Aama: l’oltre uomo post-cyberpunk

Aama: l’oltre uomo post-cyberpunk

Bao Publishing porta a conclusione la pubblicazione di Aama di Frederik Peeters: un articolo di rassegna sulla serie nel suo complesso.

aama04-verloc_onaji

La letteratura cyberpunk, i cui autori di punta sono stati William Gibson e Bruce Sterling, vede tra i suoi ispiratori uno scrittore geniale e tormentato come Philip K. Dick che, soprattutto con i romanzi sugli androidi, come ad esempio Ma gli androidi sognano pecore elettriche? o L’androide Abramo Lincoln, o più esplicitamente con Le tre stimmate di Palmer Eldritch, dove sono presenti dei veri e propri cyber-impianti, esplora uno dei concetti diventati cardine nella letteratura di Gibson e Sterling: la ricerca di ciò che, in ultima analisi, definisce l’essenza di un essere umano.

La ricerca di Dick è stata costellata di molto pessimismo: i suoi personaggi non erano certo specchiati membri della società, spesso addirittura alienati e sulla via dell’autodistruzione, il cui libero arbitrio era nullo o quasi, costretto dai limiti imposti dalle droghe particolari ideate da Dick o dalle circostanze imposte dalla trama dei romanzi.
Quest’ultima visione, presente in una famosa conferenza che secondo molti anticiperebbe molti temi cari alla serie cinematografica di Matrix, insieme proprio con il rapporto dell’uomo con la tecnologia, sono alcuni degli elementi presenti nei quattro volumi di Aama, serie fantascientifica di Frederick Peeters, che ridefinisce il genere cyberpunk, portandolo verso una nuova direzione1.

I personaggi

Preso nel suo complesso, il contesto di Aama consegna al lettore un’opera con elementi da space opera, come ad esempio il viaggio interstellare, e introspettivi, quali l’abbondare di scene surreali, con una molteplice ambientazione: Ona (Ji), un pianeta desertico nello spazio profondo; una Terra sempre più socialmente separata tra ricchi e poveri; un laboratorio avanzato sulla Terra stessa, origine dell’esperimento condotto su Ona (Ji).

All’interno di questi ambienti si muovono i protagonisti dei quattro volumi, i cui due principali personaggi sono indubbiamente Verloc, un uomo che ha rifiutato l’uso dei cyber-impianti che permettono di restare continuamente connessi alla rete, e la figlia autistica, Lilja. A questi si aggiungono una serie di caratteristi che vanno dal fratello di Verloc, Conrad, al robot Churchill, dalle fattezze scimmiesce, senza dimenticare gli scienziati presenti su Ona (Ji) o aama stessa, il nome in codice dell’esperimento lì condotto.

Ogni personaggio, anche quelli non citati in questo articolo, ha un suo ruolo ben preciso all’interno della storia di Peeters, come un ingranaggio all’interno di un orologio, il cui perno centrale è Lilja, molto più di Verloc, voce narrante dei primi tre volumi.
La storia di quest’ultimo inizia come nel classico video gioco Planescape: Torment in cui il protagonista si risveglia su un pianeta sconosciuto senza alcuna memoria sulla sua identità o suoi suoi ricordi. Ad aiutarlo c’è solo un diario che egli ha scritto su carta nel corso di tutto il viaggio condotto, un concentrato di tutte le informazioni necessarie a Verloc per comprendere la scelta finale che dovrà affrontare.

L’inizio è un incastro di ambienti, così come la narrazione è un incastro di flashback: il viaggio, al seguito di Conrad, dalla Terra verso Ona (Ji) e quindi il contatto su quest’ultimo con la colonia di scienziati lì stanziata, il tutto intervallato dalle scene della vita di Verloc sulla Terra.
Questa struttura a incastri prosegue nel corso dei due volumi successivi, esaltata dall’avvicinarsi al nodo risolutivo rappresentato dal quarto volume.

Biointelligenza artificiale

Per studiare, comprendere e mettere alla prova i meccanismi dell’evoluzione, la scelta migliore è quella di studiare razze animali le cui generazioni si susseguono al ritmo il più veloce possibile. Gli insiemi di individui più utili allo scopo sono, evidentemente, piccoli, piccolissimi, microscopici e in quello che potrebbe essere considerato come l’esperimento evolutivo ideale, si potrebbe testare un organismo microscopico opportunamente progammato all’interno di un pianeta in grado di ospitare la vita.

aama02-biorobot

Più o meno è quanto fanno gli scienziati con aama, il programma biologico che prende il controllo di Ona (Ji), diventando così l’esperimento che sfugge agli sperimentatori. Non c’è solo, in questa fuga, la paura legata ai limiti etici della ricerca scientifica in questo campo specifico, ma soprattutto una sovrastruttura narrativa che, interrogandosi sul rapporto dell’uomo con la natura, di fatto riprende la riflessione di Dick su ciò che definisce un essere umano, riportando alle origini la ricerca stessa del cyberpunk.

Per rinnovare il genere, Peeters pone allora l’uomo cyberpunk, in grado attraverso particolari impianti di essere continuamente connesso alla rete e agli altri individui, in un ambiente non più artificiale, controllato e controllabile. Il fratello di Verloc diventa così l’esempio perfetto delle possibili reazioni di questo nuovo uomo all’interno di un contesto per certi versi più genuino, sebbene ci sia da ricordare, con una sorta di velata ironia di fondo, che questo ambiente risulta a sua volta creato da una creatura dell’uomo.

