Capitan Swing: un’altra modesta proposta di Ellis per cambiare il mondo

Capitan Swing: un’altra modesta proposta di Ellis per cambiare il mondo

Nella Londra Vittoriana due gruppi lottano per determinare il futuro: monopolio del potere o democrazia? Warren Ellis torna a uno dei temi centrali della propria poetica, con una vicenda notturna in tono di pamphlet.

Londra 1830: mentre la ridefinizione degli equilibri fra i poteri dello Stato delinea i ruoli dei corpi di polizia, Warren Ellis Raulo Caceres: Capitan Swingdue gruppi lottano per affermare il mondo futuro che desiderano.
Il primo mondo è basato sul possesso di una pietra dai poteri quasi magici; il secondo sul controllo e la messa a disposizione dell’energia elettrica generata dell’aria. L’opposizione fra i due mondi è netta: nel primo, la limitatezza della risorsa strategica rende possibile il monopolio del Potere; nel secondo, basato su risorse largamente diffuse e facilmente condivisibili, equità e partecipazione alla responsabilità del governo sono possibilità concrete, obiettivi plausibili. A desiderare il mondo del potere ristretto è un gruppo di membri dell’alta borghesia, già ben infiltrati nei meccanismi di controllo della società e verosimilmente partecipi del potere (che evidentemente non soddisfa né i loro appetiti né, immaginiamo, la loro visione di società virtuosa). A lottare per un potere diffuso, una micro comunità di emarginati dalla società, guidati da Johnatan Rheinhardt, uno scienziato visionario, carismatico, forse fin troppo idealista e fedele alla non violenza, che agisce sotto lo pseudonimo di Capitan Swing1.

Il volume di Warren Ellis e Raulo Caceres ha tutte le caratteristiche di un pilota: definizione di un contesto, introduzione di personaggi e relazioni e conclusione che, lungi dallo sciogliere i nodi dell’intreccio, configura un promettente stato iniziale per la vicenda vera e propria e lascia quindi una vaga insoddisfazione (positiva) da non finito. Tuttavia la lettura è ben più che piacevole, guidata dalla sceneggiatura di Ellis, che molto punta su ritmo, azione ed epica.

I personaggi restano a livello di entità funzionali all’avanzamento della trama, con la pregevole eccezione del protagonista, Charlie Gravel, poliziotto metropolitano, che emerge per capacità critica e che svolge il ruolo di guida per il lettore attraverso lo scenario complottista, rintracciando i fili della vicenda e il senso della lotta fra i due gruppi, espresso tramite i dialoghi. Proprio la definizione del personaggio di Gravel e l’utilizzo suo e dei dialoghi evitano lo scivolamento nel didascalico, rischio principale della vicenda, che resta così godibile anche al livello di pura avventura e che deve tanto allo steampunk quanto a Douglas Fairbanks (ma Warren Ellis sul proprio sito definisce il lavoro “Not steampunk. An Electrical Romance of a Pirate Utopia Thwarted“). Notevole contributo all’atmosfera lo offre l’approccio grafico: tutta la vicenda si svolge di notte e le uniche luci sono quelle calde degli incendi o quelle fredde dei lampi elettrici dei macchinari e della nave dei ribelli, che tagliano l’oscurità. E in queste luci emergono volti dalle espressioni marcate e definite dalle ombre, non deformi, ma sempre intense e concitate, poiché ci sono, invero, rari momenti di pausa e i personaggi sono quasi sempre coinvolti attivamente nell’azione di scena.

Chi sono i Pirati dell’Isola delle Braci?2 Accompagnando Johnatan Rheinhardt / Capitan Swing attraverso il villaggio, scopriamo una comunità organizzata e strutturata, almeno dal punto di vista della produzione e solidale. Vediamo fabbriche e laboratori, dove le attività che richiedono abilità e competenze non banali, fervono; Rheinhardt presenta questi luoghi come scuole, dove “Ogni cosa che viene fatta […] viene insegnata a qualcuno che a sua volta la insegnerà a qualcun altro“. Possiamo quindi immaginare che le persone che vediamo lavorarvi (o insegnarvi) siano operai specializzati che hanno rifiutato l’inurbamento e il degradamento a operaio generico nelle grandi fabbriche, che dall’inizio del secolo stanno soppiantando i piccoli laboratori. Possiamo anche immaginare che i più vecchi fra loro abbiano partecipato ai moti luddisti e che forse alcuni di loro abbiano già incontrato o si uniranno (nel caso il destino della comunità si rivelasse sfortunato) al movimento cartista o alle Trade Unions.

Da parte sua, Rheinhardt/Swing è uomo/scienziato/filosofo impregnato di spirito illuminista, quello che portò alla creazione dell’Éncyclopédie di Diderot e D’Alembèrt, e della tradizione della ricerca sperimentale inglese3.

