Belinda Bertolo è una delle decane del fumetto “manga italiano”, in quanto tra le sue molteplici attività ha anche quella di autrice di Eva-chan, fumetto sospeso tra omaggio e parodia di Eva Kant, la compagna di Diabolik, ma che è contemporaneamente una grandissima dimostrazione d’affetto nei confronti dei cartoni animati degli anni ’80 e ’90.
Nata a San Vito al Tagliamento (PN), laureata in Giurisprudenza e diplomata attrice all’accademia di Roma, si è dedicata a radio (Tpn Hit Energy, Radio Dolcissima), teatro, TV e cinema. Ha partecipato alla scuola di fumetto Il Gorilla Bianco di Davide Toffolo e alla fondazione dell’Associazione culturale e editoriale Fame Comics con la quale nel 2005 ha iniziato la sua serie di Eva-chan. Prima autrice italiana di manga a distribuire i suoi fumetti per via ufficiale, attualmente è presidente di Fame Comics. Da cinque anni colora fumetti per il mercato francese lavorando come collaboratrice esterna dello studio Gotem (UD). Nel 2015 ha partecipato anche alla colorazione del romanzo Dragonero – Le origini (Sergio Bonelli Editore), e collabora anche con i Gem Boy realizzando alcuni dei disegni proiettati sul palco durante i loro concerti. Nel 2015 ha pubblicato alcuni racconti brevi nel suo primo libro, Teen Loves, sul portale Ilmiolibro. Recentemente ha realizzato un’illustrazione per il calendario di Animal Amnesty 2016 assieme ad altri undici fumettisti del panorama nazionale.
Ho già avuto modo di parlare di Belinda e del suo personaggio Eva (scapestrata allieva di una scuola che ha nientemeno che il compito di allevare i futuri protagonisti di serie a fumetti di successo) sul mio sito, e sono stato più che contento di intervistarla riguardo argomenti che stanno a cuore a entrambi, tra i quali il rapporto di amore/odio tra gli autori italiani di fumetti, che usano uno stile molto simile a quello giapponese, e i lettori antichi e moderni. Ma prima, è necessario fare conoscenza.
Belinda, vedendo il tuo stile sembra facile capire quali sono stati i tuoi punti di riferimento. Ma raccontaci: da dove è partito il tuo desiderio di fare fumetti?
Tutto è nato dalla voglia di raccontare le storie che ho in testa! Fin da piccola ho sempre avuto una fervida immaginazione e le storie nascevano spontaneamente, e altrettanto spontaneamente mi divertivo a scriverle e a raccontarle ai miei cuginetti più piccoli che stavano incantati ad ascoltarmi. Parallelamente ero affascinata dai disegni dei cartoni animati giapponesi che negli anni ‘80 imperversavano sulle nostre TV, e mi divertivo a riprodurli. Così, quando al liceo il professore di italiano mi disse che il mio modo di scrivere era troppo “ricco” e non andava bene per i temi di un liceo scientifico – penalizzandomi nei voti –smisi di scrivere ma continuai a invadere i libri di testo con i disegni durante le lezioni! Quando frequentavo l’ultimo anno di liceo, dalle mie parti organizzarono un corso di fumetto della Scuola del Gorilla Bianco con Davide Toffolo, vi partecipai per curiosità e mi appassionai all’arte di raccontare per immagini… avevo trovato un modo per raccontare le mie storie unendo anche la mia passione per il disegno.
Sei una lettrice di fumetti?
Sì. Anni fa ne leggevo di più, soprattutto manga e shojo manga. Ora molti di meno per un motivo squisitamente economico: costano troppo.
Eva-chan nasce come parodia manga di Eva Kant, la compagna di Diabolik. Come è nato questo progetto?
Nasce da un suggerimento di Mario Gomboli, il direttore di Astorina. Nel 2003 e 2004 avevo partecipato alla realizzazione del Diaborikku #1 e #2 (albi che raccoglievano diversi racconti parodistici su Diabolik in stile manga, per Fame Comics), mentre il #3 risultò di difficile realizzazione per motivi organizzativi. Nel frattempo mi ero appassionata al personaggio di Eva Kant che avevo conosciuto documentandomi per gli episodi da pubblicare nel Diaborikku, e volevo continuare a raccontare delle storie su questo personaggio (infatti i miei due racconti dei Diaborikku sono incentrati si di lei). Scrissi a Gomboli che volevo fare il #3 da sola, con un’unica storia lunga e gli inviai il soggetto, che però non era più parodistico. Mi disse che le storie “serie” di Diabolik e compagna potevano essere pubblicate solo per Astorina, e mi suggerì di pensare ad una parodia di Eva Kant, visto che non ce n’erano. Detto fatto! Gli sottoposi il nuovo soggetto e lo approvò.
