Le rovine metaforiche della vita di un uomo: Eternity #2

Le rovine metaforiche della vita di un uomo: Eternity #2

Nel secondo volume di “Eternity” Alessandro Bilotta e Matteo Mosca raccontano la parabola discendente di un popolare presentatore televisivo, assistito da un ambiguo Sant’Alceste.

eternity__rovine_metaforiche_visitate_dai_turistiTito Forte, storico conduttore di programmi televisivi di successo, è tornato con un nuovo talk show dopo una lunga assenza dalle scene: la prima puntata termina però in maniera rovinosa e questo rende il presentatore un paria negli ambienti romani dello spettacolo.
Una situazione che attira immediatamente l’attenzione del gossipparo Alceste Santacroce, il quale inizia a frequentare Tito Forte con l’occhio clinico e cinico di chi vuole seguire da vicino la decadenza di un uomo che in pochissimo tempo vede la propria vita disfarsi.

Con Rovine metaforiche visitate dai turisti, secondo volume della serie Eternity pubblicata da Sergio Bonelli Editore sotto l’etichetta AudaceAlessandro Bilotta rende ancora più evidente il tipo di “laboratorio” che rappresenta questo progetto: se nel primo episodio il protagonista Sant’Alceste era il centro nevralgico della narrazione, ora il focus si sposta su Tito Forte, quasi che stavolta sia lui il vero protagonista. Ad Alceste è destinato il ruolo di spalla o, meglio, di osservatore: in questo senso si può quindi intuire come Eternity voglia essere una finestra aperta su alcuni spaccati della società collegati allo spettacolo e al mondo dell’apparire che lo sceneggiatore romano scandaglia di volta in volta utilizzando una figura volutamente asettica e distaccata – ma costruita in maniera così ambigua e conturbante da diventare magnetica per il lettore – come veicolo per uno sguardo privilegiato su queste “rovine metaforiche”.

Si può altresì supporre che Eternity sia una serie a cornice nella quale a rotazione verranno posti sotto i riflettori elementi di primo e secondo piano per dare vita a una pluralità di punti di vista. In questo senso, ancor più del “come”, è proprio il “cosa” che può spiazzare il lettore perché apparentemente la storia non c’è, almeno non intesa come percorso più o meno lineare di eventi. La narrazione evenemenziale cede il passo a una staticità ponderata ma imprevedibile, a una riflessione articolata per temi.

UN’ESISTENZA ROVINATA

La parabola discendente del presentatore TV dice molto di una certa Italia, in fondo: la classica figura rassicurante e pulita, abituata a entrare nelle case degli spettatori come uno di famiglia, ma che in realtà dietro questo paravento nasconde fragilità, vizietti e storture che lo portano a reagire in modo disordinato alla nuova condizione di escluso.eternity 2 int 1

Il personaggio sbandiera le proprie qualità morali, pretende che gli si dia credito in nome di un’integrità che, nel corso della carriera, si è tradotta in scelte professionali oculate e azioni pubbliche ineccepibili. Negli anni si è dunque creato uno scollamento tra un Tito Forte televisivo e un Tito Forte privato, con il secondo gradualmente rimosso a favore del primo. Nel momento in cui la personalità pubblica finisce sotto accusa e perde la dignità, l’Io sacrificato dalla sovrastruttura riemerge ormai lacerato e logoro, in piena crisi di identità.

Quella che segue è una discesa, un anticlimax di cui parla lo stesso Bilotta nell’introduzione all’albo. Sembra che nella vita dell’uomo di spettacolo il meglio sia già passato, che la spannung sia stata vissuta e che ora sia rimasto solo il peggio.
La sensazione è che qualcosa di simile valga anche per Alceste: il congelamento della sua rubrica, oltre a essere conseguenza di quanto mostrato nel primo volume, si coniuga in maniera calzante con il tema principale di questo e contribuisce a offrire ulteriori spaccati sulla personalità di una figura che è solo apparentemente monolitica ma che in realtà nasconde in sé moltissime facce, quasi tutte imperscrutabili.
In ogni caso si può rilevare una certa similitudine tra i due personaggi, entrambi bisognosi di protezione dall’interno dei reciproci ambienti lavorativi, nonostante abbiano essi stessi la possibilità di danneggiarli.

ROMA TI VEDE

A far da sfondo alla condotta dissoluta dei suoi abitanti è la Roma “frivola” e di plastica già osservata lucidamente ne La morte è un dandy, una città del futuro che rimane ancorata al passato sia nei luoghi e nell’arredamento – le rovine romane in cui viene allestito il palco per il teatro e gli ambienti dell’albergo in cui soggiorna Alceste – che nella lotta di potere. In questa Roma futura e passatista l’istituzione religiosa cerca di appropriarsi di un maggiore potere temporale esercitando quello che già possiede per indirizzare ancora una volta le vite di cattolici e non. Non solo per mezzo della TV, quindi apertamente, ma anche dietro le quinte.eternity 2 int 2

In questo scenario Sant’Alceste si muove comunque a suo agio riuscendo al contempo a esserne estraneo; è inoltre interessante notare come, nel suo affiancare Tito Forte, il protagonista mantenga un atteggiamento a tratti complice e comprensivo – dovuto al fatto che anche lui sta passando problemi lavorativi per aver indispettito qualcuno di potente – ma al contempo spietatamente “professionale”, volto a raccogliere materiale per il suo libro e quindi al suo interesse personale, tanto da indurre a pensare in un paio di momenti che possa aver in qualche modo facilitato le avverse fortune del conduttore per avere l’opportunità di osservare più da vicino tale sfacelo umano.

