Il detective privato Eddy Levanthen di Buddha City viene coinvolto in una intricata vicenda che ha al centro Le chat noir, un individuo avvolto nel mistero e attorno al quale ruotano gli interessi di diversi personaggi.
Tra Bogart e Chandler
Come afferma l’autore stesso nella breve introduzione a Le chat noir, libro realizzato nel 2012 prima del suo ultimo libro uscito (Nella camera del cuore si nasconde un elefante) e prima della malattia che l’ha colpito e di cui ci ha parlato in questa intervista, per realizzare questo fumetto Marco Galli si è abbeverato direttamente alla fonte del genere hard-boiled, nato e sviluppato nei romanzi americani tra gli Anni Venti e Trenta del secolo scorso grazie a scrittori come Dashiell Hammett e Raymond Chandler e perfezionato nel corso degli anni anche e soprattutto sul grande schermo, contraddistinto da una rappresentazione realistica e diretta dei crimini e da un investigatore protagonista dai tratti cinici e duri.
Appare subito chiaro come Galli voglia aderire agli stilemi del genere, sia a livello narrativo che formale: al di là infatti della trama, che vede effettivamente Levanthen attraversare tutte le classiche tappe di un’indagine di questo tipo (rapimenti, botte, omicidi di informatori, agguati, depistaggi ecc), spicca l’impostazione data alle tavole, che abbondano di parti in prosa tra una vignette e l’altra.
Più di semplici didascalie, si tratta proprio di brani narrativi che porgono i pensieri del protagonista come voce narrante; l’utilizzo di un font che richiama quello delle vecchie macchine da scrivere rafforza la/contribuisce all’atmosfera retro del racconto.
Intuizioni e impostazione apprezzabile perché testimonia la puntualità con cui il fumettista ha voluto immergersi in questo mondo.
Levanthen stesso appare come un personaggio privo di personalità propria, perché incarna in sé la summa delle caratteristiche dei detective privati di questo tipo di storie. Una scelta che se da un lato impoverisce la caratterizzazione del protagonista, dall’altro si configura come perfettamente coerente con l’impostazione data al volume, che vuole restituire al lettore quel tipo di atmosfera.
Anche quando sembra “spararla grossa”, poi, evita il rischio di aver abusato di certi costrutti, decostruendoli in chiave sottilmente ironica e non mancando di sagacia: i comprimari sono infatti spesso così sopra le righe che risulta impossibile prenderli sul serio (un esempio è la madre adottiva del protagonista, che nonostante sia spesso ostaggio di qualche delinquente riesce a uscirne sempre sorprendentemente illesa) e in alcuni momenti sembra essere più dalle parti di Dick Tracy che da quelle di Philip Marlowe.
Questo gusto parodico permette all’autore di muoversi abilmente tra le regole del gioco, utilizzandole in forma seria o grottesca a seconda dei casi, con un risultato complessivamente riuscito.
Dissonanze narrative
Un particolare difficile da valutare nell’insieme si rintraccia nella volontà di inserire inserti stranianti all’interno della storia.
Alcune situazioni ci fanno capire che il mondo in cui si svolge Le chat noir non è esattamente il nostro: esistono infatti dei mutanti che si aggirano per le strade, dotati di tentacoli da polpo e spesso considerati dei paria sociali, e le persone possono viaggiare tranquillamente da e verso Marte come se fosse una località esotica raggiungibile, invece che con l’aereo, tramite razzo.
Se da un lato è apprezzabile la volontà di rileggere in modo personale un setting rigidamente codificato da quasi un secolo, dall’altro resta una scelta poco armonizzata rispetto al contesto. Di fatto questi elementi fantascientifici nulla aggiungono e nulla tolgono alla trama della graphic novel, e sembrano più che altro inseriti perché rappresentano immagini suggestive che hanno attraversato la mente dell’autore, in un approccio quasi dadaista ma troppo indefinito.
Ovviamente sono spunti che contribuiscono alla costruzione dello sfondo narrativo e permettono di avere maggiori elementi per la definizione dell’ambientazione, che per loro stessa natura non devono per forza essere funzionali allo svolgimento del racconto, ma la loro presenza così dissonante e volutamente fuori posto crea aspettative che il racconto non soddisfa.
Non è un caso che il cuore del fumetto e della sua riuscita si ritrovino proprio nel tessuto hard-boiled della storia, pur filtrata dall’approccio personale dell’autore.
Un tratto noir
Sotto l’aspetto del disegno, Marco Galli accompagna e rinforza le atmosfere della trama in maniera coerente e riuscita. Il segno, che di primo acchito può apparire semplicemente rozzo, è in realtà a un’occhiata più approfondita curato e volutamente veicolato verso quell’estetica scura e decadente che appartiene al genere.
I neri abbondano, infatti, non solo per gli sfondi notturni della città ma soprattutto nella rappresentazione dei personaggi, a partire dal protagonista. Non vediamo mai il volto di Levanthen, e anche altri dettagli del suo corpo sono difficilmente distinguibili; viene visualizzato grazie al suo cappello e ai contorni dell’impermeabile, che costruiscono la forma del protagonista a partire da una macchia nera.
Anche per i comprimari si utilizza lo stesso principio, concedendo per alcuni una visione più definita ma partendo sempre dal principio di sottrazione dei dettagli. Il tratto netto del disegnatore acuisce la sensazione di disperazione e smarrimento tipiche dei romanzi di questo tipo e che si ritrovano in Le chat noir.
La costruzione delle tavole si adatta alle corpose parti in prosa, e viceversa: le vignette non hanno una griglia predefinita e si collocano, come quantità, posizione dimensione, in funzione della quantità di testo presente in ciascuna pagina. In questo modo la commistione tra romanzo e fumetto viene salvaguardata e l’occhio del lettore rimane sollecitato e attento grazie a un ritmo narrativo movimentato.
Menzione particolare per le tre tavole dal gusto lisergico, che staccano di netto rispetto allo stile del resto dell’opera: realizzate da Dario Panzeri, contrastano nettamente sia per tipologia di segno che per il colore con l’impostazione grafica di Galli, in maniera diegeticamente giustificata. Una sorpresa decisamente piacevole da riscontrare, un accostamento inusuale e coraggioso che offre un quid in più al lavoro nel complesso.
Le chat noir testimonia la capacità narrativa e grafica di un artista in grado di adattarsi con efficacia a un preciso genere letterario, facendolo suo in modo rispettoso e muovendosi agilmente tra le sue caratteristiche, giocandoci con consapevolezza e mancando il bersaglio solo quando prova a inserire delle varianti troppo esterne.
Abbiamo parlato di:
Le chat noir
Marco Galli, Dario Panzeri
Coconino Press Fandango, giugno 2017
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00 €
ISBN: 9788876183508