Costantinopoli, inizio Ottocento: Delilah Dirk, una misteriosa e giovane avventuriera, è stata fatta prigioniera dalle guardie del reggente della città mentre tentava vi rubare alcune pergamene. Ma quando riesce a fuggire dimostra ben presto che le storie su di lei non erano per nulla esagerate, e trascinando con sé il tenente Erdemoglu Selim, ha modo di condividere con questo nuovo compagno di avventure le sue imprese.
Quello che Tony Cliff ha realizzato con il suo Delilah Dirk e il tenente turco è un vero e proprio inno all’avventura: al centro della vicenda mette un’eroina tutta azione e coraggio, come ambientazione utilizza scenari esotici e pittoreschi e per quanto riguarda la trama scrive un’avventura a base di missioni, inseguimenti, furti ed esplosioni.
C’è un po’ di Indiana Jones e un po’ di Jules Verne in questa commistione di elementi, e l’autore riesce a restituire quelle atmosfere in una maniera peculiare e originale.
Lo stesso team formato dai due protagonisti, per quanto non sia niente di nuovo nel mondo della narrativa – l’avventuriera scavezzacollo e il compagno più posato ed impacciato – viene comunque descritto con grande naturalezza, con un risultato fresco e accattivante.
In tal senso funziona bene aver presentato in medias res Delilah: apprendiamo di alcune sue imprese passate solo tramite la testimonianza che ha rilasciato ai suoi carcerieri, con aneddoti così esagerati da lasciare il lettore con il dubbio sulla loro veridicità, ma che in ogni caso servono a descrivere bene e con poche parole la personalità e le caratteristiche della protagonista.
Anche Selim appare come un personaggio a tutto tondo: il suo carattere pacato e la sua intelligenza nell’uscire da situazioni pericolose non appaiono contrastanti, e la continua dolorosa indecisione tra il riprendere una vita tranquilla o il continuare a seguire Delilah nelle sue avventure rendono facile immedesimarsi con lui, o perlomeno trovarlo simpatico e affine.
Le personalità di Delilah e Selim e la trama che li vede rubare parte del tesoro di un pirata per rifondere un amico della protagonista vittima di ripetuti furti sono elementi che, oltre al mero intrattenimento, servono anche a portare avanti un discorso interessante sull’avventura in senso stretto, su come per alcune persone sia vitale come l’aria e per altre sia invece qualcosa dalla quale mantenersi alla larga, salvo poi scoprire che in fondo alla propria anima non c’è che la voglia di un pretesto per buttarsi in situazioni nuove e inusuali.
In questo senso Delilah Dirk si avvicina alla descrizione di Bilbo Baggins che possiamo osservare in Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien: un personaggio che inizialmente ambisce solo a vivere un’esistenza il più tranquilla possibile ma che si scopre essere invece capace di affrontare avventure pericolose e lontano da casa.
Il fumetto di Tony Cliff è anche un buon esempio di “animazione a fumetti”, e non è un caso che l’autore abbia lavorato molto nell’industria dei film animati.
Lo si può notare innanzitutto dal modo con cui viene condotta la storia: l’ironia è sempre presente nel corso dell’avventura, sia tramite l’umorismo verbale di Selim sia nelle scene d’azione, che non sfociano mai nel drammatico ma anzi mettono in scena situazioni e climax capaci di far sorridere ed emozionare allo stesso tempo, seguendo così una “ricetta” tipica di diversi lungometraggi d’animazione degli anni Novanta.
Anche lo stile grafico ricorda l’approccio morbido e dinamico del disegno animato americano, e disneyano in particolare: lo si nota in particolar modo nei volti e nelle figure dei due protagonisti, espressivi nei dettagli che li tratteggiano e provvisti di un’energia che sembra farli muovere sul foglio. Anche alcuni personaggi secondari come il reggente di Costantinopoli e il pirata Zakul vengono rappresentati con vari particolari in grado di caratterizzarli immediatamente in modo iconico, mentre gli sfondi godono di una sintesi efficace e comunicativa, che immerge nelle scene e si avvale di splash-pages molto ben integrate nell’atmosfera generale, che allo stesso tempo rivelano la qualità artistica di Cliff.
Delilah Dirk e il tenente turco è un’opera che trova il suo limite nel non voler essere altro che una celebrazione dell’avventura di stampo classico: non una rielaborazione o un’evoluzione, ma una genuina applicazione di quel costrutto narrativo all’interno di una storia veloce e divertente, capace di appassionare e mantenere le promesse fatte.
Non stupisce quindi che la Disney abbia in cantiere la trasposizione cinematografica di questa graphic novel, considerando la trama affine ai valori della Casa del Topo e l’appeal che ultimamente hanno le opere con donne forti e d’azione come protagoniste.
Abbiamo parlato di:
Delilah Dirk e il tenente turco
Tony Cliff
Traduzione di Alberto Cassani
ReNoir Comics, maggio 2016
171 pagine, cartonato, colori – 17,90 €
ISBN: 978-88-6567-149-8