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Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questa puntata #29, l’ultima prima della pausa estiva, ci occupiamo delle novità pubblicate in USA nei mercoledì 11 e 18 luglio.
Marvel Comics
Raffica di nuove uscite e debutti nella Casa delle Idee, in vista del mese di agosto che culminerà con il rilancio della storica testata dedicata ai Fantastici Quattro.
Inizia la nuova era di Spider-Man con l’inizio della gestione di Amazing Spider-Man firmata da Nick Spencer e Ryan Ottley, di cui ci parla David Padovani.
Nick Spencer conosce molto bene il mondo di Spider-Man, da quando nel 2013 fece di Superior Foes of Spider-Man una piccola serie cult ricordati dagli appassionati del Ragno per la verve comica e per la capacità dello sceneggiatore di valorizzare una serie di personaggi minori dell’universo ragnesco.
Come credenziale per diventare lo sceneggiatore della quinta incarnazione della storica collana Amazing Spider-Man potrebbe anche essere sufficiente ma a essa Spencer aggiunge la capacità di una scrittura ironica e grottesca che però sa anche virare su toni drammatici e riflessioni sociali, come dimostrato sulla sua serie Image The Fix e sulla sua gestione delle testate dedicate a Capitan America, culminata in Secret Empire.
Tutti questi elementi narrativi sono sempre stati fondamentali nelle storie di Spider-Man e lo sceneggiatore dimostra di saperli gestire molto bene, fin da questo primo numero, fatta salva una eccessiva prolissità che in alcune parti si somma all’abitudine ai lunghi monologhi e dialoghi che ha sempre contraddistinto Peter Parker e che rischia di appesantire troppo la storia.
Spencer opta immediatamente per un ritorno alle basi del personaggio, in una complicazione della sua vita privata e professionale e, soprattutto, sorprende per un colpo di scena che parrebbe in un certo senso riportare indietro il personaggio e la sua storia di almeno dieci anni e che pone la lunga gestione di Dan Slott sotto un’altra ottica. Spencer non rinnega però quanto fatto dal suo predecessore, anzi prende un elemento narrativo della vecchia gestione e lo trasforma nell’innesco dei nuovi problemi che Peter Parker si troverà ad affrontare.
Sul fronte dei disegni, l’esordio di Ryan Ottley in casa Marvel e sulle pagine di Amazing è più che convincente. Il sodale di Robert Kirkman su Invincible, con il suo stile a metà tra il cartoonesco, il caricaturale e il realistico e la sua capacità di rendere efficacemente la recitazione mimica e facciale dei personaggi, si inserisce nel solco di autori ragneschi del calibro di Erik Larsen, Mike Wieringo e Mark Bagley.
Non è da meno il veterano ragnesco Humberto Ramos, a cui vengono affidate le pagine di una sorta di scena “post credit” in coda all’albo, dall’alto tasso drammatico e che presenta quello che dovrebbe essere il primo “villain dietro le quinte” con cui dovrà vedersela Spider-Man.
Entra nell’era Fresh Start anche la giovane mutante clone di Wolverine: di X-23 #1 ci parla Federico Beghin.
Tornare alle origini non sempre significa fare un passo indietro, non per forza comporta un cambiamento nel modo in cui si viene percepiti dall’esterno. Così, dopo aver vestito i panni di Wolverine, raccogliendo la pesante eredità di Logan, Laura Kinney torna ad assumere il suo storico nome di battaglia, senza perdere la stima dei colleghi rappresentati qui da Hank McCoy, e lo fa in X-23, la nuova serie di Mariko Tamaki e Juann Cabal. Entrambi con questo primo capitolo dimostrano subito di aver fatto tesoro delle esperienze pregresse, la sceneggiatrice rendendo più fluida la narrazione rispetto all’incipit di Hulk, fumetto dedicato a Jennifer Walters, il disegnatore mantenendo costante la buona qualità del tratto, altalenante sulle pagine di All-New Wolverine.
Aiutata dalla sua giovane clone Gabby, la protagonista è decisa a impedire che i mutanti vengano ancora una volta utilizzati come armi, ma nel tentativo deve far fronte all’esuberanza della “sorella”, affascinata dai festeggiamenti del compleanno. Il tema della nascita di un clone e della sua celebrazione ricorre nell’albo, affrontato tenendo conto di punti di vista differenti. Da segnalare positivamente è il colpo di scena inquietante che arriva inaspettato, mentre in negativo si distingue una discussione stucchevole tra le due artigliate.
