Motivi geometrici e forme stilizzate tratte dalla natura, uso delle infografiche rielaborate con un gusto pittorico minimale, scelta di giallo e nero per scene naturali che si scontra con i colori plumbei del mondo antropico, un testo sospeso in pagine dall’ampio respiro, spesso riempite con pochi elementi: nella sua opera d’esordio, Milch Ohne Honig (pubblicato in Germania dall’importante casa editrice Carlsen Verlag) Hanna Harms parla della scomparsa delle api selvatiche e degli impollinatori con uno stile rarefatto, che mescola informazioni biologiche ed ecologiche con un andamento poetico e sospeso, che però non elimina un senso di catastrofe imminente per il nostro mondo e che ci mette di fronte alle nostre responsabilità come specie predatrice per eccellenza.
In occasione dell’uscita della sua opera in Italia per EDT con il titolo Mondo Senza Api, abbiamo intervistato l’autrice sul suo lavoro.
Ciao Hanna e grazie mille per il tuo tempo.
Prima di parlare del tuo lavoro, vorrei presentarti al pubblico italiano: Quando hai deciso di dedicarti all’illustrazione e al fumetto e quali sono stati i tuoi primi passi?
Quando ero piccola, mio padre leggeva spesso fumetti in lingua francese a me e a mia sorella, e in seguito li ho letti anch’io. Ho sempre disegnato molto e durante i miei studi ho soprattutto illustrato. Tuttavia, stranamente, non ho mai pensato di disegnare fumetti. Poi, durante un semestre all’estero a Gerusalemme, ho disegnato il mio primo breve fumetto sotto la guida della fumettista israeliana Rutu Modan e ho capito subito che volevo continuare a farlo.
C’è un’opera o un artista in particolare che ti hanno fatto scegliere questa professione?
Non credo che sia stato tanto il lavoro degli altri, anche se ci sono molti lavori e artisti che ritengo fantastici. È stato piuttosto il fatto che a un certo punto mi sono resa conto che l’illustrazione poteva essere un modo per trattare argomenti che mi interessavano. E rendendo una storia tangibile per me attraverso il disegno, sento che posso renderla accessibile ad altre persone.
Il mondo senza api (EDT, in tedesco Milch ohne Honig per Carlsen Verlag) tratta un tema ecologico molto attuale, anche se non sempre conosciuto e approfondito dal grande pubblico, ovvero la lenta scomparsa delle api selvatiche e di altri impollinatori. Come ti sei avvicinata a questo tema e perché hai deciso di farne un fumetto?
Qualche anno fa ho letto un articolo sullo stretto legame culturale e storico tra l’uomo e le api. Allo stesso tempo, le notizie sull’estinzione mondiale degli insetti erano sempre più presenti nelle news. E questo paradosso tra l’elevazione quasi divina dell’ape e la contemporanea scomparsa degli insetti causata dall’attività umana mi ha colpito e non mi ha più abbandonato.
Ero affascinata dalla possibilità di rappresentare processi e relazioni complesse nei fumetti. Era qualcosa che volevo davvero provare. Allo stesso tempo, per me era importante poter giustapporre e combinare molti aspetti: il testo e l’immagine, il detto e il non detto, la poesia e la scienza.
Come hai svolto il tuo processo di ricerca? Mi riferisco sia al livello tematico che a quello grafico.
Dovendo familiarizzare con l’argomento, all’inizio ho letto molto e ho confrontato il maggior numero possibile di fonti diverse, dagli studi scientifici ai libri di divulgazione scientifica, dai documentari alle pubblicazioni delle organizzazioni di protezione ambientale. Poi, durante la stesura del testo, ho trovato un po’ di difficoltà a restringere nuovamente l’argomento e a trovare la storia che volevo raccontare tra tutte le informazioni. Mentre facevo ricerche, ho raccolto motivi estetici, ma anche pensieri e sentimenti, che poi ho utilizzato per sviluppare le pagine. Poiché il comportamento degli insetti contiene anche tanta pesantezza e riflessione, non mi sembrava giusto usare la “classica estetica delle api” con esagoni gialli e occhi neri.
Il tuo lavoro si colloca a cavallo tra il fumetto e il libro illustrato: come hai sviluppato questo stile?
