ladro “con la faccia di scimmia”, questi non ha proprio nulla a che fare con le storie ivi contenute. Perché questi racconti sono nati da un gruppo di ragazzi (i Kappa Boys), accomunati dalla passione per il famoso ladro gentiluomo: ed è così nato il progetto Lupin III Millennium, che vede appunto autori rigorosamente italiani alle prese con il famoso malfattore giapponese discendente dell’altrettanto famigerato Arséne Lupin. Strana storia, quella di Lupin: innanzitutto il personaggio è stato creato su commissione dalla rivista Manga Actione non per volontà dell’autore. Il manga stesso era abbastanza singolare: innanzitutto presentava un personaggio negativo, anche se idealizzato. Poi era molto importante la componente sessuale, “incarnata” (mai termine fu più giusto) nel personaggio di Fujiko Mine (già il cognome fa riferimento alle sue grazie, significando “montagne”). Le storie a fumetti erano brevi, autoconclusive e con un ritmo incalzante, diversamente dalla serie animata, che stento’ a decollare nonostante i grandi autori coinvolti (primo fra tutti Hayao Miyazaki, a cui dobbiamo manga comeNausicaa, anime come Heidi, e i più recenti La città incantata o Il castello errante di Howl). Le storie presentate in questo volume (Il violino degli holmes, Nella camera a gas, L’esperimento di Kopeko e Nei panni di zazà ) colgono perfettamente l’essenza del personaggio: Lupin non ruba per qualche esigenza particolare, ma lo fa solo per assecondare il suo bisogno di nuove ed impossibili sfide, oppure per aiutare una qualche ragazza in difficoltà (non a caso Jigen lo definisce come “l’ultimo dei romantici”). E troviamo anche i camuffamenti, sempre impossibili da scoprire, i tradimenti di Fujiko, la straordinaria abilità con la pistola di Jigen e il codice bushido a cui si attiene Goemon. Senza dubbio le migliori storie del volume sono la prima e l’ultima. Il violino degli holmes si presenta come uno dei lungometraggi dedicati al personaggio, poiché assistiamo ad un prologo, con conseguente sigla iniziale e poi al naturale proseguimento della storia. L’ultimo racconto è invece un’indagine sulla scomparsa del famoso commissario Zenigata, con una particolarità: quando Lupin si camuffa, diventa egli stesso Zazà, non solo fisicamente, ma anche nel modus operandi, nelle movenze, carattere e pensiero. Le storie sono tutte graficamente molto differenti fra loro, per cui è impossibile tracciare uno stile comune (forse il secondo racconto presenta delle somiglianza più spiccate con l’anime). Un buon volume, destinato ad un pubblico vasto, sia a chi conosce il personaggio, sia a chi lo vuole scoprire per la prima volta: “faccia di scimmia” è qui, ed è tutto italiano! (Luca Massari)

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