La spy story sta vivendo un suo glorioso momento. Coi tempi che corrono il giallo sta sfumando sempre più massicciamente dai territori già cupi del noir verso quelli dell'horror e dello splatter, diventando appetibile sul piano dell'intrattenimento ma magari lontano dalla realtà; in compenso, gli intrighi politici acquisiscono toni sempre più cupi e drammatici, capaci di attrarre l'attenzione di lettori attenti all'attualità (vi dice nulla il via via più fitto stillicidio di omicidi perpetrati su giornalisti investigativi che indagano fra le pieghe della politica?). Logico dunque che l'interesse di sempre più numerosi lettori si indirizzi a quelle storie di spionaggio che raccontano i tenebrosi “dietro le quinte” dei fatti politici che conosciamo nei loro aspetti correnti, quelli “alla luce del sole”.
Già la letteratura ha percorso onorevolmente questi binari, per esempio con autori quali Eric Ambler – autentico inventore della spy story moderna – o Graham Greene o John Le Carré, per non citare che i primi e i più classici. Di conseguenza, anche i fumetti, che com'è ben noto marciano in parallelo alla letteratura, hanno da sempre frequentato questa non effimera corrente del “genere” giallo. Alla quale, curiosamente, non è mai stata dedicata l'attenzione che merita.
Personalmente ricordo solo una specie di rubrica, “Spie a fumetti”, nella sezione “varietà” del periodico “Segretissimo”, gemello benemerito del “Giallo Mondadori”, nella quale da luglio 1973 a febbraio 1981 il giornalista Piero Zanotto, tra i fondatori della critica fumettistica italiana, faceva una sintetica rassegna storica di questo sotto-filone, fino ad allora inesplorato, in una pubblicazione di spy stories: insomma, una serie di articoli all'insegna del tema, gemellato con un'altra serie di articoli alternati, “spie al cinema”.
Oggi a questa problematica carenza storico-critica pone un sontuoso rimedio Giuseppe Pollicelli, con un volume dal titolo Fumetti d'intelligence, dal parafrastico, espressivo e inequivocabile sottotitolo “Lo spionaggio a strisce dalle origini a oggi”. Iniziativa che fa ampiamente giustizia della precedente penuria sul piano critico.
A dire il vero, Pollicelli non si limita a “fare la storia” della componente spionistica del fumetto, ma – favorito anche dalla evidente disponibilità editoriale della dimensione dell'opera, quale lui la progettava – inserisce le spy stories nel contesto globale dell'evoluzione del fumetto: come del resto sottolinea, relativamente al senso del filone, Daniele Barbieri nella sua introduzione: «La grande epopea del poliziesco, con i suoi sottogeneri, a seconda del tipo di intrigo, tra cui lo spionaggio, caratterizza per esempio a varie ondate l'intero Novecento e non dà ancora segni di crisi».
Concetto, quest'ultimo, ribadito e argomentato da Pollicelli, citando dati nodali, per esempio «Il primo personaggio a fumetti che abbia avuto a che fare con lo spionaggio è il Don Winslow of the Navy ideato nel 1934 da Frank Victor Martinek per i disegni di Leon A. Beroth», oppure «Bart Ellis e Fred Morgan, Spill All You Know, “Champ Comics” luglio 1941: Steve Battle è un agente sotto copertura alle dipendenze della sezione spionaggio del Dipartimento di Stato degli Usa», o ancora, sintetizzando qui un particolareggiato paragrafo originale: «Altre serie americane degli anni Trenta o Quaranta che si misurano con il genere spionistico sono Barney Baxter, Gordon Fife, Spy, Batman, Superman, The Penguin», per citare solo quanto siano dettagliati i riferimenti informativi del volume.
La possibilità di non porsi a priori eccessivi limiti permette a Pollicelli di produrre un testo di ampio respiro, nel quale il fitto intreccio fra il testo vero e proprio dei capitoli, le numerosissime immagini e le loro particolareggiate didascalie dà luogo a una specie di iper-testo conclusivo di ampio respiro, ghiotto alla lettura e stimolante, nonché chiaro nello stabilire con il lettore un'interrelazione gratificante e di ampia consistenza informativa. La quale assume a sua volta una valenza culturale specifica ad ampio spettro. I numerosi spezzoni di intere storie, usati come documentazione esemplificativa, costituiscono una vera e propria utile antologia di racconti, a supporto del testo che si va via via dipanando nel saggio.
A integrazione ci sono anche quattro brevi storie a fumetti originali, scritte dallo stesso Pollicelli e illustrate da eminenti disegnatori, giusto per concretizzare un particolare legame fra letteratura spionistica e comics: La primula Rossa di Emma Orczy, disegni Giancarlo Alessandrini; L'agente segreto di Joseph Conrad, disegni di Massimo Rotundo; Epitaffio per una spia di Eric Ambler, disegni di Walter Venturi; Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler, disegni di Onofrio Catacchio.
Tali storie sono precedute da un eclatante scoop, le prime pagine del nuovo episodio di Max Fridman, Il gruppo di Novgorod, per il quale Vittorio Giardino ha disegnato in esclusiva per questo volume una pagina prequel. Altre componenti integrative, come la prefazione di Alessandro La Ciura, la bibliografia finale e vari indici idonei a rendere funzionale l'insieme, rendono irrinunciabile il volume.
Abbiamo parlato di:
Fumetti d'intelligence
Giuseppe Pollicelli
Edizioni Nuova Argos, 2019
366 pagine, brossurato, colori – 25,00 €