Dato che la storia è così vasta, a livello visivo ho cercato di astrarre molto. Per rappresentare le relazioni complesse di questa storia ho fatto ricorso a metafore e associazioni di immagini. Questo corrisponde in generale al modo in cui mi piace tradurre i miei pensieri in immagini. Le immagini mostrano ciò che il testo non può dire e viceversa. Il fatto che non utilizzi i balloon, ad esempio, non è tanto una rottura intenzionale con il linguaggio fumettistico convenzionale, quanto la naturale collocazione di un testo narrativo senza personaggi.
Mi ha particolarmente colpito la scelta di utilizzare un testo che appare diluito nelle ampie illustrazioni. In molti momenti si percepisce un’atmosfera cupa, quasi post-apocalittica, decisamente post-umana (non si vedono quasi mai uomini, se non in tuta da apicoltore). Volevi trasmettere un senso di pericolo e di catastrofe imminente?
La cosa spaventosa è che l’estinzione degli insetti non è uno scenario distopico del futuro, ma sta già accadendo: dagli anni ’90, la biomassa totale degli insetti è diminuita del 75%. Per me era importante dimostrare che questo futuro cupo non è così lontano come sembra. Ma c’è un altro motivo per cui ho deciso di raffigurare gli esseri umani solo di sfuggita. La storia è incentrata sugli insetti: dal loro punto di vista, gli esseri umani sono importanti solo per le loro azioni e, soprattutto, per gli effetti di queste azioni.
Molto importanti nel tuo lavoro sono anche i colori: un giallo caldo, il nero e poi i grigi opachi, usati in modo fortemente narrativo e simbolico. Come hai lavorato a questa palette cromatica?
Ho cercato di capire quanti colori mi servivano per rappresentare tutto ciò che volevo senza che questo complicasse ulteriormente la storia. Per questo ho limitato il più possibile la gamma dei colori. Cercavo un colore che potesse rappresentare le api, ma anche le piante e gli insetticidi, e così sono arrivata a questo giallo-verde. L’ho usato per dipingere con la tecnica del guazzo tutte le aree colorate. Ho poi usato la matita per le linee sottili e le aree scure e un color salmone per dare un tocco di speranza. Preferisco lavorare almeno in parte in analogico perché spesso posso prendere più facilmente decisioni creative.
In questa rubrica cerco di dare una panoramica del fumetto tedesco contemporaneo, ma anche di quello storico, sebbene la tradizione sia molto ridotta rispetto ad altri Paesi. Questo lavoro è il tuo debutto nel mondo del fumetto. Che tipo di ambiente hai trovato? Ci sono autori tedeschi che ti ispirano o ti hanno influenzata?
Ho l’impressione che nel mondo del fumetto tedesco stiano succedendo molte cose e che gli editori stiano diventando più coraggiosi nel raccontare temi e prospettive diverse. La comunità tedesca del fumetto è relativamente piccola e tutti quelli che ho avuto il piacere di conoscere finora sono persone fantastiche che amano i bei libri.
La maggior parte di ciò che ho letto e visto finora mi ha probabilmente influenzata in un modo o nell’altro. Sono una fan di Aisha Franz, Anna Haifisch e Antonia Kühn, per esempio. Ma quando lavoro alla mia storia, spesso smetto di leggere fumetti. Forse perché ho paura di avere in testa troppe immagini di altri e quindi di imitarli inconsciamente.
Ultima domanda, un classico: sta lavorando a qualcosa di nuovo?
Sto lavorando a un secondo volume sull’importanza delle foreste e sul loro deperimento. Sono curiosa di vedere quanto sarà lunga la serie dopo questo volume: purtroppo non credo che esaurirò presto gli argomenti sull’impatto umano sull’ambiente.
Grazie mille Hanna per il tuo tempo!
Hanna Harms
Hanna Harms, nata nel 1994, è illustratrice e autrice di fumetti. Si è laureata presso la Scuola di Design di Münster con un semestre alla Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme. Attualmente sta studiando per un master in illustrazione. È co-redattrice e autrice della rivista di fumetti Sonder. Il suo progetto Milch ohne Honig è stato premiato con il Ginco Award nella categoria “Best Non Fiction Comic” nel 2020.