Versione ridotta e leggermente rivista dell’omonimo articolo uscito su DropSea.
Una delle scene più impressionanti de La scorribanda nei secoli di Jerry Siegel e Romano Scarpa era la scena della caduta della Luna sulla superficie della Terra. Paperone e Archimede, infatti, si ritrovavano in una situazione non proprio simpatica, schiacciati tra l’attrazione verso il basso della Terra e quella verso l’alto della Luna.
Un evento catastrofico di questo genere non può essere completamente naturale, poiché a causa delle forze di marea la Luna si sta lentamente allontanando da noi. Lo spiega molto bene Italo Calvino nel paragrafo introduttivo (di taglio giornalistico) della prima delle sue Cosmicomiche, La distanza della Luna:
Una volta, secondo Sir George H. Darwin ((Il figlio del famoso Charles Darwin)), la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.
Sulla barca erano necessarie così tante persone perché qualcuno doveva restare giù e reggere una scala a pioli per la salita, mentre un altro restava ai remi per governarla e mantenerla nella posizione corretta. Per salire sulla Luna era necessario, quindi, arrivare fino all’ultimo piolo e tendere le braccia verso l’alto per trovare un appiglio sulla superficie lunare. Una volta aggrappato, Qfwfq racconta che:
(…) immediatamente sentivo scala e barca scapparmi di sotto, e il moto della Luna svellermi dall’attrazione terrestre. Sì, la Luna aveva una forza che ti strappava, te ne accorgevi in quel momento di passaggio tra l’una e l’altra: bisognava tirarsi su di scatto, con una specie di capriola, afferrarsi alle scaglie, lanciare in su le gambe, per ritrovarsi in piedi sul fondo lunare.
Il ritorno sulla Terra era, se possibile, ancora più difficile:
(…) consisteva in un salto in alto, più in alto che si poteva, a braccia alzate (visto dalla Luna, perché visto dalla Terra invece era più simile a un tuffo, o a una nuotata in profondità, le braccia penzoloni), uguale identico al salto dalla Terra, insomma, solo che adesso ci mancava la scala, perché sulla Luna non c’era niente a cui appoggiarla.
Una vera e propria avventura spaziale, che anche se condita di elementi fantastici, ha il pregio di raccontare di forze fisiche che sperimentiamo ogni giorno, ma che spesso diamo per scontate.

