Inni alle stelle, tra crescita e viaggio: intervista a Giopota

Inni alle stelle, tra crescita e viaggio: intervista a Giopota

A Lucca Comics & Games Giopota ci racconta il suo Inni alle stelle, sua prima opera in solitaria: un racconto per cercare negli altri il proprio riflesso e così guardarsi meglio, imparando a capirsi.

Folla oceanica, pioggia torrenziale, ma anche e soprattutto molto altro.
Lucca Comics and Games si conferma anche nel 2019 occasione di incontri e approfondimenti attraverso il contatto e le chiacchiere dirette con gli autori che, tra una sessione di dediche e una di sketch , si mettono a disposizione di taccuini e registratori.
Abbiamo incontrato Giopota, al secolo Giovanni Pota, allo stand Bao dove il suo Inni alle stelle faceva il suo debutto in società.Alle spalle di Giovanni diverse autoproduzioni, l’illustrazione di Un anno senza te, e una gran voglia di essere narratore.

Esce Inni alle Stelle, per la prima volta viaggi da solo. Com’è nato questo viaggio?
Effettivamente questo libro nasce proprio da un viaggio lungo il Cammino di Santiago, che ho percorso realmente. A onor di ciò, lo ritengo un libro piuttosto autobiografico, seppure non ho mai voluto fare un libro che fosse prettamente sul Pellegrinaggio, ma che avesse temi più ampi, legato alle emozioni più che all’avventura in sé. Nella mia mente è nato prima ancora di Un anno senza te (realizzato su testi di Luca Vanzella, Bao 2017). Avevo questa storia nel cassetto a cui volevo dare forma, dopo aver concluso quel libro ho capito che era il momento giusto.

Un anno senza te tratta dell’elaborazione di un abbandono, di momento di crescita. Un tema che torna anche nel nuovo libro. Inni, il protagonista, cresce attraverso le persone che incontra e che in qualche modo lo cambiano.
Più che cambiarlo, credo che lo aiutino a fargli da specchio. Inni ha semplicemente un’immagine offuscata di se stesso e ha bisogno di rivedersi negli occhi degli altri per capire il suo valore. Ci sono passato anch’io e penso che non ci sia nulla di male a non avere una chiara immagine di sé. È normale cercare negli altri il proprio riflesso per guardarsi meglio, questa ricerca aiuta a capirsi. E poi, non si può vivere da soli, o meglio: si può viaggiare da soli, ma non in “solitudine”.

Su questo tema, uno dei primi incontri di Inni è con una ragazza che gli dice: non è vero che tu non sai fare nulla. Ogni personaggio che incontra in qualche modo aggiunge elementi che completano il protagonista
Vero. I personaggi di contorno hanno un ruolo di rafforzamento nei confronti del protagonista: così Inni rimane al centro e si osserva da vicino la presa di coscienza delle sue capacità. Dall’altra parte, Inni in questo libro non è mai l’eroe, tranne forse alla fine. La figura dell’eroe è occupata da un comprimario che come tutti gli altri è funzionale alla crescita di Inni.

Di Un anno senza te mi hanno colpito alcune trovate grafiche; dai conigli di neve al dirigibile. Immagini visivamente eloquenti, dal punto di vista della narrazione. In Inni alle stelle ci sono le stelle che cadono, letteralmente.
Le stelle sono un elemento molto presente nella mitologia del Pellegrinaggio, e io sono sempre stato affascinato sia dall’astronomia che dall’astrologia. Al netto di ciò, è stato naturale per me renderle protagoniste silenziose dell’estetica del libro. Mi piaceva l’idea di reiterare lungo tutto il racconto l’immagine delle stelle che cadono, che – oltre a essere qualcosa di poetico e suggestivo – trasmette anche inquietudine e tristezza, tutte cose utili a suscitare interesse nel lettore.

