Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco che, dal 2017, si occupa dei nuovi numeri uno in uscita negli States ogni mese.
Dopo sette anni e ben 119 puntate, questo spazio si rinnova nella forma, mantenendo però identico il proprio obiettivo: offrire uno sguardo critico e approfondito sulle tendenze del fumetto made in USA contemporaneo.
Benvenuti dunque nella All New, All Different First Issue!
In questa prima puntata del nuovo corso (la #120, secondo la numerazione Legacy…) attenzione incentrata su alcune delle novità uscite nel primo trimestre del 2024.
The Bat-Man – First Knight #1 di Dan Jurgens, Mike Perkins, Mike Spicer (DC Comics – Black Label, marzo 2024)
In questa peculiare rivisitazione del concetto di Anno Uno, Dan Jurgens e Mike Perkins scelgono la via filologica, costruendo un’avventura batmaniana calata negli anni ’30 della Grande Depressione e dell’accesa discussione sulla possibile partecipazione degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. In questo contesto, la polizia di Gotham si trova a investigare sulla misteriosa e violenta morte di uno dei membri del consiglio comunale della città, con Batman alle prese con energumeni potenziati e un sistema corrotto. I testi di Jurgens, pur essendo in alcuni momenti troppo sovrabbondanti e pedissequi, riescono a ricreare sia l’atmosfera del periodo storico che, in chiave metatestuale, lo stile dei primi fumetti di Batman, a cui questo fumetto rende palese omaggio. Oltre a questo, l’ambientazione permette all’autore di creare paralleli tra quell’America percorsa da tensioni e simpatie per l’estrema destra tedesca con quella attuale: l’incontro tra Batman e il rabbino è funzionale a questo e, benché rallenti il ritmo, crea un momento di riflessione inaspettato. Le atmosfere dell’epoca sono poi ricostruite nel dettaglio da Mike Perkins, il quale, sebbene in alcuni momenti perda un po’ il controllo della sequenzialità, riesce in altri a creare scene di grande azione e dinamicità, soprattutto quelle in cui è protagonista il Bat-Man dal costume delle origini, vero asso nella manica dell’artista che ne rende una versione realistica, inquietante e perfettamente calata nell’epoca, anche grazie ai colori plumbei ma non smorti di Mike Spicer. Il finale, brutale e inaspettato, lascia la voglia di continuare a leggere.
Emilio Cirri
The Cabinet #1 (of 5) di David Ebeltoft, Jordan Hart e Chiara Raimondi (Image Comics, febbraio 2024)
1984, quella della giovane Avani non è una famiglia normale: conserva in casa un armadio con all’interno dei monitor e in giardino un passaggio segreto che porta al cospetto di un altro armadio che a sua volta porta altrove. 1991, la ragazza deve rimediare agli errori del passato, senza i suoi genitori ma con l’aiuto dell’amico Trent.
Il potere del mobile che dà il titolo alla miniserie sceneggiata da David Ebeltoft e Jordan Hart per i disegni e i colori di Chiara Raimondi è il motore di un’avventura fantasy avvolta nel mistero. Il racconto si sviluppa rapidamente grazie al susseguirsi degli eventi, agli scambi di battute tra i due adolescenti protagonisti e, soprattutto, al dinamismo del segno di Raimondi. I movimenti dei personaggi sono accentuati da una scansione delle tavole in continuo mutamento: si passa con naturalezza da una gabba su tre strisce a una pagina con dodici inquadrature ravvicinate, dalle vignette orizzontali e verticali a quelle diagonali. La colorazione accende un mondo in cui il soprannaturale entra di prepotenza nella quotidianità; le tinte acide usate per le sequenze e gli elementi meno realistici contribuiscono a creare un’impressione di straniamento quasi psichedelico. Una sensazione che invoglia a proseguire la lettura.