Nonostante le premesse Eva è una ladra molto diversa dalla sua controparte: pazza, scapestrata, inetta, vanagloriosa, stupidina, alla costante ricerca di “successo” e di affermazione come eroina dei fumetti. Ma chi è, cosa vuole, cosa rappresenta per te Eva-chan?
Essendone la parodia, doveva essere opposta alla Kant che è riflessiva, astuta, abile, modesta, intelligente e… rassegnata a non essere una protagonista nel fumetto dove sta, perché, checché se ne dica, il fumetto si intitola Diabolik. Quindi ho pensato che nella sua adolescenza abbia desiderato essere una protagonista, come tutti gli adolescenti! Se chiedi ad un adolescente cosa vuole fare da grande ti risponderà il calciatore (ma non uno qualsiasi:il goleador del Brasile ai mondiali!), o la velina (quella che si sposa Clooney, fa un film a Hollywood e vince l’Oscar!) Insomma, tutti gli adolescenti sognano di diventare dei protagonisti. Però Eva, non essendo diventata una protagonista, sicuramente era inetta e incapace, ma con una vena di follia che le ha permesso di sedurre il re del terrore! Quindi Eva-chan non rappresenta qualcosa di mio, se non il divertimento nel disegnarla. Ma probabilmente un occhio attento ci vedrebbe molto di me in lei!
I veri protagonisti di Eva-chan, oltre all’eroina stessa, sono i tanti personaggi dei cartoni animati degli anni ’80, che riproduci cercando di essere quanto più possibile fedele al loro stile. Come mai questa scelta, e cosa rappresenta per te?
La scelta di disegnarli quanto più simili agli originali è dovuta al fatto che volevo far vedere cosa accade se un intruso (Eva in questo caso) si intrufola nel fumetto di un altro. Perché Eva-chan, nel rubare l’identità dei personaggi noti, entra letteralmente nei loro fumetti. Desidera ad esempio essere Creamy? Per farlo deve entrare nel suo mondo, eliminarla e sostituirsi a lei. Con relativo sconcerto degli altri personaggi del fumetto.
Questa scelta rappresenta un atto d’amore nei confronti dei personaggi degli anime che mi hanno accompagnato nella mia infanzia. Ti sembrerà folle, ma ho imparato molto da quelle storie e da quei personaggi, e una parte di me è così com’è grazie anche a loro. Molti dei principi che ho li ho appresi dagli anime degli anni ’80.
Nel tuo fumetto Eva riceve l’aiuto di una fantomatica “autrice”, che le offre il potere di rubare le identità degli altri personaggi dei fumetti e cartoni animati. Chi rappresenta in realtà l’autrice? Sei forse tu?
Esattamente! Eva-chan è un metafumetto, quindi lei è consapevole di essere un personaggio dei fumetti e che la sua creatrice sono io: colei le da anche i poteri per essere quello che è.
Il tuo stile di disegno è assolutamente, totalmente “manga”. Sei mai stata criticata per questo?
Spesso e volentieri. Soprattutto quando ho iniziato. Le critiche erano così tante e velenose che mi hanno impedito di mostrare i miei lavori a editori importanti perché già immaginavo le risposte. Così ho continuato a disegnarlo per il circuito del fumetto indipendente, dove nessuno mi poteva impedire di pubblicare. Oggi le cose sono cambiate, se fossi nata solo dieci anni dopo le cose sarebbero state diverse.
Ricordo che un tempo c’era una forte resistenza nei confronti degli autori italiani che disegnano e scrivono in stile manga, accusati di essere semplici “copiatori” privi di idee originali e di qualità sempre inferiore rispetto agli originali. Questa resistenza è ancora presente? E secondo te da dove nasce?
