La finzione della realtà: Corso di recitazione di Nick Drnaso

La finzione della realtà: Corso di recitazione di Nick Drnaso

Dopo "Beverly" e "Sabrina", Nick Drnaso continua la sua indagine sulle tensioni e le inquietudini della società statunitense e del mondo contemporaneo.

Corso-di-recitazione-cover200x2403-scaledDurante la seconda fase della pandemia, tra il 2020 e il 2021, mi è capitato di rileggere Sabrina, graphic novel del 2018 con cui Nick Drnaso si era definitivamente imposto all’attenzione del fumetto mondiale e opera inserita nella long list del Booker Prize 2018 (primo fumetto della storia del premio a ricevere questa menzione).

La sua analisi non solo della società e della politica statunitense contemporanea, ma più in generale della natura dei rapporti umani, delle distanze tra le persone, delle paure e delle paranoie che agitano il nostro tempo, mi avevano fatto venire la voglia di scrivere un articolo su come l’opera di Drnaso (inclusa anche la precedente Beverly) spiegasse alla perfezione – qualcuno direbbe, impropriamente, che li prevedesse, ma in realtà era tutto già presente al tempo in cui sono stati scritti – tutti i cortocircuiti e i problemi del mondo contemporaneo, perlomeno quello occidentale.  Ovviamente la mia disorganizzazione cronica e una certa pesantezza d’animo che la rilettura mi aveva provocato fecero deragliare ogni barlume di progetto.

corso-di-recitazione-nick-drnaso-2-670x769Ci ha pensato Corso di Recitazione, la nuova opera  dell’autore, a riaprire quel discorso lasciato in sospeso, a ricondurmi dentro una narrazione del quotidiano e del presente fatta di inquietudini e turbamenti sotteranei e inconsci.  La graphic novel, pubblicata da Drawn and Quarterly nel 2022 e portata in Italia da Coconino Press nel 2023, ha per protagonista una classe di recitazione: dieci sconosciuti che partecipano al corso gratuito organizzato dall’enigmatico John Smith, un insegnante che si presenta come un uomo qualunque, senza una formazione particolare ma con la passione per il teatro e la capacità di capire le persone.

Dieci disadattati, dieci cercatori irrequieti, come li definisce lo stesso Smith: una coppia in crisi, una ragazza con problemi psichici seguita e curata da una madre apprensiva, una madre che si sente indatta e fuori posto, un modello per classi di anatomia che nasconde fantasie oscure, un uomo che fa volontariato e dal passato misterioso, una ragazza insoddisfatta dal proprio lavoro, un’altra apatica ma ugualmente fuori posto, un uomo alla ricerca di approvazione e accettazione. Nessuno a proprio agio, tutti alienati nelle loro esistenze. E proprio da questa alienazione e da queste fragilità che pian piano emergono, attraverso esercizi di improvvisazione sempre più estremi, pervasivi e invadenti, demoni e desideri inconsci che impattano sulla realtà stessa delle esistenze dei protagonisti, tra spaesamento, paura e accettazione.

Nick Drnaso costruisce un racconto inquietante e teso, in cui realtà e perfomance si susseguono e si mescolano senza soluzione di continuità, lasciando il lettore smarrito eppure profondamente coinvolto nel seguire le vicende dei protagonisti, anche se alla fine non possiamo dire di conoscerli veramente, ma di conoscere solo alcuni scampoli della loro vita reale e dei loro desideri, spesso non riuscendo nemmeno a distinguerli. L’autore costruisce due realtà parallele per ogni personaggio, ciascuna ugualmente credibile e accettabile. Una struttura che appare al tempo stesso genuinamente guidata dai desideri e le inclinazioni dei personaggi stessi e plasmata dalla figura di Smith, che si allontana sempre più dal ruolo di insegnante, di cui non ha palesemente competenze, per diventare un guru, un leader di una setta o di un culto capace di far leva sulle fragilità dei suoi allievi, fino a presentarsi, nel finale lasciato apertissimo, come reclutatore per qualcosa di più grande, forse la promessa di una vita nuova, forse semplicemente una truffa.


corso-di-recitazione-nick-drnaso-6-670x768A Drnaso non sembra importare molto della trama vera e propria, di fatto labile e lasciata senza una conclusione: come in Sabrina e in Beverly, l’autore vuole indagare la nostra società, delle bugie a cui siamo disposti a credere per poter andare avanti, in un mondo che ci promette che “ogni persona ha qualcosa di unico che è impossibile ricreare, senza eccezioni” ma che poi ci incasella in un’esistenza misera e solitaria.