Federico Beghin
The One Hand #1 di Ram V, Laurence Campbell e Lou Loughridge
The Six Fingers #1 di Dan Watters, Sumit Kumar e Lou Loughridge (Image Comics, febbraio 2024)
Dalla British Invasion a oggi la Gran Bretagna non ha mai smesso di offrire al mercato fumettistico statunitense grandi e grandissimi talenti in maniera più o meno continua. Tra questi grandi talenti vanno annoverati anche i membri del collettivo White Noise (Ram V, Dan Watters e Alex Paknadel), capaci di portare una ventata di novità e di creatività nelle loro storie, che spaziano da avventure esoteriche a racconti di formazione a storie fantascientifiche, senza ovviamente tralasciare i supereroi, ma anche nei formati. Ed è proprio questo che mi permette di parlare di due titoli in una sola recensione, due serie che raccontano la stessa storia, raccontata da due punti di vista opposti. In The One Hand seguiamo le gesta di Ari Nasser, detective della futuristica Neo Novena ormai alle soglie della pensione, che decide però di tornare sui suoi passi quando riemerge un caso dal suo passato, quello del Killer della Mano che ha distrutto la sua carriera. Nella seconda serie, invece, Dan Watters e Sumit Kumar seguono le gesta proprio le gesta del killer: ma se questo può sembrare un totale anticlimax, in realtà le vicende che coinvolgono l’archeologo Johannes Vales aggiungono mistero alla vicenda, dato che il ragazzo non è padrone delle sue azioni e segue un percorso che pare essere tracciato dal passato. Lette assieme, le due serie permettono di vedere vari aspetti del mondo futuristico e decadente creato dagli sceneggiatori, che sono bravi a farlo percepire attraverso gli occhi dei due protagonisti: e se quello di Ram V ha il fascino del detective hard boiled, è in realtà quello di Watters a suscitare maggiore empatia, per via di una tragedia umana che partendo da una condizione di frustrazione personale e professionale con cui ci si può relazionare (la precarietà della ricerca) diventa ben presto una lotta contro presenze oscure. Anche i due artisti danno visioni diverse di questo mondo condiviso: se il tratto di Campbell è ricco di chiaroscuri, di tratteggio e di ombre che creano un’atmosfera oscura e opprimente, quello di Kumar, più pulito e chiaro, definisce per contrasto il dramma vissuto da Vales. La convergenza dei due fumetti e delle due trame fa sì che le due serie si supportino e si arricchiscano a vicenda, creando una storia che pesca piene mani da elementi classici del genere horror e da quello poliziesco, ma che riesce a distinguersi per una struttura narrativa originale che raddoppia il fascino del mistero al centro della vicenda.
Emilio Cirri
Zorro Man of the Dead #1 di Sean G. Murphy (Massive Publishing, gennaio 2024)
Già dal primo capitolo della miniserie, ambientata duecento anni dopo la “fine” della leggenda di Zorro, si capisce che Murphy è un fan della materia trattata. L’artista mescola diversi elementi classici, prendendoli soprattutto dalla serie televisiva con Guy Williams nei panni del protagonista. Rispetto al modello principale, però, nell’albo d’esordio manca l’ironia che caratterizza la Volpe dello sceneggiato Disney, insieme alla sua capacità di combattere con il sorriso e la battuta pronta, tra una guasconata e l’altra.
Per contestualizzare la sua storia drammatica, Murphy sfrutta alcuni stereotipi e archetipi: inserisce il cartello del narcotraffico, che esercita una sorta di schiavismo e affligge la cittadina messicana; porta in scena morte e vendetta, oltre all’importanza della famiglia (dell’eroe e dei criminali). Il protagonista parla in modo strano, si rifà a un eloquio ormai desueto ma azzeccato perché asseconda l’idea che abbiamo del periodo in cui erano ambientate le avventure di Zorro.
I disegni sono di alto livello, come spesso accade quando Murphy impugna la matita, e restituiscono un eroe che, senza maschera, strizza l’occhio proprio al don Diego di Williams. Il tratto affilato e dinamico appare adatto alle scene di combattimento, di fuga e inseguimento.
