Schwarzenbach an der Saale è una minuscola cittadina del nord della Baviera, a circa tre ore di treno da Jena, città in cui attualmente svolgo il mio dottorato. Con una popolazione di circa 7000 anime (ma nessuna in strada la domenica), il paese non possiede attrazioni che rendano appetibili un viaggio così lungo, con altissimi rischi di perdere una coincidenza e restare sperduti per ore nel bel mezzo della Germania centro-orientale. Eppure a Schwarenbach a.d. Saale si trova un luogo che ogni appassionato o curioso di fumetto (capace di comprendere un minimo di tedesco) dovrebbe visitare: la Erika Fuchs Haus, museo del fumetto e di linguistica dedicato alla più famosa adattatrice e traduttrice di storie di Paperino in terra teutonica.
Entenhausen: benvenuti nella Paperopoli tedesca
Aperto nell’agosto del 2015 con il contributo della Erika Fuchs Stiftung e del comune di Schwarzenbach, dove Erika Fuchs ha vissuto buona parte della sua vita, il museo è curato da alcuni importanti “donaldisti” tedeschi, tra cui il giudice Gerhard Severin, simpatico e appassionato animatore del museo, a cui ha donato gran parte della sua collezione di fumetti e di statuette dedicate al mondo di Paperino e soci.
Il centro è per me una grossa sorpresa, nonché una ulteriore conferma di quell’impressione che ho avuto nei primi approcci alla cultura fumettistica tedesca: un senso di sdoppiamento, una dicotomia tra attento studio del materiale, del medium e una grande cura espositiva da una parte, e la scarsa diffusione a livello massivo del fumetto dall’altra.
La Erika Fuchs Haus è un perfetto esempio di ricerca, organizzazione e passione messi al servizio della “nona arte”: lo spazio espositivo, seppur contenuto, è ben organizzato e la mostra permanente segue uno sviluppo tematico e narrativo interattivo e piacevole. All’inizio del percorso si entra in una sala proiezioni in cui in un video di otto minuti introduce il visitatore al mondo fumetto con una breve carrellata storica, partendo da Rudolf Töppfer per finire con la nascita del graphic novel e con una carrellata dei molti (e purtroppo poco conosciuti a livello nazionale e internazionale) autori tedeschi contemporanei: un modo conciso ma competente per introdurre al fumetto anche i non appassionati.
La mostra prosegue con una sala che esalta gli appassionati disneyani di tutte le età, grazie alla ricostruzione di Entehausen (traduzione di Duckburg, corrispettivo della nostrana Paperopoli): il visitatore si può aggirare tra luoghi e personaggi amati, e nel frattempo viene introdotto al lavoro di adattamento di Erika Fuchs grazie ad alcuni video di approfondimento. In essi si parla in maniera approfondita, competente, quasi scientifica del mondo di Paperino, dei suoi luoghi, delle strutture interne al fumetto, facendo un confronto tra versione originale e traduzione. Una esperienza immersiva, di lettura su più livelli, curata ottimamente da un punto di vista artistico e di contenuti.
Erika Fuchs: la “donna dei paperi” tedesca
Arrivati nella terza sala, scopriamo finalmente un po’ di più della vita di Erika Fuchs, al secolo Johanna Theodolinde Erika Petri in Fuchs, nata nel 1906 a Rostock e morta nel 2005 a Monaco di Baviera. Il racconto viene impostato su due livelli: da una parte le tavole di un fumetto realizzate appositamente per il museo dall’artista tedesco Simon Schwartz (autore di Drüben! e Packeis, entrambi inediti in Italia), dall’altra un libro di fotografie a documenti originali della traduttrice.
L’uso di due diverse narrazioni crea una interessante e felice commistione tra realtà, arte e fantasia. I fatti più importanti della vita della traduttrice sono raccontati con attenzione al dettaglio storico, ma anche con grande ironia e leggerezza da Schwartz, che fa parlare i personaggi della storia con citazioni letterarie prese dalle storie tradotte dalla stessa Fuchs, un divertente cortocircuito metaletterario che ben si adatta alla linea narrativa del museo.
Il personaggio di Erika Fuchs emerge in tutta la sua intelligenza, caparbietà e schiettezza: l’infanzia in una grande famiglia, la voglia di studiare contro le consuetudini dell’epoca, il dottorato in storia dell’arte e archeologia, l’incontro con il marito, gli anni difficili del nazismo, il trasferimento a Schwarzenbach, l’attività di traduttrice e l’approccio, inizialmente scettico e dubbioso, al mondo di Paperino.
Una donna non appassionata o esperta di fumetto (non viene omesso il breve e imbarazzante incontro con Carl Barks), ma che ha contribuito alla diffusione del fumetto disneyano in Germania e che ha dato un notevole contributo allo sviluppo di nuovi idiomi e di modi di dire diventati ormai parte del vocabolario tedesco.