Il lavoro di Tamaki viene visualizzato con apprezzabile gamma di soluzioni da Cabal, abile a creare spettacolari coreografie, sfruttando la profondità delle vignette più grandi, e a variare la disposizione dei riquadri nello sfondo bianco della pagina. Soprattutto nella prima parte del capitolo, il buon lavoro di differenziazione nell’espressività dei personaggi viene penalizzato dai toni accesi di Nolan Woodard, che tende ad appiattire la mimica facciale con una colorazione statica.
Terminata la lettura, sebbene questa si sia rivelata interessante e scorrevole, ci si chiede se non sia possibile evitare di tornare sempre sul tema della clonazione quando è coinvolta Laura.
La Marvel lancia anche una nuova linea dedicata agli eroi urbani protagonisti dei serial prodotti e trasmessi da Netflix. Marvel Digital Originals debutta con Jessica Jones #1 che ha letto per noi sempre Federico Beghin.
Il passato ritorna, anche se il tuo nemico più temibile è fuori dai giochi. Archiviata la minaccia di Purple Man, Jessica Jones deve fare i conti con un omicidio: il cadavere di una donna, una cliente che si era rivolta a lei sei anni prima, viene rinvenuto nel suo ufficio e la polizia ritiene la stessa Jessica tutt’altro che innocente.
La prima uscita del nuovo fumetto digitale che la Marvel ha deciso di dedicare all’investigatrice privata consta in realtà di due capitoli e segna il debutto di una nuova etichetta, la Marvel Digital Originals. Tutti gli albi che saranno periodicamente rilasciati online avranno 40 pagine – non le solite 20, quindi – e metteranno al centro delle trame gli eroi delle serie televisive prodotte da Netflix.
La sceneggiatrice Kelly Thompson eredita il personaggio da Brian Micheal Bendis e, poiché sceglie di non imitare lo stile del collega, non rinuncia alla propria “voce”. I dialoghi non sono articolati come botta e risposta anaforici e frammentati e la Jones non pensa e non parla più nel modo sboccato a cui ci aveva abituati fin dalla sua prima apparizione nella serie Alias. Piuttosto, riflette, ipotizza, osserva attentamente i propri interlocutori, cogliendo i dettagli così come era solita fare Kate Bishop nelle pagine di Hawkeye, firmato sempre da Thompson. Quest’ultima entra gradualmente in sintonia con la protagonista, limando le asperità iniziali mano a mano che la trama prende forma: il mistero si infittisce, con un paio di colpi di scena che stupiscono il lettore e sollevano nuove domande, alle quali la stessa Jess cerca di dare risposta.
Con lei collaborano il marito Luke Cage, al centro di una scena quotidiana divertente nella quale vuole insegnare i fondamentali del basket ad alcuni ragazzini, Matt Murdock, Doctor Strange e Carol Danvers. Se il primo è perfettamente in parte, il secondo appare troppo sgarbato e la terza ha un volto poco definito. Questa, unita al fatto che gli eroi che compaiono fugacemente sullo sfondo non sono totalmente centrati dal punto di vista visivo, è l’unica critica che ci sente di muovere al disegnatore Mattia De Iulis. L’artista ritrae i signori Cage con i volti e le silhouette di Krysten Ritter e Mike Colter, gli attori scelti da Netflix per interpretarne i ruoli, e li fa recitare all’interno di vignette dalle dimensioni e dallo sviluppo variabili. Le inquadrature orizzontali sono talvolta inframmezzate da tre riquadri verticali e non mancano strutture più rigide, quali la griglia 3×3 e 3×6.
Completa il quadro di un incipit dapprima macchinoso e via via più spigliato una colorazione vivace, che gioca con le ombre e risulta molto efficace soprattutto quando le sequenze sono ambientate di notte in luoghi chiusi, rischiarati da un’unica, flebile fonte di luce.
L’altra importante novità pubblicata dalla Casa delle Idee è:
- The Life Of Captain Marvel #1
Margaret Stohl, Carlos Pacheco, Marguerite Sauvage, Rafael Fonteriz, Marcio Menyz
DC Comics
Dopo la conclusione della miniserie settimanale in sei parti The Man of Steel, parte ufficialmente la gestione di B.M. Bendis sulle testate mensili dedicate all’Azzurrone. La prima a debuttare, ricominciando con la numerazione da #1 è Superman, di cui ci parla Marco Marotta.
