Le opere del maestro Kazuo Kamimura arrivate finora in Italia ci hanno mostrato un autore che ama approfondire i temi della vendetta, del riscatto femminile e dell’erotismo, con la sua inconfondibile estetica ricca di allegorie e accattivanti soluzioni grafico-narrative. La pianura del Kanto invece, è una piacevole eccezione al Kamimura che abbiamo assaporato fin qui: un affresco biografico, con molti elementi personali, che ci riporta al secondo dopoguerra, in un Giappone che affronta con estrema difficoltà l’umiliazione e la recessione dovuti alla recente sconfitta.
Il protagonista, Kinta, è un ragazzino di sette anni che vive nella campagna della regione del Kanto, la zona centrale del Giappone (quella che, tra le varie prefetture, comprende anche quella di Tokyo). Nel corso dei tre volumi Kinta attraversa la sua adolescenza fino a diventare un giovane ventenne interrogandosi sul percorso da intraprendere una volta entrato nel mondo degli adulti. Adolescenza costellata di eventi personali intensissimi, mentre sullo sfondo si dipana la storia del Giappone post-bellico, tra nuove mode e sentimenti di rinascita.
Oltre ad essere chiaro fin da subito che Kinta è una versione romanzata dello stesso Kamimura da giovane, la pienezza di quest’opera va riscoperta nel mosaico di eventi dell’epoca che si svolgono alle spalle dei protagonisti: l’arrivo delle influenze occidentali (i chewingum e il cinema, per dirne due), il ruolo dell’imperatore, simbolo di un orgoglio ferito, e tutta una serie di fatti di cronaca che disegnano un Giappone sicuramente irrequieto in quegli anni.
Per quanto la bibliografia di Kamimura sia ricca di personaggi indimenticabili come Yuki (Lady Snowblood), Tsuru (Storia di una geisha) o Yukie (Il fiume Shinano) mai come ne La pianura del Kanto si ha l’impressione che questi siano perfettamente delineati e complementari tra loro. Stupisce innanzitutto la presenza esigua di figure femminili, a conferma della peculiarità di quest’opera rispetto alla stragrande maggioranza della produzione dell’autore. Le figure austere del nonno di Kinta e del maestro Yanagawa, suo mentore, si contrappongono con deliziosa armonia alla leggerezza e alla ribellione di Kinta e Ginko (che, tra l’altro, è un interessante tentativo di Kamimura di raccontare l’omosessualità dell’epoca). Tutti i personaggi si amalgamano nella trama con realismo e naturalezza, anche al netto di qualche ambiguità dovuta agli anni che l’opera si porta dietro.
L’obiettivo de La pianura del Kanto è restituire al lettore uno sguardo neorealista del Giappone per fargli intravedere le sfumature più vere e quotidiane degli anni cinquanta e sessanta; ma per Kamimura è occasione anche per scrutare dentro di sé e provare a capire i passi della sua crescita. Nei pensieri di Kinta, nelle sue scoperte sessuali, nei suoi dubbi etici, è possibile intravedere l’autore e i suoi desideri. È possibile cogliere l’inquietudine e l’incertezza di un animo in continua ricerca di una conciliazione con il senso di esistere.
Tale ricerca è evidente in tutte le opere di Kamimura che, come detto, sono dense di allegorie e metafore sul senso della vita, ma che trova una delle sue massime espressioni in quest’opera. Il percorso del protagonista si interrompe inevitabilmente sul più bello, cioè quando la consapevolezza di voler intraprendere la strada dell’arte si fa concreta e mai più rimandabile.
La bellezza delle tavole è quella a cui Kamimura ci ha abituati, anzi ci troviamo nel fiore della sua carriera e probabilmente in uno degli apici del suo stile di disegno. Un tratto sinuoso che gioca con la sensualità delle forme quando la tavola pone l’attenzione sul volto o l’emotività dei personaggi, mentre si fa preciso e ricco di dettagli quando sullo sfondo è necessario descrivere il luogo e il contesto.
Le oltre mille tavole de La pianura del Kanto sono inoltre ancora più valorizzate nell’edizione Coconino, che vanta la pubblicazione di tutte le pagine a colori originali e la restaurazione di alcune tavole che per esigenze tipografiche dell’epoca vennero stampate scomposte e ri-adattate al formato del volume. Un generoso lavoro di editing, portato avanti dai curatori Paolo La Marca e Livio Tallini – che già con la splendida Tredici notti di rancore avevano regalato ai lettori italiani un’edizione migliore dell’originale – che dà l’idea della cura e della passione dietro al recupero di questi gioielli del fumetto orientale.
Abbiamo parlato di:
La pianura del Kanto
Kazuo Kamimura
Traduzione di Paolo La Marca
Coconino Press, 2022
3 voll., 384 pp cad., cartonato, bianco e nero e colori – 24,00 € cad.
Vol. 1 ISBN: 9788876186165
Kazuo Kamimura in Italia: intervista a Paolo La Marca