“La mia vita è diventata un romanzo. Ma quella vera non è affatto una favola.“
[O’tama]
La vita di Otama di Keiko Ichiguchi e Andrea Accardi mette in scena la vicenda biografica dell’artista giapponese, segnata dall’amore per l’arte, per lo scultore Vincenzo Ragusa e per la coraggiosa vita divisa fra le due grandi e distanti isole, il Giappone e la Sicilia.
È il 1877 quando l’artista siciliano, vestito all’orientale, passeggiando per le vie di Tokyo, s’imbatte in un bel giardino. Incuriosito dallo spettacolo floreale, viene ammesso dai giardinieri per poterlo meglio osservare. Lì incontra una giovane artista intenta al disegno. In questo modo Vincenzo Ragusa incontra O’tama. Uniti dall’amore per l’arte, tanto che la donna farà da modella per l’artista, rappresentando il primo caso di una giapponese che abbia posato per un artista occidentale, i due si fidanzano per poi andare a vivere a Palermo, quando il governo nipponico smette di finanziare la cattedra di scultura di Vincenzo Ragusa. Nel capoluogo siciliano, O’tama passa tutta la giovinezza e l’età adulta, per rientrare in Giappone soltanto da anziana.
L’unione dei due artisti prelude alla nascita di un’arte sincretica innovativa per quegli anni: a Palermo sorge la prima scuola di arte orientale d’Europa, mentre O’tama affianca allo stile del grafismo, tipico della propria terra, le caratteristiche della pittura naturalista europea. La vicenda si svolge a partire dal racconto della stessa artista, la quale rivive alcuni momenti particolarmente significativi mentre si racconta a diversi interlocutori, fra i quali spicca la figura del piccolo Atsushi.
Che il fumetto inizi dallo scultore è segno dell’importanza della dimensione familiare e relazionale della storia di O’tama. Questa impostazione delinea la vicenda biografica della donna: ella si caratterizza per la coraggiosa scelta di seguire l’uomo che ama – dal quale è ricambiata con altrettanto affetto – non solo lungo la via dello studio e della pratica artistica, ma anche su quella delle scelte di vita. L’andare a vivere nell’esotica Palermo e sopportare il dolore della distanza è la conseguenza, oltre che la conferma, di questo tratto.
La qualità delle relazioni affettuose si ritrova nella narrazione. Lettori e spettatori della storia vengono informati sui fatti a partire dai racconti che l’anziana O’tama riserva ai propri interlocutori, così da dispiegare l’arco narrativo dei propri anni siciliani e andare a raccontare quegli eventi rilevanti non solo per la società di Palermo, che veniva ad acquisire l’importante maestranza di un’artista orientale, ma anche i momenti significativi della propria vita.
Ad alcune fasi particolarmente dolorose e intime è riservata una narrazione interiore, mostrata in sequenze il cui sviluppo parte dai ricordi che la donna rivive tra sé e sé. In questo modo il racconto si divide in due piste: quello delle relazioni, rivelato a interlocutori; quello intimo, vissuto nel dialogo con se stessi.
Passando al sistema dei rimandi interni, torna con insistenza il tema floreale: se Vincenzo Ragusa incontra O’tama in un giardino, O’tama si presenta al giovane Atsushi citandogli i nomi dei fiori sia in italiano che in giapponese. Il primo elemento a portare con sé il dualismo linguistico è proprio il fiore, testimone del primo incontro dei due innamorati, oltre che soggetto di frequenti raffigurazioni.
Il dualismo – da intendersi sia nel ruolo oppositivo, di un elemento contrapposto ad un altro, che nel senso dell’integrazione di due diversi elementi – è un concetto chiave in una vicenda che tratta anche il tema dell’alterità fra Oriente e Occidente. Se da un lato Vincenzo Ragusa e O’Tama rappresentano due diversità culturali feconde per azione di scambi reciproci, è presente anche il risvolto negativo della diversità. In una sequenza di vita palermitana, ad esempio, O’tama e la sorella (che la segue col marito in Sicilia) vengono additate da alcuni bambini come “I cinisi” (i cinesi), secondo lo schema della riduzione a stereotipo delle realtà sconosciute per approssimazione con quella più nota. Tuttavia, nella narrazione prevalgono i momenti di felice incontro delle due culture: si pensi alle prime panelle preparate da O’tama, oltre che alle osservazioni della donna sulla diversità dei monumenti della città di Palermo, tanto da sembrare appartenere a culture diverse.