Dopo il gustoso antipasto rappresentato dalla miniserie The Man of Steel, comincia ufficialmente la tanto attesa gestione di Brian Michael Bendis sul personaggio di Superman. Riprendendo le fila della storia da dove le aveva lasciate alla conclusione della miniserie, l’autore presenta ai lettori un Clark Kent più riflessivo e malinconico del solito, angosciato per la separazione dalla moglie e dal figlio che tenta disperatamente di ritrovare e incerto riguardo a come gestire il proprio ruolo di protettore della Terra. Una caratterizzazione efficace, garantita soprattutto da un’ottima gestione dei dialoghi, che appaiono oltremodo acuti e credibili.
A proposito di dialoghi, il vero fulcro dell’albo è proprio quello che l’Azzurrone intrattiene con Martian Manhunter, che Bendis utilizza appunto per portare avanti la sua riflessione su ciò che Superman rappresenta e su ciò che, in nome del bene del pianeta, potrebbe (o dovrebbe) diventare. È soprattutto in questa occasione, tra l’altro, che si può notare il particolare approccio alla narrazione che contraddistingue lo scrittore di Cleveland, brioso e votato allo humour, grazie a intramezzi nei quali Superman è costretto a interrompere il suo interlocutore per andare a sventare minacce di vario tipo in giro per il mondo. Una trovata brillante che, oltre a strappare un sorriso, riesce anche ad alleggerire uno scambio di battute che altrimenti avrebbe rischiato di risultare eccessivamente logorroico.
Ai disegni c’è un Ivan Reis in forma smagliante. Un tratto pulito e ricchissimo di dettagli regala anatomie perfette, espressioni facciali sempre azzeccate e, soprattutto in occasione di alcune spread page, riesce a offrire delle composizioni visivamente straordinarie.
Arriva anche il primo numero di una miniserie crossover molto particolare che segna l’incontro tra i supereroi distopici protagonisti dell’universo videoludico (e a fumetti) di Injustice e quello del mondo di He-Man.
Di Injustice vs. Masters of the Universe ci racconta sempre Marco Marotta.
Se l’evoluzione dell’industria dell’intrattenimento ci ha insegnato qualcosa, fin dai tempi in cui la Universal portava al cinema l’epico incontro tra l’Uomo Lupo e il mostro di Frankenstein, è che c’è un non so che di profondamente suadente nei crossover. Un’idea semplice, quella di far incontrare personaggi appartenenti a differenti brand, ma che viene sempre accolta con curiosità e un senso di fanciullesca aspettativa da parte degli appassionati, i quali vedono in questo tipo di operazioni la concretizzazione di alcuni dei loro più reconditi desideri da nerd che prima non osavano neppure esprimere a voce alta. Più gli universi narrativi di riferimento sono distanti, maggiore è l’appagamento che un crossover è in grado di dare.
La DC non è affatto nuova a iniziative del genere ma anzi, nel corso degli anni si è dimostrata particolarmente prodiga in tal senso. La più recente di tali iniziative è Injustice Vs. Masters of the Universe, miniserie in sei numeri scritta da Tim Seeley che, come efficacemente esplicato dal titolo, si propone di far collidere la realtà alternativa, originatasi dalla serie di videogiochi omonima, in cui Superman ha istituito un regime dittatoriale globale (più nello specifico, si pone come sequel di uno dei due finali di Injustice 2) e l’universo fatato in cui vivono He-Man e i suoi compagni.
Seeley è ben consapevole che da un fumetto intitolato in tal modo non ci si aspetta esattamente una narrativa di spessore e infatti non spende nemmeno troppe energie nel cercare di spiegare i perchè e i percome questi personaggi si ritrovino a coesistere, limitandosi a fornire una veloce spiegazione di convenienza. Ma in fondo è giusto così, dato che ciò che davvero preme a chi prende in mano l’albo non è tanto il come i due gruppi di personaggi si sono incontrati, quanto l’incontro stesso. E da questo punto di vista l’autore riesce a non deludere.