Federico Beghin
Teenage Mutant Ninja Turtles – The Last Ronin II: Re-Evolution #1 di Tom Waltz e Kevin Eastman (IDW, marzo 2024)
Sono passati quindici anni dagli eventi di The Last Ronin e la città di New York è assediata come mai prima d’ora da crimine e corruzione dilaganti. L’onere di proteggere le strade della Grande Mela e i suoi abitanti ricade ora sulle spalle di una nuova generazione di tartarughe ninja e dei loro alleati. Il seguito dell’acclamata miniserie del 2020 esordisce con un primo numero un po’ sottotono, essenzialmente a causa dell’eccessiva verbosità. Non c’è solo sovrabbondanza di testi, a tratti in modo quasi bulimico, ma sono presenti anche intere sequenze che sembrano essere state arbitrariamente diluite per occupare diverse pagine, laddove avrebbero tranquillamente potuto esaurirsi in poche vignette. Cosa che spinge a chiedersi se gli autori non abbiano plasmato la sceneggiatura in modo che si adattasse al formato oversize dell’albo, anziché il contrario. Anche la storia si mantiene per ora molto sul generico; introduce degli spunti ma sembra non avere ancora una direzione precisa. D’altra parte, il nuovo quartetto di eroi è ben assortito; dimostrano buona alchimia, hanno caratterizzazioni estetiche riconoscibili e sono dotati di peculiari capacità che li distinguono dai loro celebri predecessori. Più che adeguati i disegni, specialmente quando si tratta di rappresentare le scene d’azione, caotiche e oltremodo dinamiche.
Marco Marotta
Rebel Moon – House of the Bloodaxe #1 di Zack Snyder, Magdalene Visaggio, Clark Bint, Francesco Segala, (Titan Comics, gennaio 2024)
Partendo dal soggetto di Zack Snyder, Magdalene Visaggio sceneggia per i disegni di Clark Bint e i colori di Francesco Segala il primo capitolo di una miniserie di quattro episodi, con l’obiettivo di espandere l’universo narrativo creato dallo stesso Snyder per Netflix.
Si parla del pianeta Shasu, dei fratelli Bloodaxe, che si vedono nella pellicola, e dei loro genitori. Gli autori forniscono alcune informazioni sulla famiglia dei protagonisti, poi le vicende dei Bloodaxe si collegano a quelle di Motherworld, in particolare alla morte dei regnanti mostrata nel lungometraggio Figlia del fuoco.
L’introduzione non è roboante, tuttavia è subito chiaro l’intento di arricchire il nuovo franchise dotando i personaggi di una caratterizzazione meno abbozzata rispetto al primo film. Se i disegni paiono altalenanti, rendendo la resa dei paesaggi il piatto forte e quella dei personaggi il punto debole, la colorazione si rivela vincente nel dare spessore a un mondo alieno e in continua ebollizione.
Federico Beghin
Per questa puntata è tutto. Non ci resta che darvi appuntamento il mese prossimo con First Issue vol. 2 #2 (#121).
Stay tuned!
Starshadow
14 Marzo 2024 a 02:20
E’ sempre bello seguire questa rubrica, ma se posso permettermi un consiglio:
sarebbe interessante non limitarsi alle first issues ma -per le serie che avete portato a termine- conoscerne evoluzione e prosecuzione… spesso un primo capitolo rivela molto poco di un’opera (in tutti i sensi)… o addirittura ‘ingannare’…
la redazione
15 Marzo 2024 a 09:27
Certo, la rubrica ha l’obiettivo di commentare le prime uscite di una serie e quindi ovviamente una prima impressione parziale. Poi è possibile che ci torniamo sopra in occasione di qualche recensione, è accaduto e accadrà, in genere in occasione delle pubblicazioni in Italia :)
Starshadow
16 Marzo 2024 a 00:53
Vi ringrazio per la risposta.
Sarebbe bello leggere le vostre opinioni al termine (se state proseguendo) di The Sacrificers, The Deviant, Rare Flavours e del progetto Di Ram V e Dan Watters d cui sopra. Tutte serie, mi pare, in precedenza trattate e che mi intrigano… in altri tempi, le starei seguendo tutte, ma ahimè il lavoro (e il denaro) è tiranno e devo selezionare in maniera spietata… :(
I’m tuned! ;)