Tornando al presente della voce narrante, la storia dell’anziana O’tama s’intreccia col clima culturale del Giappone degli anni Novanta, caratterizzati da una frustrante divisione fra ricchi e poveri. Se nel passato palermitano s’incontra il tema dell’alterità, nel presente nipponico emergono gli scontri di una società impoverita. Lo sfondo storico è ben presente e si integra bene con le vicende personali dei vari personaggi – come dimostra la difficile situazione economica del piccolo Atsushi – ma non prevale sulla narrazione della vita e della figura di O’tama. Un bilanciamento ottimale che, mentre conferisce spessore ai caratteri e nessi di causalità alle azioni dei personaggi, non travalica la storia principale.
I disegni sono limpidi e dalla linea pulita. Risultano sequenze a prevalenza chiara e luminosa, nelle quali anche gli sfondi più pieni di oggetti e di elementi ambientali restituiscono l’impressione di una spazialità aperta e sgombra. Sebbene il disegno sia nel classico formato e stile occidentali, non mancano momenti che richiamano le soluzioni grafiche del manga: in alcune espressioni, soprattutto di stupore, dove occhi sgranati ed espressioni stupite riflettono stilemi del fumetto orientale. Concorre all’effetto manga anche l’uso di linee cinetiche, per sottolineare momenti ad alto pathos. Gabbie di varia dimensione, montate in sequenze originali, alternate in alcuni casi a scene prive della gabbia medesima, conferiscono agilità al montaggio della storia.
A conferma dello scopo anche documentaristico del volume, il fumetto è preceduto da un’introduzione della studiosa Maria Antonietta Spadaro, nella quale racconta di aver iniziato a dedicarsi alla figura storica di O’tama alla fine degli anni Ottanta, quando ancora di lei avevano scritto solo studiosi giapponesi.
Spadaro descrive, in breve, il contesto storico che ha permesso la presenza dell’artista siciliano negli ambienti artistici e accademici del Giappone: a partire dal 1868, la dinastia Meji aveva dato impulso al rinnovamento della società e della cultura nipponici, promuovendo riforme ispirate al mondo occidentale. L’esaurimento di quella spinta all’innovazione è la causa del ritorno di Vincenzo Ragusa a Palermo e della partenza al suo seguito della moglie O’tama.
Segue, quindi, l’analisi dello stato di salute della figura dell’artista giappo-siciliana: la riscoperta da parte di studiosi, artisti e appassionati risale al primo decennio del Duemila. Oltre agli eventi culturali legati a mostre e musei, O’tama è stata raccontata in due romanzi, ne La pittrice di Tokyo (2021), di Sarah Belmonte e ne Il filo sottile del mare (2022), di Massimo Soumaré; mentre il barman Christian Costantino ha vinto il primo premio per la creazione di un drink, nel 2021, chiamato O’tama Tokyo-Palermo.
Questo fumetto, dove si alternano a personaggi reali anche figure inventate, rappresenta un altro importante tassello nella riscoperta di una singolare e coraggiosa figura di donna, moglie e artista.
La vita di Otama è un fumetto ben scritto e ben disegnato, in cui dialoghi e interazioni fra i personaggi funzionano bene. Si tratta di un’opera che rende giustizia a una figura dimenticata e che merita di essere riscoperta, oltre che di un racconto pregevole per l’equilibrio fra i piani della storia, civile personale.
In tempi in cui le relazioni fra le culture ci vengono narrate quasi sempre nei termini del conflitto, ben venga l’opera di divulgazione, frutto anche di faticose ricostruzioni, di storie di felici – sebbene non esenti dal dolore – sintesi fra popoli tanto distanti, in un’epoca in cui la comunicazione e la conoscenza dell’alterità erano ancora più complesse, difficili e lente.
Abbiamo parlato di:
La vita di Otama
Keiko Ichiguchi, Andrea Accardi
Sergio Bonelli Editore, 2025
144 pagine, cartonato, bianco e nero – 23,00 €
ISBN: 9791256290482