“Questa pagina è un bell’esempio, molto ricca di spunti paleofumettistici. Si inserisce certamente in una tradizione, di origine medievale, in cui le immagini, anche gli affreschi, erano sempre intese come parte di un racconto di accompagnamento, di solito verbale; ne parla, per esempio, Lina Bolzoni, in” La rete delle immagini”, edito da Einaudi. In questo contesto anche i filatteri –le strisce di pergamena che gli ebrei portavano al braccio durante le preghiere, ndr– erano piuttosto diffusi.
Nel Rinascimento, la pittura si slega abbastanza dalla predicazione, ma si diffondono tipi di stampa popolare di carattere grafico-narrativo; se ne trovano tantissimi esempi in Germania, per esempio. La Controriforma incentiva anche in Italia questo tipo di comunicazione, gradita alle persone che avevano difficoltà nel leggere, e il Seicento è pieno in tutta Europa di libri devozionali illustrati con immagini accompagnate da parole – in qualche caso anche direttamente legate alla voce delle persone in scena, proprio come qui.
Bisogna dire che questo è un esempio notevole perché, oltre alle parole tenute in mano, vi sono questi filatteri in cui la forma del cartiglio si è deformata venendo ad assomigliare al balloon moderno – il che potrebbe essere una spiegazione (l’anello mancante) per comprendere il perché della sua forma.”
Così il professore Daniele Barbieri, semiologo e storico del linguaggio del fumetto, ha commentato la pagina del libro di Francesco della Croce, carmelitano scalzo, “Disinganni. Per vivere e morire bene”, edito a Napoli, da Giuseppe Roselli, tra il 1687 e il 1691.
”L’opera è arricchita da tavole calcografiche, anonime, a tutta pagina a corredo del testo, che propongono scene con motti e parlato, a mo’ di fumetto”; questa la scheda del libro. Il volume, rilegato in pergamena è uno dei piccoli, grandi tesori che sono stati esposti presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno in occasione della mostra “Tavole copiosissime”; 50 testi, rari e illustrati del Seicento, tra gli oltre tremila catalogati, che fanno parte del copioso patrimonio della Biblioteca, ricca di duecentomila volumi, dai primi incunaboli ai giorni nostri. I volumi esposti compendiano alcune caratteristiche del secolo: la meraviglia, l’artificio, i simboli. Una copiosa messe di stampe e illustrazioni che fungono da laboratorio all’Illuminismo e alla codificazione scientifica.
Il Seicento è il secolo in cui le immagini del libro diventano fondamentali: far immaginare attraverso le figure per parlare non solo all’occhio del corpo, ma anche all’occhio della mente. Tavole allegoriche (e “parlanti”; anch’esse prodromi di quel che sarà il fumetto secoli dopo) per i libri di iconologia, di emblematica e di imprese; tavole artificiose con orpelli grafici e sorprendenti; tavole mirabili di viaggi, rappresentazioni animali, vegetali ed anatomiche, senza dimenticare che siamo in ancora in un’epoca prescientifica.
Tra le rarità esposte dominano i testi di iconologia ed emblematica di Andrea Alciato, Cesare Ripa, G. Paolo Rainaldi, veri prontuari illustrati di motti latini e loro derivazioni da testi classici. Poi paesaggi di Roma e dello “sterminator Vesevo” in eruzione, oltre a erbari, bestiari e libri di anatomia e di fisiognomica; uno su tutti, il testo del napoletano Giambattista Della Porta. Ha scritto Elias Canetti: “Le immagini sono reti, quel che vi appare è la pesca che rimane.”
Nelle figure dei testi del barocco, immaginifiche e devozionali, in particolare le riproduzioni calcografiche dei “Disinganni” di Francesco della Croce, emergono spunti grafici di quel che sarà il fumetto moderno; era il 1896, -il giornale era il New York Herald-, quando dalla bocca di un pappagallo, disegnato da R. F. Outcault, si materializzerà una nuvoletta che racchiuderà i primi balbettii del fumetto: “Sic em towser”. La vista di queste immagini rappresenta una sorta di affresco su una pellicola che l’epoca della riproducibilità ha amplificato. “I successori creano i precursori”, ha scritto J. L. Borges; come i dagherrotipi, la fotografia, e ancor prima le lanterne magiche o le ombre proiettate sono gli antenati del cinema, così queste pagine parlanti sono di certo le radici della letteratura per immagini, come Hugo Pratt, amava chiamare il fumetto.
Originariamente pubblicata su Il Mattino, edizione di Salerno
Per gentile concessione dell’autore.