Francesco Moriconi (Roma, 1968) è attivo fin dai primi anni Novanta come sceneggiatore di fumetti (Corriere dei Piccoli, Avvenimenti, Crimen, Tiramolla, Cartoonlandia, Bla… Bla… Bla…, Playmen Comics) e grafico pubblicitario (Drawing Comics, Link Art).
Nel 1995 fonda Utopia Comics Magazine, il primo web magazine italiano dedicato alla letteratura disegnata.
Negli anni più recenti ha curato per la 001 Edizioni il volume Jan Karta: tutte le indagini (1925 – 1937) e pubblicato Leggere Watchmen, saggio sulla monumentale opera di Alan Moore e Dave Gibbons.
Nel 2017 ha pubblicato per l’Editoriale Aurea la prima parte della graphic novel A casa prima del buio realizzato in collaborazione con il disegnatore Emiliano Albano.
Attualmente è tra i coordinatori delle attività della Scuola Internazionale di Comics.
Il linguaggio del fumetto permette di creare meccanismi narrativi in grado di rappresentare simultaneamente passato, presente e futuro. Per comprendere meglio l’affermazione vi basterà leggere La giraffa di Gotlib, una piccola esilarante storia umoristica dove l’animale “invade” diverse vignette al fine di creare un cortocircuito tra tempo e spazio. È anche vero però che senza la sua contestualizzazione una vignetta spesso non è sufficiente per costruire un senso. Non a caso Will Eisner ha coniato la definizione di “arte sequenziale” ritenendo che alla base del linguaggio ci sia questo rapporto imprescindibile tra le singole unità contigue che compongono il racconto.
Alla luce di quanto appena detto, estrapolare da Watchmen undici vignette fondamentali potrebbe essere intesa come un’operazione contro natura, soprattutto se si considera che l’opera si struttura su costanti rimandi tra tutti i suoi elementi testuali e iconici, il sistematico uso della metafora, su alterazioni e sfasamenti sui piani del significante e del significato.
“Il tutto è più della somma delle singole parti” sostiene uno dei principi più noti della psicologia della gestalt e Watchmen ne è indiscutibilmente la prova.
Quindi ha davvero senso comporre un Essential 11 relativo a questa sublime opera?
La risposta può essere sì solo per chi ha già letto (e riletto) la graphic novel.
Dunque procediamo, amici lettori. C’è sempre qualcosa d’interessante da scoprire curiosando nel magico laboratorio di un creatore di storie.
CAPITOLO III – COVER
Le copertine devono essere considerate come la prima vignetta del capitolo. In tutte è sempre presente un collegamento allo smiley che come sappiamo è riconducibile al Doomsday Clock (L’Orologio dell’Apocalisse) apparso nel 1947 sul “Bollettino degli scienziati atomici”.
Questa cover in particolare nasconde diversi significati. Apparentemente si tratta di un cartello che rivela la presenza di un rifugio nucleare (Fallout Shelter). Se però consideriamo le lettere effettivamente mostrate nell’inquadratura e la suddivisione creata dal fumo che sale verso l’alto, ecco emergere ulteriori significati. La frase che si legge con l’esclusione della prima lettera di ogni parola è “Allout Helter” (generoso confuso) e si potrebbe riferire all’edicolante Bernard o allo stesso Ozymandias. Se invece ci soffermiamo sulle prime tre lettere superiori e le prime tre inferiori, si compone la frase “All hel” (Tutto l’inferno).
Guardando con attenzione il fumo che sale dal basso possiamo facilmente scorgere il profilo di un teschio (più animale che umano). Gibbons si è detto meravigliato del fatto che il sottile gioco grafico non sia stato percepito subito dalla maggior parte dei lettori. In tutta sincerità, era sfuggito anche al sottoscritto.