C’è ancora un po’ di resistenza, ma non è più come un tempo. Ora ci sono case editrici che nascono appositamente per pubblicare manga italiani, e case editrici storiche che aprono testate dedicate ai manga nostrani. Diciamo che gli addetti ai lavori hanno cambiato idea, mentre il grande pubblico ancora no.
Vuoi perché per un riciclo generazionale gli addetti ai lavori ora sono composti anche da quei bambini che un tempo guardavano anime e leggevano manga, vuoi perché un professionista alla lunga riconosce il valore di un fumetto anche se ha caratteristiche nuove e diverse dalla sua cultura, gli editori hanno un atteggiamento di apertura verso i manga made in Italy.
Il grande pubblico italiano invece, essendo molto tradizionalista, continua a ripetere e pensare quello che è stato detto per anni, senza sapere ciò che dice, ovviamente! La resistenza di cui si parla nasce per la “paura del diverso” che caratterizza da sempre i lettori italiani. Fuori dall’Italia i manga non sono stati demonizzati come da noi, anzi.
Tra le varie accuse fatte a questi autori c’è anche quella di essere delle specie di “traditori”, che hanno abbandonato lo “stile italiano” e rischiano di farlo scomparire. Come la pensi al riguardo?Penso che lo stile italiano non esista. Quindi non c’è nessun tradimento. Se qualcuno mi dice in cosa sono uguali i disegni di Pazienza, Manara, Crepax, Magnus, Altan, Silver… allora potrei rivedere la mia opinione in merito.
Da quando hai iniziato a disegnare, il panorama degli autori “manga” italiani è cambiato? Si è evoluto? È migliorato? E che effetto ha avuto il passare degli anni per la tua Eva?
Come dicevo, le cose sono cambiate. Quando ho iniziato (sono stata la prima autrice italiana che ha pubblicato e diffuso sul territorio nazionale un manga italiano) mi guardavano come una pazza, un’aliena. Ora i manga italiani sono moltissimi ed è più facile che una giovane autrice disegni manga che in un altro stile! Questo è sicuramente positivo, non potrei non esserne felice. Quindi direi che il panorama è migliorato.
Per la mia Eva il passare degli anni si è fatto sentire inevitabilmente: il primo episodio l’ho disegnato dieci anni fa. Come il vino, il tempo l’ha resa più preziosa. Ora è oggetto di attenzioni da parte di grandi collezionisti di fumetti, che vogliono avere tutto quello che ho prodotto di Eva-chan tra albi, ristampe, poster, cartoline, stampe, oltre a stare attentissimi a ogni novità che ho in serbo!
Non solo, ma con la mia Eva sono spesso ospite di mostre espositive al fianco di grandi nomi del fumetto italiano come Montorio, Palumbo, Facciolo, Ortolani, Silver, Cavazzano e molti altri. Quindi posso dire che Eva-chan nel tempo si è fatta conoscere e apprezzare da un pubblico ricercato.
In definitiva, e visto tutto quello che abbiamo detto in precedenza, che futuro prevedi per i tanti manga italiani?
Prevedo un grande sviluppo, ed è grazie ai manga se le nuove generazioni si sono riavvicinate alla lettura dei fumetti. I ragazzi li leggono, i giovani autori li disegnano, quindi gli editori daranno sempre più spazio al manga italiano.
Hai affidato la vendita dei tuoi fumetti digitali a un editore, e sfruttando la piattaforma di Amazon. Come valuti la tua esperienza? La consiglieresti? Ed è un’alternativa migliore rispetto alla pubblicazione gratuita?
Non posso dire che l’esperienza sia stata positiva, non per il mezzo ma per la poca esperienza dell’editore che non sapeva promuovere il prodotto. La consiglio tiepidamente, a meno che non si metta il fumetto in download gratuito, in questo caso funziona molto bene. Con me l’editore non ha optato per l’acquisto gratuito se non per poche settimane, quindi ho potuto vedere la differenza con il dopo a pagamento.
Al momento, la versione cartacea è sempre preferita dal pubblico, e tutto quello che è gratis funziona sempre e comunque al di là del mezzo.
Porti avanti Eva-chan con passione da ben dieci anni. E per i prossimi dieci cos’hai in mente?
Tante cose! Ho sempre tante storie in testa, più di quelle che riesco a disegnare!
Grazie a Belinda Bertolo per la sua cortesia e disponibilità
Intervista realizzata via mail e manga nel mese di ottobre/novembre 2015