E questa creatura è andata ben oltre le aspettative umane: combinando elementi biologci con altri elettronici, ha di fatto creato una nuova forma di vita, la cui infrastruttura è un vero e proprio virus informatico che, al pari del Babel-17 di Samuel R. Delany, è in grado di insinuarsi persino all’interno dell’uomo cyberpunk proprio attraverso i cyber-impianti.
Tutta questa costruzione dà forza al personaggio di Verloc, lo elegge come la chiave per risolvere la ribellione di aama, essendo egli l’unico in grado di non impazzire all’interno di un ambiente senza connessioni e rende meno improbabile la sua sopravvivenza su Ona (Ji), dopo aver attraversato paesaggi al tempo stesso fantastici e minacciosi, fortemente ispirati alle artistiche ricostruzioni di quelli preistorici, popolati non già da dinosauri ma da esseri viventi che sembrano usciti da un quadro di Hyeronimus Bosch o dalle visioni surrealiste di Hans Rudolf Giger, il creatore grafico di Alien.

Allo stesso modo, gli esseri viventi sembrano le creazioni di un bambino che rompe giocattoli, oggetti, vestiti per poi riutilizzarli per costruire personaggi fantastici con cui popolare le sue avventure, trovando così un contatto esplicito (almeno per il lettore, sguardo esterno sulla vicenda) con Lilja.

Il contatto con la figlia diventa man mano sempre più evidente anche agli occhi di Verloc, grazie allo stesso aama che inizia a comunicare con lui. Questo dialogo viene dapprima sviluppato nel terzo volume grazie a una serie di scene tra il surreale e lo psichedelico, un vero e proprio viaggio onirico a occhi aperti del personaggio, la cui mente viene letteralmente smontata e rimontata e costretta a interagire con degli aspetti per lui apparentemente ignoti legati alle persone a lui più care, come l’ex-compagna e il fratello Conrad.

Nel quarto volume, infine, il rapporto diventa più stretto, trasformando Verloc in una sorta di oltre-uomo nitschiano di genere cyberpunk, in grado di essere intimamente connesso con la natura dell’universo e, come il Dottor Manhattan di Alan Moore, senza alcuna limitazione spaziotemporale. La fusione con aama non è perfetta e Verloc deve, in un certo qual modo, addestrare il software che circola nel suo corpo sui concetti del bene e del male, in modo che esso possa comprendere meglio cosa voglia dire essere umani. Questo percorso di addestramento, durante il quale peraltro lo stesso Verloc scopre quanto sia stata manipolata la sua vita, non cambia solo ad aama, ma anche l’ospite umano: alla fine il padre accetta la sua missione finale come unico modo per ritrovare se stesso e quel libero arbitrio perduto.

In ultima analisi Aama è un’opera sui genitori e sui figli, sul tentativo dei primi di consegnare ai secondi un mondo un po’ migliore del proprio, non come semplice eredità, ma come un vero e proprio passaggio di responsabilità.

Stili e visioni

Se la parte narrativa ridona freschezza e vigore al cyberpunk, la parte grafica è ricca di illustrazioni belle e spettacolari. Peeters si propone al lettore con un tratto chiaro e leggero, molto descrittivo e dettagliato, ma sfrutta al meglio anche la colorazione. Ad esempio l’uso di colori scuri durante il viaggio spaziale nel primo volume enfatizza l’atmosfera claustrofobica dell’ambientazione. Per contrasto arrivano invece i colori caldi di Ona (Ji), che invece esaltano gli aspetti inquietanti degli intrighi che vengono sviluppati come diretta conseguenza dell’esperimento lì condotto.

La dimensione onirica del viaggio del protagonista, che esplode in particolare nel terzo volume, viene esaltata da una narrazione dilatata in alcune delle scene d’azione, quasi proponendo una sorta di ralenty, ben sapendo che, in fondo, è il lettore a dettare il tempo della lettura. È interessante osservare come nella rappresentazione delle battaglie tra il pianeta e gli esploratori, la griglia venga letteralmente sconvolta, con i bordi delle vignette che diventano obliqui e in alcuni casi ondulati, a suggerire il precario equilibrio in cui si trovano gli esseri umani, in balia della natura, parte artificiale parte biologica, del pianeta. Tra le scene oniriche, a colpire è in particolare il sogno a occhi aperti precedentemente citato.

A queste si aggiungono poi una serie di immagini spettacolari presenti nel quarto volume, come la doppia splash page utilizzata per rappresentare l’aumentata percezione sensoriale di Verloc, o le immagini cosmiche realizzate dall’autore per rappresentare il viaggio di quest’ultimo di ritorno sulla Terra.
Nel complesso, quindi, sia grazie alle ottime illustrazioni, sia grazie alla varietà di temi trattati (da temi quotidiani come la gestione di un figlio autistico o il desiderio di maggiore genuinità nella vita, a temi filosofici come il libero arbitrio o la visione dell’individuo all’interno della storia evolutiva del genere umano) Aama può essere considerato come una delle migliori opere della fantascienza moderna a fumetti e il suo autore, Frederick Peeters, come un maestro del genere.

Abbiamo parlato di:
Aâma #1-4
Frederik Peeters
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2015-16
88 pagine, brossurato, colori – € 14,00


  1. Alcune delle considerazioni presenti in questa recensione sono già state espresse dall’autore sulle recensioni dei tre precedenti volumi pubblicate sul blog DropSea: vol. 1vol. 2vol. 3 

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *