Cassadritta: alzare il volume per sopravvivere

Cassadritta: alzare il volume per sopravvivere

La nuova opera di Roberto Grossi, edita da Coconino, racconta dei rave illegali nella periferia romana anni Novanta, con trasporto e una narrazione minimale.

Cassadritta_coverUn sabato notte del 1995, a Roma, un gruppo di giovani si mette in macchina per muoversi verso un capannone abbandonato nella campagna circostante la Capitale.
Lì si sta per svolgere un rave, una festa abusiva a base di musica ad altissimo volume su cui ballare e scatenarsi, con contorno di alcool, droghe e corpi sudati.

Roberto Grossi racconta con Cassadritta uno spaccato della società giovanile di venticinque anni fa. I rave sono una realtà non certo estinta e hanno luogo tutt’oggi, soprattutto nel centro Europa, ma la precisa collocazione temporale che l’autore ha voluto utilizzare, oltre a essere ispirata dalla propria esperienza, permette di catapultare il lettore in una realtà con svariate differenze rispetto all’oggi, nonostante il tempo tutto sommato esiguo che separa la metà degli anni Novanta dal nostro 2021.

I modi in cui i protagonisti devono organizzarsi e la difficoltà di trovare il luogo dell’evento senza poter contare su internet né cellulari caratterizzano non a caso la prima parte dell’opera, ma la forma mentis stessa era differente perché gli stimoli esterni, l’intrattenimento, il modo di comunicare erano molto più diversi di quello che pensiamo, rispetto a quelli attuali.

Cassadritta_2Il fumettista sceglie uno stile di racconto asciutto, quasi neorealista come approccio, il che presenta pregi e difetti. Partendo da questi ultimi, il neo è quello di una narrazione non sempre coinvolgente per il lettore perché fortemente lineare e senza contenere situazioni particolarmente avvincenti; se questo da un lato spoglia la storia da velleità di sorta e la riconduce all’essenza di quello che l’artista voleva comunicare, dall’altro presenta dei passaggi un po’ lenti e che danno l’impressione di girare a vuoto o di sballare il ritmo. Non aiutano i dialoghi, altrettanto secchi ed essenziali, spesso vuoti botta e risposta tra i protagonisti.

Si apprezza però, in questo approccio, il tentativo di restituire con la maggior naturalezza possibile una scena di normalità pura e semplice, senza fronzoli o sovrastrutture narrative, quasi come se si volesse trasmettere la sensazione di riprendere con una telecamera l’abitacolo dell’automobile o l’interno del capannone all’insaputa dei personaggi.
In questo lavoro di sottrazione si riconosce dunque una pretesa di realismo che, pur irraggiungibile appieno in un’opera di fiction, è percepibile dal lettore, è voluta e ha un suo chiaro obiettivo. Anche i brevi flashback presenti nella prima parte del volume non movimentano particolarmente l’andamento del racconto, ma sono funzionali a contestualizzare meglio lo scenario in maniera coerente.

Cassadritta_3Quando la scena si sposta nel party vero e proprio, poi, questo orientamento esplode ulteriormente: ci si ritrova con una lunga sequenza di tavole mute – salvo il tum-tum-tum della musica techno – che visualizza persone intente a ballare, come in trance, le une attaccate alle altre.
È in queste scene che il disegno di Grossi la fa da padrone: sono infatti tavole quasi eteree, perché nell’assenza di balloon lo scenario appare irreale, visionario e distante dalla realtà.
L’uso del nero di sfondo, che spesso occupa tutta la pagina per poi sporcarsi gradualmente del bianco delle luci stroboscopiche, è usato con intelligenza e con la consapevolezza del fatto che, di notte, è in ogni caso il colore predominante a prescindere dalla situazione e dal luogo in cui ci si trova.
Lo scontro tra oscurità e macchie di luce crea un percorso “dei sensi” assolutamente efficace che continua anche quando sulle tavole si incastonato vignette e si affollano ragazze e ragazzi che ballano. In questo frangente l’attenzione verso gli abiti delle varie figure si fa evidente, per differenziare l’eterogenea fauna umana che interviene al rave: canottiere, felpone, berrettini, magliette, giubbottini senza maniche caratterizzano i partecipanti, così come le diverse acconciature e l’aspetto fisico.
Lo stile è realistico, soprattutto nel ritrarre ambienti, edifici e campi in maniera impeccabile. I personaggi appaiono dettagliati nei particolari dei visi, ma il tratto morbido dell’artista, l’inchiostrazione e certi elementi fisici (nasi, capigliature) li rendono al contempo irreali e quasi caricaturali.

Nella lunga e intensa sequenza di tavole l’autore vuole trasmettere al lettore l’atmosfera di questa sorta di rituale e in parte ci riesce, pur con i limiti intrinseci del mezzo, mostrando sui volti un senso di liberazione dalla quotidianità, di fuga dalla realtà come muta forma di disprezzo verso la società in cui vivono ogni giorno.
Una chiave interpretativa che per essere però chiarita deve essere veicolata da un monologo di Torazina, uno degli organizzatori:

È un momento di disordine urbano. Di sovversione della repressione sociale e delle fottute briciole dell’industria del divertimento. È un momento di creatività personale, in contrasto alle logiche commerciali.

I rave vengono quindi inquadrati come argine disperato contro una società consumistica; non solo stordimento fine a sé stesso, ma presa di posizione nei confronti di un modo standardizzato di vedere il tempo libero.
Una battaglia forse più disillusa di quella dei giovani di vent’anni prima, e forse persa in partenza; non a caso il volume mostra, in una sorta di scena post-credits, una selezione di tutti quei luoghi della contemporaneità che si ergono a dimostrare come la società non sia stata intaccata da certi afflati ma abbia proseguito il suo percorso consumistico e omogeneizzante, nei modelli da proporre e nell’impostare luoghi e modalità dell’intrattenimento.
Una nota amara che allo stesso tempo non rinnega il ruolo di importante manifesto della controcultura avuto dai rave illegali degli anni Novanta: l’occupazione di edifici fatiscenti per poterli riempire di musica, voglia di vivere liberi e anarchico divertimento assume quindi un lato romantico e determinante per la formazione e la sensibilità di chi vi partecipava.

Abbiamo parlato di:
Cassadritta
Roberto Grossi
Coconino Press – Fandango, 2021
224 pagine, cartonato, bianco e nero – 20,00 €
ISBN: 9788876185656

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