Alla luce della pandemia, della separazione fisica e dell’immersione sempre più totale nel mondo digitale, Corso di recitazione appare come una metafora – paradossalmente priva di qualsivoglia tecnologia, dato che nessun oggetto o elemento tecnologico appare nella storia – del mondo social e di internet, in cui siamo liberi di creare vite parallele, di far filtrare solo quello che ci piace e ci far star bene, di inventarci una nuova identità. Una metafora non condita da qualsivoglia morale, ma anzi lasciata sospesa al giudizio del lettore, come nelle precedenti opere: siamo davvero sicuri di poter giudicare la scelta di ognuno dei protagonisti? Siamo sicuri che la nostra condizione sociale e esistenziale sia l’unica possibile e immaginabile, e che non ci faremmo ingannare anche noi da una illusione forse pericolosa, ma ben più appagante? Da questa riflessione, che rende la lettura uno specchio per il lettore stesso, nasce un senso di profonda e perturbante inquietudine.

167-scaledL’inquietudine è forse  l’elemento caratteristico dello stile narrativo e grafico di Drnaso: il tratto realistico ma minimale fatto di pochi segni, unito all’assenza quasi totale di ombre e i colori piatti, crea un mondo al tempo stesso familiare e distante, verosimile e alieno. La scelta di inquadrature sviluppate in orizzontale, anche quando si tratta di primi piani, crea un immediato senso di distacco e distanza, che si accentua quando il campo si allarga e le figure restano isolate in un vuoto che le circonda, anche laddove gli sfondi sono ben dettagliati.

Pur mantenendo gli elementi caratteristici delle altre sue opere, in questo racconto Drnaso opera un piccolo ma significativo cambiamento nella rappresentazione e degli occhi dei protagonisti, passando dai semplici puntini neri a iridi colorate. L’aggiunta di dettagli sui volti, oltre a essere necessaria per distinguere i personaggi, offre all’autore nuove possibilità per lavorare sulle espressioni e le emozioni: in molti passaggi è proprio il contrasto tra quello che succede e la reazione sulle facce dei personaggi a creare i momenti di maggiore spaesamento e turbamento. Questo accade in particolare con John Smith, i cui occhi glaciali e spesso inespressivi aumentano l’aura di mistero e di sospetto che aleggiano su di lui.

Pur nella sua ambizione e in una certa potenza metaforica, Corso di recitazione non è un’opera totalmente matura e presenta alcuni punti di criticità. La struttura narrativa si pone a metà strada tra Beverly e Sabrina, con una trama orizzontale che è spezzata da una parte episodica dedicata a singoli personaggi o singoli gruppi. La sfida di seguire undici personaggi, che porta alla frammentazione del racconto, non trova un compimento nemmeno nel loro approfondimento, dato che alcune suggestioni molto forti, addirittura estreme, vengono lasciate abbozzate e non sviscerate come ci si poteva aspettare. È il caso di Lou, personaggio di cui si conosce pochissimo (sappiamo che vive in un sottoscala di una famiglia con cui non si sa quale legame abbia e che non viene apprezzato come vorrebbe a lavoro): per tutta la storia accetta di interpretare un cane, ma non si capisce nè si vede che tipo di ripercussione abbia questo sulla sua vita. Poco spazio viene dedicato anche a Danielle, che risulta in molti momenti trascurabile e sottoutilizzata, mentre i traumi e i demoni di Neil o le fantasie di Thomas, portati alla luce con alcune delle scene più estreme e sconvolgenti, non trovano una riflessione pienamente compiuta.

È chiaro l’intento dell’autore di voler dimostrare attraverso queste contraddizioni e queste incompiutezze come sia impossibile realmente conoscere una persona e come l’essere umano stesso inganni sé stesso sopprimendo impulsi e istinti anche aberranti, ma in alcuni casi questa riflessione resta troppo abbozzata e schiacciata da quella fatta su altri personaggi. Le ambiguità dei protagonisti sono rese anche da uno stile che rende difficile distinguere i personaggi, effetto che a volte appare quasi involontario e non pensato, generando momenti di frustrazione nella lettura.

Pur non essendo solido e compatto, e quindi tagliente e efficace, come il precedente Sabrina, Corso di recitazione è un’opera affascinante che, anche con i suoi difetti, offre spunti di riflessione e una prospettiva quantomeno interessante, sul mondo e l’umanità contemporanea (ed è forse un peccato che sia uscita, forse un po’ in sordina, nei mesi estivi e non in quelli più rilevanti per il calendario fumettistico italiano). Resta da vedere se Drnaso nelle prossime opere saprà trovare nuove angolature da cui osservarci o se resterà anche lui intrappolato in una performance dei suoi lavori precedenti.

Abbiamo parlato di:

Corso di recitazione
Nick Drnaso
Traduzione di Marta Barone
Coconino press, 2023
270 pagine, cartonato, colori – 30,00 €
ISBN: 9788876186417

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