La sala dedicata al lavoro di traduzione è sicuramente la più appassionante di tutto il museo poiché offre un interessante sguardo sulla creatività linguistica della Fuchs, che doveva adattare testi tipicamente statunitensi a una cultura completamente diversa come quella tedesca in un mondo ancora non globalizzato. Ecco quindi che gli hamburger diventano Wurst, Halloween diventa Rosenmontag e la storia, pur mantenendo la sua struttura e i suoi contenuti, viene adattata a un mondo diverso, e ogni personaggio trova una propria voce originale, ogni situazione viene tradotta in maniera non letteraria, ma creativa e declinata secondo usi e costumi tedeschi. Oltre a questo, la parte finale offre contenuti interattivi ed educativi per bambini, a cui vengono insegnate figure retoriche e giochi di parole in un contesto leggero e giocoso.
In tutto ciò, il linguaggio proprio del fumetto, pur introdotto con filmato ben strutturato che spiega cosa siano tavole e balloon, viene un po’ sacrificato e non approfondito a dovere, nonostante la possibilità di spazio e di tecnologie.
La visita si chiude con tavole originali di artisti tedeschi quali Reinardth Kleinst, Anna Heifish, Ralf Koening, che hanno omaggiato la traduttrice in alcuni loro lavori riprendendo talvolta testualmente modi di dire e frasi dei lavori della Fuchs. Infine, ad arricchire ulteriormente l’esperienza, per chi avesse tempo e proprietà di comprensione linguistica elevata (cose che sono mancate al sottoscritto), una fornita biblioteca di fumetti divisi per genere e per anno: un piccolo paradiso per ogni appassionato!
Rodolphe Töppfer e Willem Busch: i bisnonni del fumetto
Come ogni buon museo che si rispetti, anche la Erika Fuchs Haus ospita mostre temporanee dedicate a vari argomenti. I primi mesi del 2017 regalano una mostra d’eccezione, davvero preziosa, dedicata a quelli che sono considerati tra i precursori del fumetto, ovvero lo svizzero Rodolphe Töppfer e il tedesco Willem Busch.
In uno spazio aperto si trovano, separate su due diverse pareti, opere e approfondimenti dedicati ai due autori, oltre a una breve disamina su altri “protofumettisti” quali Gustave Dorè, Franz Von Pocci e Max Haider. Lo stile dei due autori è spiegato in maniera semplice e sintetica, così come la loro importanza storica per lo sviluppo del medium. In questo caso la maggior ricchezza di materiale dall’archivio di Töppfer rende la mostra un po’ sbilanciata dalla parte dello svizzero, risultando più approfondita in termine soprattutto di stile e sviluppo dello storytelling, rispetto a quella di Busch, dove si prendono in esame soprattutto i lavori pubblicati, le tematiche ricorrenti e alcuni elementi caratteristici come il dinamismo e lo humour nero.
In generale però la mostra riesce nell’intento di presentare i due artisti in maniera completa, sottolineandone le principali caratteristiche e mostrando materiale di stampa dal grande valore storico (ad esempio le edizioni del Fliegend Blattern o del Muncher Bilderbogen, pamphlet su cui vennero pubblicate le prime storie di Bunsch, oppure le diverse edizioni internazionali), lasciando un po’ in disparte il confronto tra i due, relegato ad un pannello in cui vengono citate alcune opere di critica, come Rudolphe Töpffer di Ernst Schur o Der kühle Bräutigam di Kurt Kusemberg.
In linea con il resto del museo, una parte della mostra è dedicata ai più piccoli e all’interattività, con la possibilità di leggere le opere dei due autori (ad esempio la nuova, prestigiosa edizione di Les Amours de Monsieur Vieux Bois di Töppfer realizzata da Avant-Verlag) e di provare il metodo xilografico per riprodurre alcune tavole di Busch.
La mia visita si conclude dopo quasi tre ore (dovute anche alla mia lentezza nel comprendere ogni parola scritta) e la sensazione è quella di aver visto un gran bel posto: seppur il museo sia specializzato su Erika Fuchs e sul mondo dei paperi, si vede comunque un tentativo da parte dei curatori di considerare il fumetto nel suo insieme, come una forma d’arte degna di essere studiata e trasmessa in luogo ad essa completamente dedicata. Un museo allegro, ben curato e strutturato, un esempio che sarebbe auspicabile seguire in posti con una cultura fumettistica ben più sviluppata (come non pensare al Museo del fumetto di Lucca, tristemente abbandonato a se stesso).
Se siete appassionati di fumetto disneyano, masticate un po’ di tedesco e vi trovate dalle parti della Franconia, fate un salto alla casa di Erica Fuchs: l’esperienza vale il viaggio.