Vi è familiare il concetto di “spazi liminali”? Si tratta di non-luoghi di passaggio, reali o fittizi, privati della loro funzione, vuoti, intatti come se non fossero mai stati usati, a volte labirintici, in qualche modo familiari e nello stesso tempo alieni, capaci di trasmettere sensazioni di disagio, di anormalità, di inquietudine. Per visualizzarli basta pensare alle labirintiche “backrooms” colorate di giallo che riempiono internet: sono in molti ad averle usate come sfondo per storie horror di grande effetto basate sul vuoto, sull’assenza, sul perturbante creato dagli spazi vuoti; ma come esempio più semplice si possono citare ad esempio una scuola deserta, o il corridoio di un hotel. Non-luoghi, appunto. Posti di passaggio privati della loro funzione. Asettici, senza aperture verso l’esterno, a volte confortevoli, ma più spesso no.
Sono proprio i “liminal spaces” uno degli elementi principali de La Soglia, il nuovo graphic novel di Claudio Cicciarelli e AlbHey Longo, ambientato nello stesso paese di Empty Cave che ha già fatto da sfondo nel loro lavoro precedente, Silica Void. La storia però è leggibile a se stante, con una nuova trama e nuovi personaggi. In questo caso i giovani Derox e Scodix, adolescenti con nome da stampanti – come quasi tutto il cast che gravita loro attorno – che di recente sono finiti nei guai: colpevoli di un non ben identificato atto di bullismo, sono costretti a passare le vacanze lavorando gratis in modo da acquisire crediti scolastici e nello stesso tempo far sparire la macchia che ha sporcato le loro reputazioni.
Ma l’inizio dei lavori coincide con la comparsa nelle loro vite di Heidelberg, detta Heidi, una bambina “con bisogni educativi speciali” che sta cercando volontari in grado di entrare nella “Soglia”, misterioso confine tra il mondo reale e una dimensione nascosta e composta da infinite stanze deserte, cioè gli spazi liminali di cui parlavamo qui sopra, ma che in questo volume sono declinati in modo diverso: posti silenziosi dove nessuno pretende nulla dagli altri, nessuno urla, nessuno ti giudica; e in cui dei ragazzi in cerca di un’identità e della libertà dall’ansia sociale possono sparire e trovare – forse – il posto perfetto in cui vivere.
Nasce così una bella storia per Giovani Adulti che si snoda tra avventure, misteri da svelare, stanze buie dalle quali fuggire, scoperte, umorismo, emozioni e sentimenti; e nella quale le backrooms e gli eventi che accadono sono tante piccole metafore per definire il luogo di passaggio forse più estremo e intricato di tutti, cioè l’adolescenza. Cicciarelli, ai testi, riesce a parlarne in modo valido senza mai dare l’impressione di salire in cattedra, e riuscendo ad amalgamare le sue diverse nature di nerd, di psicologo clinico, di appassionato giocatore di ruolo e di tipografo industriale in modo che ogni elemento caratterizzi o aggiunga spessore al suo racconto.
La Soglia è nello stesso tempo lieve e serio senza che le due parti cozzino tra loro: la lettura è agevole, i passaggi narrativi – che qualche lettore adulto potrebbe trovare semplicistici – adatti al pubblico di riferimento, i personaggi ben descritti e con quel pizzico di follia e originalità in più che li rende interessanti, la sceneggiatura lineare quanto basta e i dialoghi frizzanti e mai didascalici. L’unico difetto che gli si può forse attribuire è che i ragazzi parlano tutti con una padronanza di linguaggio a tratti eccessiva, facendo uso di figure retoriche, citazioni e vocaboli che sembrano provenire più dalla testa dell’autore che dalla loro. Passi per Xerox, l’intellettuale del gruppo, che come tale può permetterselo; ma a volte gli altri sembrano dimenticare chi dovrebbero essere. Anche Heidi, che da quel che sappiamo è una bambina problematica seguita da psicologo e insegnante di sostegno, riesce a compiere imprese che qualsiasi persona della sua età non riuscirebbe neppure a immaginare; ma anche questo – se esiste – è un problema da poco: il Cicciarelli psicologo potrebbe forse insegnarci che è proprio la particolare condizione della bambina a renderla capace di grandissime cose, ma nello stesso tempo incapace di gestire le parti più comuni della sua esistenza, i rapporti con gli altri e il controllo delle emozioni, cosa che la rende molto simile ai vari adolescenti con i quali si trova a confrontarsi. E in ogni caso Heidi è il cuore del racconto, e le sue incredibili iniziative il motore che porta avanti la storia, lo spunto che dà vita ai momenti più surreali e originali.
Le matite di AlbHey Longo svolgono ugualmente bene il loro compito: sono funzionali alla trama, presentano una bella composizione della tavola, sempre chiara e leggibile, classica, con un numero limitato di vignette ma non dimenticano qualche spunto innovativo e mai eccessivo, come ad esempio la doppia pagina nella quale gli adolescenti si spostano in un labirinto fatto di stanze e di corridoi fatti con scatole di cartone… Chissà se disegnatore e/o sceneggiatore hanno visto il film Dave made a maze, nel quale un giovane un po’ nerd nell’anima costruisce un fortino fatto di scatole di cartone che si rivela piccolo all’esterno ma un labirinto infinito all’interno?
Lo stile è un “linea chiara” efficace, con echi ovviamente francesi ma anche personalità e contaminazioni forse pescate dall’animazione. Bellissime come sempre le boccucce a forma di cuore, ma anche il naso del protagonista e i capelli antigravitazionali e il ciuffo di Scodix, ottimo esempio di stilizzazione. Il tratto ha anche la capacità di “iconizzare” luoghi e persone rendendoli immediatamente riconoscibili e unici, c’è una buona attenzione agli sfondi, e colori a tinte piatti adatti al racconto, anch’essi semplici quanto basta e gestiti alla perfezione assecondando le atmosfere delle varie scene. Menzione speciale agli spazi liminali che i nostri eroi incontrano durante il loro cammino: stanze vuote, sterili, rigorosamente rettilinee, illuminate da luci artificiali e capaci di trasmettere esattamente quel senso di vaga inquietudine tipica di quegli spazi.
Storia, dialoghi, segno e colori contribuiscono a rendere valido un prodotto sicuramente creato con mano sicura e padronanza del mestiere da parte di entrambi gli autori. La storia scorre veloce lungo le sue 156 pagine (più bonus) senza inciampare mai, e riesce a sollevare questioni e toccare temi importanti per il proprio lettore fornendo un punto di vista sul bullismo diverso dal solito – forse uno dei punti migliori della storia – e trattando in maniera stringata ma esaustiva i vari temi che decide di affrontare, sia sollevando domande importanti che offrendo soluzioni utili. Più di tutto, sia nella sceneggiatura che nei disegni, si respira un’aria di positività e di speranza che credo sia il miglior regalo da offrire ai giovani lettori ai quali si rivolge.
La Soglia arricchisce di un secondo capitolo quello che potrebbe essere un futuro, piccolo universo narrativo ambientato a Empty Cave, paese di provincia nel quale sembra non accada nulla e invece può succedere ogni cosa. Le premesse per continuare su questa strada già ci sono: sarebbe interessante per esempio approfondire la figura del fondatore e della scomparsa di sua moglie, forse a sua volte precipitata oltre il velo della realtà. E chissà che l’idea non sia già nelle menti degli autori. In ogni caso, La Soglia si presenta già come un prodotto ben studiato ed efficace, un’altra valida uscita all’interno della collana Babao che Bao Publishing dedica ai suoi lettori giovani.
Abbiamo parlato di:
La Soglia
AlbHey Longo, Claudio Cicciarelli
Bao Publishing, maggio 2024
176 pagine, cartonato, a colori – 22,00 €
ISBN: 9791256210138