CAPITOLO IV – TAVOLA 6, VIGNETTA 5
Nel terzo capitolo gli autori hanno iniziato a intuire la necessità di introdurre dei cambiamenti radicali nel loro modo di raccontare ma nei fatti è L’orologiaio a segnare il vero punto di svolta dell’opera. Nel capitolo si narra della sovrapposizione di passato, presente e futuro e il concetto è meravigliosamente espresso nella sequenza di pagina 6 che oltre a mettere in scena la prima uscita di Jon Osterman con Janey Slater presenta molti collegamenti con il potere distruttivo dell’energia atomica e anticipa il destino dello stesso Manhattan.
Soffermiamoci con attenzione su questa vignetta. Il testo ci dice che un “grassone” ha involontariamente calpestato l’orologio che si era sganciato dal polso di Janey. Il quadrante ora è rotto e John pensa di essere in grado di ripararlo. Passando al sottotesto scopriamo che: il grassone (Fat Man) è il nome della bomba atomica sganciata su Nagasaki (nella vignetta precedente c’era invece un ragazzino e “Little Boy” era appunto il nome dell’ordigno nucleare caduto su Hiroshima); che sullo sfondo della scena domina il sole rosso, simbolo del Giappone; che l’ora bloccata sul quadrante indica il momento esatto in cui è esplosa la prima bomba a Hiroshima… e intanto sullo sfondo c’è anche un uomo che “spara” al tiro a segno. Davvero una pagina memorabile.
CAPITOLO V – TAVOLA 22, VIGNETTA 6
Una vignetta che evidenzia il limite delle traduzioni e che dovrebbe chiarire per quale motivo è necessario leggere quest’opera in lingua originale.
Nella versione in inglese il gioco di parole è decisamente più efficace perché Fine dice:
Raw what? Did you say Shark? Raw Shark? Why should I want to know where to find… Raw Shark
(Crudo cosa? Ha detto Squalo? Squalo crudo? Perché dovrei sapere dove trovare… Squalo crudo?)
Oltre al gioco Raw Shark=Rorschach lo “squalo crudo” è un riferimento all’avventura che sta vivendo l’eroe de I racconti del vascello nero. Si evidenzia il collegamento tra Adrian Veidt e il protagonista del fumetto piratesco. Se la sopravvivenza di quest’ultimo è legata all’azione dello squalo (Shark), la riuscita del piano di Veidt dipende dagli esiti dell’indagine portata avanti da Rorschach.
CAPITOLO VI – TAVOLA 10, VIGNETTA 6
Citazione del reale omicidio di Kitty Genovese, un caso che ha portato allo sviluppo di studi incentrati sui comportamenti delle masse in situazioni di crisi. Rorschach ammette di aver iniziato la carriera di giustiziere perché sconvolto dall’indifferenza di tutte le persone che hanno assistito al delitto senza muovere un dito. I lettori però sanno bene che il personaggio prova ben poca compassione per i criminali e generalmente non ha parole gentili nei confronti degli omosessuali.
E qui viene il bello, perché la Genovese è stata uccisa il 13 marzo 1964 ma all’epoca nessuno sapeva che in realtà la ragazza aveva un’amante del suo stesso sesso. La compagna della Genovese rivelò il segreto alla stampa solo nel 2004, quarant’anni dopo. Un piccolo colpo di scena (e di fortuna) che probabilmente neppure il grande Alan Moore poteva prevedere.
CAPITOLO VII – TAVOLA 14, VIGNETTA 8
Un classico e funzionale esempio di polifonia narrativa con due linee d’azione sovrapposte.
Ho sempre amato l’ironia di questa sequenza che potrebbe essere stata ispirata da una scena similare presente nel film di John Schlesinger Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy). Nella pellicola due amanti schiacciano casualmente il pulsante d’accensione della TV, che continua a cambiare canale ad ogni movimento del letto.
I commenti e le immagini di ciò che viene mostrato sullo schermo televisivo sottolineano umoristicamente ciò che succede nella stanza, creando un effetto del tutto simile a quello descritto da Moore.