La tradizione del Pellegrinaggio parte con la conchiglia che viene donata al protagonista, c’è il cammino sulla strada di un Santo e la ricerca del suo tesoro come meta…
Nel libro, il tesoro è il pretesto per poter viaggiare. La meta è importante nella misura in cui c’è bisogno di un obiettivo, ma resta più importante il modo in cui riesci a raggiungerlo, non dove arrivi. I pellegrini viaggiando insieme si porgono vicendevolmente la domanda di rito: “perché lo fai?” nonostante siano ben consapevoli che a prescindere dal pretesto, dal tesoro, la vera motivazione è molto più profonda e difficile da spiegare con parole. Sono tutti propositi diversi eppure accumunati dalla stessa volontà di essere lì, in movimento verso qualcosa.

Quale è secondo te la chiave di volta del tuo racconto?
Se parliamo del climax, chiaramente non posso dire troppo per non rovinare l’esperienza di lettura. Posso dire, però, che c’è un momento che suscita meraviglia nel lettore. Cerco sempre di partire da un’immagine suggestiva, che provochi stupore, attorno alla quale sviluppo la storia. Forse la chiave di volta è presente lì, nel momento in cui il lettore capisce che è valsa la pena di aver vissuto il mio racconto perché c’era qualcosa di bello che lo attendeva all’orizzonte.

Il colore nel tuo libro ha uno spessore narrativo. A un cielo da tramontana, che sembra non finire mai, alterni ambienti onirici.
Ho cercato quanto più possibile di riproporre i colori della Spagna, tanto magici quanto reali. Lì il cielo è enorme, sopra questi altipiani sconfinati di cui l’orizzonte è una linea netta, oltre alla quale sembra che la terra finisca e si cada giù nel vuoto. Volevo trasmettere la sensazione di piccolezza di fronte alla natura e l’universo. In questo il colore mi è utile a raccontare in maniera attinente un’esperienza che, seppure fantastica, reputo molto reale, terrena, che tutti possiamo vivere se decidiamo di partire zaino in spalla. E poi il colore pieno che non pone limiti di palette è fondamentale a completare il mio disegno, che essendo di per sé molto semplice risulterebbe privo di forza e significato senza.

Il nome del protagonista, Inni, è ambivalente. Leggi il titolo e pensi ad un cantico, invece si tratta di un viaggio.
Sì, Inni si chiama così perché volevo avesse un nome semplice e memorabile, ma che fosse anche morbido e gentile. È un nome che ho scelto a prescindere dal titolo che in principio doveva essere un altro. Bao però non ne era pienamente soddisfatta, così mentre passeggiavo mi è venuto in mente il gioco di parole legato al nome del protagonista e gliel’ho proposto per scherzo. Gli è piaciuto ed eccoci qua.

Lucca Comics per te cosa rappresenta?
Ci sono venuto la prima volta quando è uscito Un anno senza te, dunque l’ho vissuta come autore! Da lettore sono sempre andato a Napoli Comicon, essendo originario di Caserta. La prima volta a Lucca non avevo ancora un pubblico, adesso che ci torno da autore unico invece è molto bello incontrare i lettori che ti dicono di avere altri tuoi libri dedicati. Quelli che hanno cominciato a leggere Inni alle stelle mi sembrano incuriositi. Mi pare stia ricevendo una buona accoglienza e ne sono contento.

Intervista realizzata dal vivo a Lucca Comics & Games il 2 novembre 2019


Giopota

Giopota è un fumettista e disegnatore. Nasce nel 1988 a Caserta, dove studia e si diploma come grafico pubblicitario, e nel 2012 viene adottato da Bologna, dove studia Fumetto e Illustrazione all’Accademia di Belle Arti.
Ha pubblicato per Renbooks I fuochi della sera e ha illustrato I Guardiani della Luce per lo stesso editore. Ha disegnato le tavole di Gennaio, scritto da Luca Vanzella e pubblicato on-line sulla piattaforma Issuu. Nel 2017 fa il suo esordio con Bao Publishing con Un anno senza te, sempre su testi di Vanzella. Inni alle stelle è il suo primo lavoro come autore completo.

Un anno senza te: il tempo di capire e ricostruire se stessi

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