PAROLE E ROVINE

La sceneggiatura di Bilotta è chirurgica quanto l’atteggiamento della sua creatura: i dialoghi sono dosati con la massima cura, non c’è mai una parola di troppo nei discorsi dei personaggi e con certe frasi ricorrenti l’autore rende, in modo suggestivo, quasi labirintiche le vicissitudini narrate.
Persistono anche alcuni fattori che potremmo definire inside joke, come la presenza del locale in disarmo Eternity – che rimane sullo sfondo e visualizzato solo dall’esterno ma che, per via del nome stesso, potrebbe racchiudere maggiori significati – o come i paparazzi che intervengono sempre in momenti salienti della vicenda a ricordare l’elemento mondano della serie.
La trama scorre in maniera piuttosto lineare nella discesa verticale che racconta, alternandosi con alcuni inserti che a una prima occhiata appaiono un po’ fuori posto: per esempio l’inciso sui proprietari della rivista per cui Alceste lavora sembra essere completamente avulso dal resto della storia e utile solo ai fini dello sviluppo orizzontale della serie.eternity 2 int 3

ROVINE E DISEGNI

Ai disegni troviamo Matteo Mosca, che segue fedelmente l’estetica dettata da Sergio Gerasi nel primo volume: una gabbia molto impostata, una visione piuttosto “eterea” della Roma che fa da sfondo alle vicende e un aspetto vagamente caricaturale per i personaggi.

In particolare la griglia, ancor più che nella storia d’esordio, segue una scansione fissa senza quasi nessuna deroga: tutte le tavole sono composte da sole due strisce che, considerando il formato alla francese, guadagnano molto spazio in altezza, con l’eccezione di una pagina formata da quattro strisce poco dopo la metà del tomo e di un’altra su tre file poco prima del finale. Nel primo caso la diversa struttura è giustificata dall’azione ritratta, caratterizzata da un ritmo piuttosto serrato e che costituisce un punto di svolta nella trama, mentre nel secondo si dà maggiore spazio a uno specifico dialogo tra i due personaggi principali importante nella drammaturgia complessiva impostata da Bilotta.

ùPer quanto riguarda le figure umane il segno di Mosca, pur guardando direttamente a quello di Gerasi risulta forse meno convincente: i tratti somatici, in effetti, appaiono a volte un po’ troppo marcati nei primi piani mentre, quando appaiono sullo sfondo, risultano generici e poco incisivi.
La recitazione invece funziona piuttosto bene e conferisce ai personaggi movenze volutamente enfatiche, quasi da fotoromanzo, che ben si prestano all’aria da pantomima con cui lo sceneggiatore ha infuso il progetto. Si tratta di una teatralità che accomuna significante e significato, che può rimandare alla visione barocca di “teatro del mondo”: attraverso la recitazione teatrale la cerimonia della vita prende forma e, maggiore è la vitalità del gesto, proporzionalmente vasta è la vacuità che nasconde o che si cerca di riempire proprio per mezzo del cerimoniale. Così, l’apparente integrità di Tito Forte si esplicita davanti alle telecamere in una compostezza posturale che non si scompone più di tanto neppure davanti a una rissa televisiva da lui stesso provocata. Al contrario, quando toglie la maschera del presentatore irreprensibile, l’uomo si lascia andare e libera il proprio corpo che, svincolato dalla morale, si muove parossisticamente.

I colori, anche stavolta affidati ad Adele Matera con la supervisione di Emiliano Mammucari, consentono una continuità stilistica fondamentale, che rende peculiare la tavolozza della Roma altolocata in cui si muove Alceste: abbacinante, festaiola, troppo bella per essere vera.

Il volume è pressoché privo di sbavature, anche se qualche passaggio narrativo paga lo scotto di un eccessivo ermetismo.
Un prodotto non per tutti, anche nell’ambito del pubblico da libreria: raffinato, metaforico, che trova la propria riuscita nei non detti e in un protagonista sfuggente che guida il nostro sguardo su un panorama poco piacevole e difficilmente decifrabile: come la vita.

Abbiamo parlato di:
Eternity #2 – Rovine metaforiche visitate dai turisti
Alessandro Bilotta, Matteo Mosca, Adele Matera
Sergio Bonelli Editore, 2023
72 pagine, cartonato, colori – 17,00 €
ISBN: 9788869617782

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