Dedicato a tutti gli “amici di Milwaukee, Wisconsin“, Addio, Chunky Rice esibisce fin dalle primissime pagine il suo intento: omaggiare l’amicizia e le scelte che questa comporta. Il futuro autore di Blankets regala ai lettori una storia tenera, a tratti amara, che intristisce e diverte senza mai sfiorare la retorica in cui questo genere di storie può cadere. Vincitore del Premio Harvey (nel 1999, come miglior nuovo talento, ndr), il volume, originariamente pubblicato dalla bolognese Blak Velvet nel 2004 e oggi ristampato da Rizzoli/Lizard, è curato ed elegante, bello da vedere, da sfogliare e da esibire con orgoglio nella propria libreria.
Addio, Chunky Rice è un fumetto commovente e toccante. Pizzica le corde del cuore e invita ad un tenero ripiegamento nostalgico. Craig Thompson non esita a mostrarci il lato vero e amaro dell’amicizia, quello che a distanza di anni continua a tenere legate due persone da un vincolo e da una forza indissolubili, anche quando le vite si sono separate per colpa del caso o per abbagli di felicità da cogliere altrove.
La vicenda di Chunky e di Dandel (rispettivamente un tartarughino e la sua amata topolina) è simile a quella di tanti amici che hanno dovuto salutarsi lungo il percorso dell’esistenza, ma che continuano a comunicare empaticamente e a ricordare le piccole e grandi avventure vissute insieme.
La storia scorre lentamente e segue i ghirigori della vita e delle onde del mare, il ritmo è incantatorio e trasporta come l’oceano le navi. Cullati da questo sciabordio, finiamo per costruire castelli di sabbia in riva al mare o accompagniamo Chunky Rice nella cura meticolosa e ossessiva con cui sceglie e ripone in scatoloni gli oggetti con cui identifichiamo la nostra esistenza.
La bellezza dell’oceano contemplata da Dandel e da Chunky non può che svanire; la bruttura della spazzatura negli scogli non può che rivelarsi alla partenza dell’eroe. Eppure tutto questo preesiste a Chunky e a Dandel ma l’amicizia, che fino a poco prima aveva dato agli occhi solo bellezza da contemplare e volgarità occultate per rendere il mondo intrigante come una favola, mostra d’un tratto la vera faccia del mondo. Il male di vivere, che il tartarughino verde incontra e fa suo, riporta la realtà nelle vite dei due amici e svuota di significato ogni loro gesto compiuto da soli.
L’amicizia con Dandel non può ancorare Chunky a nessun appiglio, la volgarità dei bizzarri compagni di viaggio non può offenderlo, perché è dentro di lui la poesia che cerca e dentro di lui è la casa che vagheggia. E, stranamente, tutto si risolve: il mare, anche se non più sconfinato, si placa; la dolce Dandel lancia l’ultima bottiglia; Solomon, il novello Orfeo sgrammaticato, ritorna ad ammaliare gli uccellini.
Il tono da fiaba, l’allontanamento dal mondo sicuro e ovattato che faticosamente ci si costruisce, le prove che Chunky deve superare lungo la perigliosa e incerta traversata dell’oceano, farebbero di certo inorgoglire Vladimir Propp1. Tutti i tasselli vanno al posto giusto, le vignette finali sembrano voler scorrere più veloci per arrivare a compimento, ma c’è qualcosa che non va, una sensazione di non finito che traspare dagli occhioni spalancati del protagonista. La soluzione della storia, insomma, non è un banale e logorato “e vissero felici e contenti”, ma ha l’amaro sapore delle scelte e delle decisioni non facili.
Alla fine non si ha più neppure la certezza che Addio, Chunky Rice sia davvero una favola moderna, ma un mythos tessuto per far scendere giù una pillola dal sapore lucreziano. Ed è Craig Thompson a porgerci il bicchiere.
Abbiamo parlato di:
Addio, Chunky Rice
Craig Thompson
Rizzoli/Lizard, 2012
176 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00€
ISBN: 978-8817058674
Riferimenti:
Il sito di Craig Thompson – www.dootdootgarden.com
La nostra recensione di ‘Blankets’ – QUI
1895-1970, studioso del folclore ed esponente del formalismo russo, autore di Morfologia della fiaba ↩