CAPITOLO X – TAVOLA 2, VIGNETTA 6
Ogni vignetta in Watchmen può nascondere delle incredibili sorprese soprattutto per chi non conosce molto bene la storia e i protagonisti della politica USA del XX secolo.
In questo caso gli autori citano l’imbarazzante episodio che ha coinvolto Gerald Ford al suo arrivo all’aeroporto di Salisburgo (Austria) il 1 giugno 1975.
Quel giorno il presidente perse l’equilibrio e ruzzolò a terra sotto gli occhi sgranati della moglie Betty e del cancelliere austriaco Kreisky.
Una cura dei dettagli davvero eccellente e la prova che a volte basta una felice intuizione per rendere memorabile anche la più ordinaria delle vignette.
CAPITOLO X – TAVOLA 11, VIGNETTA 3
L’universo di Watchmen è talmente ricco e stratificato da indurre i lettori a fornire personali interpretazioni su qualsiasi fatto o personaggio. Secondo alcuni, ad esempio, questa vignetta rivelerebbe l’omosessualità latente di Rorschach.
A sostegno della tesi la natura sadica del personaggio contrapposta a quella masochista di Nite Owl suo compagno di avventure. Inoltre Nite Owl II e Rorschach hanno molti punti di contatto con Batman e Robin, due supereroi che negli anni Cinquanta furono giudicati gay dallo psicologo Fredric Wertham, autore del controverso saggio Seduction of Innocent. Come ulteriore indizio ci sarebbe anche il simbolo di Rorschach, le due erre speculari che possono essere associate a un teschio (collegamento con i pirati presenti nella storia) ma anche al logo del Ramrod, un celebre bar gay di New York chiuso da tempo ma che ritroviamo nel film Cruising di William Friedkin. Un locale che probabilmente ha frequentato Giustizia Mascherata che guarda caso è l’unico giustiziere, insieme a Rorschach, con il volto interamente coperto da una maschera.
CAPITOLO XI – TAVOLA 27, VIGNETTA 1
Capolavori che ispirano e generano altri capolavori.
In Ozymandias (Declino nella versione italiana), quattordicesimo episodio della quinta e ultima stagione del serial Breaking Bad, negli istanti prima di essere ucciso l’agente federale Hank Schrader pronuncia questa battuta all’indirizzo del protagonista Walter White:
Sei l’uomo più intelligente che conosca, eppure sei così stupido. Lui ha deciso dieci minuti fa.
I più grandi maestri dicono che non bisogna avere paura di copiare. Basta saperlo fare con stile.
CAPITOLO XII – TAVOLA 19, VIGNETTA 7
Di tutti gli smiley che gli autori hanno creato per Watchmen, quello che appare in questa vignetta è senza dubbio quello che preferisco.
Chiaramente un riferimento alla crocifissione e l’identificazione di Veidt con il “salvatore”.
CAPITOLO XII – TAVOLA 28, VIGNETTA 3
…in cui Robert Culp è trasformato fisicamente dagli… Architetti della paura!
L’origine del piano di Oyzmandias che evidentemente ha preso l’idea da una serie vista in TV. In realtà tutto nasce quando gli autori, durante la lavorazione del fumetto, si sono accorti della somiglianza tra il plot di Watchmen e quello di questo episodio di The Outer Limits. Il problema è stato brillantemente risolto inserendo questa sequenza con la TV che trasmette il programma durante la visita di Laurie a sua madre.
E fu così che quello che poteva essere un mezzo passo falso si è trasformato nell’ennesimo punto di forza.
CAPITOLO XII – TAVOLA 32, VIGNETTA 7
Ovvio collegamento con l’apertura della serie ma c’è di più. Rispettando le leggi della simmetria di Watchmen, il piano (meditato) dell’uomo più intelligente della Terra rischia di essere stravolto dall’intervento (involontario) dell’essere più stupido dell’intera serie. Poteva essere ideata una chiusura più sublime?