Rifacendosi alla più classica delle strutture narrative “da crossover” (all’inizio gli eroi si picchiano tra di loro a causa di incomprensioni ma poi si chiariscono e si alleano contro la minaccia comune), la sceneggiatura di questo primo numero riesce a gestire in maniera plausibile ed equilibrata l’interazione tra Batman, il principe Adam e i rispettivi alleati, pur affidandosi a dialoghi a tratti davvero troppo didascalici. C’è da dire anche che Seeley si è trovato a dover pressare in sole ventiquattro pagine una gran mole di informazioni, tra presentazione dei personaggi, riassuntoni della back story di ciascuno dei due universi, introduzione dei cattivi e sviluppo della trama (a questo infatti si deve l’occasionale verbosità dei dialoghi). Ciò potrebbe risultare un pelo soverchiante per alcuni, soprattutto per chi non avesse già una conoscenza almeno sommaria della storia pregressa di Injustice e He-Man, ma d’altro canto garantisce anche un ritmo moderatamente elevato, grazie al quale gli avvenimenti sono scanditi in modo compassato e che in generale non fa risultare pesante la lettura.
I disegni sono realizzati da Freddie E. William II e colpiscono soprattutto per l’esagerata ipertrofia delle figure umane, laddove i personaggi femminili mostrano spesso tratti fisici mascolini e i personaggi maschili paiono in costante overdose da Venom. Le tavole dell’albo mostrano inoltre una certa agorafobica tendenza del disegnatore a riempire il più possibile le vignette, limitando al minimo gli spazi vuoti. Completa il comparto visivo la colorazione di Jeremy Colwell, molto pastosa ma anche estremamente gradevole, grazie a tinte sgargianti e sature.
L’altra novità DC da segnalare è la prima di una serie di pubblicazioni in esclusiva per la catena di negozi Wallmart, volumi da 100 pagine contenenti una storia inedita e alcune ristampe. Il primo volume ad avere esordito è:
- Batman Giant #1
AA.VV.
Image Comics
Sono cinque le novità targate Image Comics, e noi ci concentriamo su Outpost Zero #1 che ha letto e recensito Marco Marotta.
Un pianeta ghiacciato e inospitale. Un avamposto che ospita i discendenti degli ultimi esseri umani rimasti, costretti ad abbandonare la Terra molte generazioni fa. Un gruppo di ragazzi che lotta per trovare il proprio posto in una società in cui ognuno è chiamato a fare la propria parte e dove la sopravvivenza è quotidianamente a rischio. Questi gli ingredienti della nuova serie Image/Skybound, scritta da Sean Kelley McKeever, per i disegni di Alexandre Tefenkgi.
Un numero d’esordio “oversize” che risulta efficace nel gettare le fondamenta della storia, prendendosi il suo tempo per presentare il variegato cast di personaggi e per il world building, e che riesce a catturare la curiosità del lettore centellinando le informazioni e lasciando al contempo numerosi punti oscuri. Quella raccontata in Outpost Zero è a tutti gli effetti una coming of age story, in cui i giovani protagonisti che vengono presentati risultano per la gran parte accattivanti e in grado di suscitare empatia, nonostante un paio di essi rischino di cadere nello stereotipo.
Se dunque da una parte l’elevato numero di pagine è funzionale all’approfondimento del mondo e dei personaggi, dall’altra risulta però essere anche il principale limite dell’opera, laddove l’autore non sempre riesce a gestire il ritmo in maniera ottimale. Questo si traduce in alcune sequenze un po’ troppo prolisse, in cui i dialoghi si fanno logorroici e che finiscono per appesantire la lettura.
Grazie a un tratto asciutto e a una colorazione brillante ad opera di Jean-Francois Beaulieu, i disegni riescono infine a conferire a ciascuno dei personaggi principali una caratterizzazione estetica convincente e a regalare alcuni scorci visivamente d’impatto.
Le altre novità Image sono:
- Aphrodite V #1
Bryan Hill, Jeff Spokes - Die! Die! Die! #1
Robert Kirkman, Scott M. Gimple, Chris Burnham, Nathan Fairbairn - Farmhand #1
Rob Guillory, Taylor Wells - Rat Queens Special – Neon Static #1
Kurtis J. Wiebe, Wiliam Kirby
Aftershock Comics, Black Mask, BOOM! Studios, Dark Horse Comics, IDW Publishing, Top Shelf
Ecco le novità presentate dalle case editrici indipendenti statunitensi:
- Aftershock Comics:
Clankillers #1
Sean Lewis, Antonio Fuso, Stefano Simeone - Relay #1
Zac Thompson, Eric Bromberg, Donny Cates, Andy Clarke, Jose Villarrubia, Dan Brown - Black Mask:
Oh Shit! It’s Kim & Kim #1
Magdalene Visaggio, Eva Cabrera, Claudia Aguirre
- BOOM! Studios:
RuinWorld #1 (of 5)
Derek Laufman - The Thrilling Adventure Hour #1
Ben Acker, Ben Blacker, M.J. Erickson, Brittany Peer - Dark Horse Comics:
Disney – Pixar The Incredibles 2 – Crisis in Mid-Life! & Other Stories #1
AA.VV. - She could fly #1
Christopher Cantwell, Martìn Morazzo, Miroslav Mrva - IDW Publishing:
Euthanauts #1
Tini Howard, Nick Robles - Star Trek- The Next Generation – Terra Incognita #1
Scott & David Tipton, Tony Shasteen, JD Mettler - The X-Files – Case Files—Hoot Goes There #1
Joe & Keith Lansdale, Silvia Califano, Valentina Pinto - Transformers – Unicron #1
John Barber, Alex Milne, Sebastian Cheng - Top Shelf:
The League of Extraordinary Gentlemen – The Tempest #1
Alan Moore, Kevin O’Neill
Esclusive Comixology
Concludiamo con il consueto spazio dedicato alle esclusive pubblicate sulla piattaforma Comixology, gestito da Simone Rastelli.
