Il ritorno di Delilah Dirk

Ambientata nell’Europa del XIX secolo, la storia inizia in Portogallo, nel pieno del conflitto tra Francia e Inghilterra, che, nella disputa per il controllo delle colonie e dei porti necessari a raggiungerle, non temevano di entrare a gamba tesa nell’ambito di stati dagli armamenti meno poderosi delle due superpotenze del tempo.
Un conflitto le cui dinamiche restano poco tangenti alla vita picara della giovane donna, almeno fin quando l’aver pestato i piedi a un maggiore inglese non mette in moto una serie di conseguenze ed eventi che la costringono a tornare nella sua natia Gran Bretagna per poter riscattare il proprio nome sporcato da infamanti accuse di tradimento.
Al suo fianco, così come nel primo volume, il fidato Erdemoglu Selim, un tempo tenente del Corpo dei Giannizzeri turchi e ora compagno di viaggio della giovane donna.
Tony Cliff e le dinamiche dei romanzi young adult
Tony Cliff conosce bene la lezione che la Rowling ha ricordato a tutti con il suo Harry Potter. I personaggi, episodio dopo episodio, devono crescere, evolversi, maturare e, se ci riescono, cambiare. Forse i lettori cercano approcci meno granitici alla caratterizzazione dei propri beniamini o forse, semplicemente, per chi scrive in quel complesso mondo proprio dei romanzi young adult, è impossibile non tenere conto che i lettori crescono, cambiano tra l’uscita di un libro e l’altro. Dunque per affezionarsi ad un personaggio hanno bisogno di condividere con esso il proprio percorso di maturazione. E così, come Harry il maghetto dalla Pietra Filosofale ai Doni della Morte riscrive se stesso, capitolo dopo capitolo della saga, qualcosa del genere succede alla nostra protagonista.

Ma non solo: da registrare anche una ricerca più attenta, nell’ambito di un’attività di introspezione speculativa dei personaggi, rivolta alla definizione della propria identità, processo cognitivo ed esperienziale che nell’età propria del target del volume, quella dei ragazzi tra i 10 e 16 anni, è al centro di numerose riflessioni.
E ancora, i rapporti conflittuali con la propria famiglia, il timore di deludere chi ci è caro e il conseguente bisogno di indossare una maschera (anche se in questo caso sarebbe meglio parlare di un’identità segreta che si basa, in un’epoca in cui la mancanza di tecnologia della comunicazione lo permette, tutta sull’utilizzo di un nom de plume), l’accettazione della perdita, il rifiuto delle convenzioni, la ribellione a un sistema imposto e tanto altro.
Tutto ciò va a dar vita ad un volume che, indubbiamente, prima di essere scritto e disegnato, è stato pensato per prendere il lettore per mano e accompagnarlo in un viaggio, in un racconto, che trasposto in termini matematici disegna una parabola ascendente il cui vertice è la crescita e il cambiamento. Cambiamento che è tanto della protagonista, quanto dei lettori che alla fine dell’esperienza di lettura, non sono, come è giusto che sia, gli stessi di quando hanno iniziato a leggera la prima vignetta.
Cosa manca a questo volume? Qualche momento topico al centro della narrazione, che, per diverse pagine, si concentra sull’introspezione dei personaggi finalizzata ad attribuire agli stessi una tridimensionalità nella caratterizzazione anche affascinante, ma non eccessivamente coinvolgente.
Se è vero che, come ci ha insegnato il semiologo Daniele Barbieri 1, il lettore ogni tanto va anche annoiato per poterlo poi ridestare all’improvviso essendo impossibile tenerlo concentrato per tutta la durata di una storia, è altrettanto vero gli equilibri propri della tensione narrativa non sono facilissimi da bilanciare.
Una costruzione della tavole ricca
Sotto il profilo dei disegni, il segno morbido dell’autore, accompagna pagina dopo pagina il lettore, rendendo la lettura del volume facile e immediata, elemento che aiuta sicuramente i più giovani o neofiti. Il tratto cartoonesco e al tempo stesso vibrante indugia spesso su una serie di campi lunghi, alternandoli con sapienza a primi piani e piani all’americana, proponendo inquadrature in cui l’abilità di Cliff nel dare sfumature espressive ai suoi personaggi emerge. Sorprende piacevolmente la costruzione della tavola, particolarmente ricca di vignette, quasi alla francese. Splash page, semi splash page, griglie a nove vignette si alternano a un sistema narrativo più classico, obbligando il lettore a un continuo cambio di approccio visivo che genera tuttavia una piacevole sensazione di resa grafica dinamica, sicuramente coinvolgente.
C’è pathos nei disegni, soprattutto nelle scene incentrate sugli scontri.
Formare i lettori di domani… finalmente

Delilah Dirk e lo scellino del re e gli altri volumi della saga, sia quelli già usciti sia quelli che usciranno, sono un ottimo esempio e un punto di partenza di una nuova politica editoriale necessaria. L’attività delle case editrici nell’ambito delle proposte, senza dimenticare il glorioso passato forte di un poliedrico e ricco presente, si deve lanciare con consapevolezza verso un futuro i cui lettori vengono cresciuti, come germogli, fin dalla più tenera età. Ovviamente, senza trascurare nessuna fase della loro crescita, perché essi diventino i lettori del domani. Che poi, lo sappiamo, saranno i bambini a salvarci.
Abbiamo parlato di:
Delilah Dirk e lo scellino del re
Tony Cliff
Traduzione Alberto Cassani
Renoir Comics, novembre 2017
264 pagine, cartonato con sovracoperta, colori – 24,90 €
ISBN: 9788865671870
-
Daniele Barbieri, Nel corso del testo. Una teoria della tensione e del ritmo, Bompiani, 2004 ↩

