Inni alle stelle, le persone sono specchi

Inni alle stelle, le persone sono specchi

Il primo fumetto come autore unico di Giopota pone l’attenzione sui rapporti tra le persone e su come agiscano su scelte e comportamenti. Una prova narrativa di grande maturità.

Inni alle stelle, edito da Bao Publishing, è il primo viaggio in solitaria di Giopota, il primo racconto che lo vede nel duplice ruolo di narratore e illustratore.
Per lo stesso editore, poco più di anno fa, Giovanni Pota aveva dato prova della sua capacità di disegnatore e colorista con Un anno senza te, un volume che parla del percorso di elaborazione alla fine di una relazione e del superamento del distacco, traumatico e doloroso, che inevitabilmente porta.

La sinergia con Luca Vanzella aveva permesso la produzione di un racconto lineare e ben strutturato, offrendo la possibilità di conoscere le linee morbide di Giopota unite ad una pelette basata su colori intensi e pastosi, ideali per raccontare emozioni e stati d’animo.
Se di questo volume colpivano alcune trovate graficamente originali, su tutte la nevicata di coniglietti bianchi che invadeva anche la quarta di copertina, nel caso del nuovo lavoro la prima sorpresa arriva dal titolo.
Inni alle stelle è un racconto che parla di stelle che cadono e che vengono celebrate, ma è anche un racconto di crescita, un cammino verso le stelle cadute intrapreso dal protagonista, il cui nome è proprio Inni.

L’occasione che ha dato vita al suo fumetto, come lo stesso Giopota ci ha raccontato nell’incontro avvenuto durante il Lucca Comics & Games 2019, è il Cammino di Santiago, che l´autore ha fatto qualche anno fa.
Inni alle stelle non si limita però ad essere un’ennesima, sebbene visivamente gratificante, metafora del viaggio visto come crescita, ma sposta l’attenzione un po’ più avanti, prefissandosi l’ambizione di voler raccontare quanto i rapporti tra le persone definiscano ciascun individuo.

La riflessione di partenza è quella sull’uomo aristotelico, ossia l’individuo che ha facoltà e destino di essere animale sociale, e che trova uno scopo solo se parte di una comunità; l’originalità sta nel rovesciare l’equazione per raccontare quanto sia invece il contesto a definire il singolo.
L’intenzione di un lavoro come questo non è il raccontare come le interazioni producano una comunità ma come sia la comunità, dalla famiglia agli amici e persino gli incontri casuali, ad agire, attraverso aspettative e opportunità, sull’individuo e la sua crescita.

Narrativamente Giopota racconta questo gioco di specchi su due livelli.
Nella prima parte l’autore mostra come le azioni siano conseguenza delle aspettative, o pregiudizi, che imprigionano il protagonista.
Inni è descritto dalle persone che ha attorno come un indolente e i suoi comportamenti sembrano adeguarsi all’immagine che gli è stata costruita attorno. Una gabbia dalla quale non sono esentati neppure i fratelli: il maggiore è quello studioso, il piccolo invece è ancora un bambino.
L’immagine che viene cucita addosso a Inni viene riflessa dallo stesso. La sua fuga e la decisione di intraprendere il viaggio verso le stelle è dettata proprio dalla voglia di rompere queste catene pirandelliane, rispondere alla domanda “chi sono lontano dal ruolo che mi hanno assegnato?” per imparare a capire chi ci sia dietro questo riflesso.

L’intuizione di Giopota è quella di mettere tutti i personaggi in scena nella stessa posizione: tutti sono sollecitati a fare i conti con il pregiudizio altrui e affrontarlo uscendone inevitabilmente cambiati.

Questo rapporto tra aspettative e scelte è il gioco al quale l’autore resta fedele passo dopo passo, dalla cena di famiglia che apre il volume fino al climax, il momento in cui la somma delle scelte fatte da ciascun pellegrino trova compimento.
Se l’intento viene perseguito con cura e ogni elemento del racconto è funzionale, non manca qualche passaggio che appare meno organico rispetto al quadro generale.
La fretta di portare il lettore al centro di quella che è una riflessione estremamente strutturata porta al sacrificio di Leucia, fidanzata di Inni, e della famiglia stessa, che restano congelati alla prima impressione che viene consegnata al lettore.

Molto attenta risulta invece la definizione dei compagni di viaggio di Inni, che vengono raccontati durante tutto il loro percorso di crescita.

Non mancano anche in questo volume trovate grafiche degne di nota, a partire dall’idea di raccontare le stelle che cadono, letteralmente, con il cielo che viene mano a mano spogliato dei suoi punti di luce.
Un evento cataclismico, quella della pioggia di stelle, che è vissuto dai protagonisti con una rassegnazione che ne sottolinea la drammaticità, e che è ben lontana dalla suggestione legata ai desideri da esaudire delle notti estive.
Ottima ancora una volta la scelta dei colori, capaci di immergere il lettore negli stati d’animo suscitati dalle azioni.
Notevole la pagina doppia con cui viene mostrato un volo sospeso tra sogno e reale, così come le improvvise virate verso un rosso intenso e cupo che raccontano di una guerra in corso sulla strada dei pellegrini.
La crescita di Inni è anche grafica, con le fattezze che si modificano pagina dopo pagina.
Al suo ritorno a casa Inni è diverso ed è lui stesso a proiettare su chi lo ha aspettato una sua nuova immagine, sovvertendo così il gioco di specchi che apre l’opera.

Il risultato è un fumetto solido e coinvolgente, che  invita a fare propria la riflessione di Giopota sul rapporto, ora accondiscendente ora di conflitto, tra il singolo e le aspettative degli altri e di come sia il delicato equilibro tra questi due elementi a definire la personalità di ciascuno.
Una prova in solitaria che convince e che, oltre che confermare la doti di illustratore dell’autore, svela una scrittura che è capace di tradurre in modo chiaro quella che è una riflessione, laterale e ben esposta, sulla natura umana.

Abbiamo parlato di
Inni alle stelle
Giopota
Bao publishing, 2019
233 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN-13: 978-8832733204

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