Colori freddi e gradienti cromatici che trasmettono un senso di artificiosità pervasiva; costruzioni in vetro dalle geometrie rigide che riflettono la luce; scontri caotici nelle strade e combattimenti acrobatici in interni vuoti e cupi: questi gli elementi che compongono il primo numero di Angela and The Dark, serie scritta da Umbrus Syn, per i disegni di Russel Fox colorati da Robert Nugent. Angela, la protagonista, compare solo in chiusura, dopo che abbiamo assistito a una lunga serie di scontri, utilizzati di fatto per dare spazio a una voce narrante che introduce l’ambientazione.
La vicenda si svolge nei 2137, in quelli che un tempo erano gli Stati Uniti, e in una fase nella quale il governo centrale tenta di riprendere il controllo delle funzioni di polizia, dopo averle delegate per un lungo periodo a milizie private. Visivamente spettacolare e dal ritmo frenetico, ben gestito tramite la costruzione delle tavole, il debutto di Angela and The Dark assembla ingredienti ben collaudati e dà larghissimo spazio all’azione, lasciandoci con personaggi e situazioni che al momento appaiono sostanzialmente degli stereotipi. D’altra parte, averlo marcato come numero 0 può indicare la consapevolezza degli autori della natura di prologo dell’albo; l’arrivo della protagonista, mostrata come un’adolescente che fa palloni con i chewing-gum, spezza la seriosità compatta dei toni della vicenda, ma, dedicandole solo due vignette e la splash page finale, non suscita particolari aspettative.
Con la sua trasposizione della celebre Storia Vera di Luciano di Samosata (II sec. d.C.) – della quale questo albo propone il primo libro – Philip Rice si inserisce nella linea degli Illustrated Classics, trasformando l’opera originale in un racconto per immagini. L’immaginazione visionaria di Luciano fornisce ottimi spunti, così che creature fantastiche e vicende iperboliche riempiono le tavole accompagnate dal testo originale. Rice infatti mantiene la forma di resoconto, valorizzando così l’originario spirito parodico dell’opera, che irrideva i resoconti pseudo-storici. Luciano infatti, costruisce la sua narrazione utilizzando la forma delle narrazioni storiografiche per portare in scena eventi totalmente inventati: come specifica nell’introduzione, infatti, tutto ciò che racconterà è falso, solo lo spirito è autentico.
Rice rende con efficacia di forme e colori le visioni di Luciano, solo le figure umane appaiono sgraziate, diminuendo così l’impatto del preteso realismo, mentre la scelta di mantenere per molte delle creature fantastiche il loro nome greco smarrisce il gusto di Luciano per le invenzioni: ci perdiamo così eventuali Alidinsalata e Formicavalli, che restano rispettivamente Lachanopteri e Hyppomyrices: la parola greca si porta dietro una certa aura di esotismo raffinato, ma perde l’intento ironico dal quale scaturisce l’opera.
Da sottolineare, ovviamente, che la proposta della Storia Vera di Luciano trova la sua attualità proprio nella conflagrazione fra vero e falso, che oggi noi chiamiamo fake news ma che è un problema antico quanto il linguaggio. L’indicazione dell’opera di Luciano è che la forma non è criterio di verità, e che credere a ciò che si legge solo perché presentato come vero è abdicare al buon senso e alla ragione.
Giunti alla conclusione di questa ventinovesima puntata, auguriamo buona estate a tutti voi e vi diamo appuntamento a settembre con First Issue #30.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover su Facebook per ogni puntata di First Issue.]