I pirati di Ellis sono portatori di una visione della società alternativa a quella vigente. Una visione in cui la tecnologia è strumento di liberazione dell’uomo, secondo una visione di progresso tipica del XIX secolo e sostanzialmente abbracciata dai movimenti socialisti, che si affermeranno di lì a poco. In questa prospettiva, punti critici dell’organizzazione sociale e politica sono chi detiene il sapere e chi ne stabilisce e controlla l’applicazione. La posta in gioco nello scontro in atto comprende quindi, esplicitamente, il potere e il futuro, e di questa posta tutta la comunità è consapevole. Come chiarisce Rheinhardt: “Quando spaccheremo il culo alla classe dirigente, alterando di conseguenza la natura del governo, queste saranno le persone che porteranno avanti il paese“.

La pietra magica dei loro nemici è una trappola per catturare il futuro (“ciò che cerco di rubare è il vero mondo che deve arrivare“, e poi: “Domani ruberemo il futuro a quei bastardi in giacca e cravatta che hanno provato a dirci come dobbiamo vivere“) e ridurre in schiavitù sostanziale l’umanità. Di fronte a questo entusiasmo, sta il sobrio senso di giustizia di Charlie Gravel che, da membro stabile di quel mondo che la comunità dell’Isola delle Braci rifiuta, ha una visione dell’umanità basata sulla propria esperienza nelle strade di Londra: La gente non vuole essere protetta“. Principio che è legittimo tradurre, alla luce del contesto in cui viene espresso, come “La gente non vuole essere coinvolta“.

 Come si vede, il lavoro di Ellis è denso di politica e visionarietà, e lo si può quindi leggere anche come pamphlet, formulazione retorica del desiderio di una società più equa e più giusta, impregnato di speranza. E, per la reiterata sottolineatura dell’importanza della condivisione del sapere, è anche forte la tentazione di trovarvi un’allusione (se non un’allegoria) alle battaglie contemporanee su ciò che riguarda brevetti e proprietà intellettuale, da intendersi quindi come scontri su cui si può effettivamente decidere molto del mondo a venire. Oltre alle questioni sul diritto d’autore in campo artistico, ambiguamente legate al fenomeno della pirateria, si pensi a tutto ciò che riguarda i brevetti di medicine (ad esempio al paradosso dei medicinali anti-AIDS troppo costosi per le popolazioni maggiormente colpite) e di organismi (non solo semplici ma anche complessi, caso di scuola la Monsanto e il Quinoa peruviano). E infine a tutto ciò che ostacola la diffusione e la condivisione dei risultati di ricerche potenzialmente fertili ((Gianluigi Filippelli segnala anche la lotta sulla politica di pubblicazione delle riviste scientifiche specializzate. Penso che questo aspetto particolare sia un po’ lontano dal centro retorico del racconto di Ellis, ma il tema riguarda uno dei canali più importanti di formazione della conoscenza, per cui merita una segnalazione. Per approfondimenti, si può utilmente partire da questo articolo di Wikipedia: .

 Abbiamo parlato di:
Capitan Swing e i Pirati Elettrici dell’isola delle Braci #1
Warren Ellis, Raulo Caceres
Traduzione di Francesco Matteuzzi, Studio Parlapà
Panini Comics, 2012
120 pagine, brossurato, colore – 12,00€
ISBN:
9788865896228


  1. “Capitan Swing” era la firma apposta in calce a numerose lettere di minaccia che accompagnarono nel 1830 un’ondata di proteste e rivolte di contadini e lavoratori agricoli contro l’introduzione di nuovi macchinari. Da quella firma, le rivolte presero il nome di “Swing Riots” 

  2. Devo a Gianluigi Filippelli stimoli e spunti per le riflessioni che seguono. Naturalmente mie restano le responsabilità di quanto scritto, in particolare di eventuali errori e debolezze argomentative. 

  3. Come accenna lo stesso Ellis, Michael Faraday era proprio in quegli anni nel periodo più intenso delle sue ricerche, almeno dal 1824 focalizzate sull’elettromagnetismo. La sua prima comunicazione ufficiale in merito avverrà nel 1831. Cfr. Enrico Bellone: Michael Faraday, in Storia della Scienza, vol II-2. 

2 Commenti

1 Commento

  1. alessandro cesaris

    20 Giugno 2012 a 10:19

    leggendo il titolo ho inizialmente interpretato la “modesta” proposta per cambiare il mondo un giudizio negativo sul lavoro di Ellis, ma leggendo la recensione mi pare di pare di capire che il talento immaginifico “su vasta scala” dell’autore inglese sia ancora lontano dall’inaridirsi

  2. Simone Rastelli

    20 Giugno 2012 a 13:46

    Ciao Alessandro
    il titolo allude alla satira di Swift “una modesta proposta per risolvere il prpblema della povertà in Irlanda” (vado a memoria).
    il talento di Ellis per le storie è lungi dall’inaridirsi. ho appena letto cpn soddisfazione “il ministero dello spazio”. attendo ancora il capo d’opera.

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