Stefano Tamiazzo ha l’aria a moschettiere di Dumas ed espressione seria; conversa affabile e con allegria del proprio lavoro, mentre pennella di caffé gli albi o disegni con dediche, che non ci è dato possibilità di sottrarre (i disegni, non le dediche). Il nostro rammarico sta tutto nell’aver lasciato a casa, impauriti dalla pioggia, il secondo volume de La Mandiguerre, che avremmo desiderato far autografare, così come facemmo col primo.
Il tuo editore lì fuori ci ha rassicurato: La Mandiguerre sarà finita entro il 2006.
Anche prima! ho già disegnato 28 tavole del terzo volume…
Guarda che il tuo editore crede che tu ne abbia pronte 38 (o aveva detto 30?).
Eh? Ma no, ma no: ha avuto un lapsus! Le tavole sono 28, e sono in pari con i tempi prestabiliti.
I tuoi tempi di gestazione sono decisamente lunghi.
Che vuoi [sorride]: sarà per reazione al mito del nord est iperproduttivo, visto che sono di Padova, 20 km da Venezia. A parte gli scherzi: i tempi de La Mandiguerre sono i miei tempi di lavoro; ogni scena, ogni tavola, ogni singola vignetta richiede il suo tempo, ed io non posso dedicargliene di meno, senza accettare di tirarle via. D’altra parte, se anche semplicemente conti le vignette, e le pose dei personaggi in ciascuna di esse, le inquadrature, vien fuori un bel numero: circa quattrocentosessanta (460!) pose diverse; e raramente un’inquadratura è proposta due volte. Ed ogni posa, ogni inquadratura, deve essere provata: prima da sola, poi inserita nel contesto della tavola. Comunque lo si guardi, è un sacco di lavoro fatto ed un sacco di lavoro da fare. E, naturalmente, ci sono i tempi di sviluppo dello storyboard: io preferisco lavorare con storyboard il più dettagliati possibile. Comunque, per rassicurarti, tieni conto che la pubblicazione del terzo e quarto volume è già stata schedulata dall’editore francese.
Poi, pero’, accade che il frutto di tutto codesto impegno venga passato ad un coloratore non all’altezza, così che il risultato finale è frustrante, almeno per il lettore. Anche per il disegnatore, ti assicuro. D’altra parte, Lerolle (che nel primo volume appare come Color Twins, o meglio era uno dei due C.T.) era il coloratore di Morvan, per cui la sua scelta fu, per l’editore francese, praticamente obbligata. I risultati, obiettivamente, sono stati assai insoddisfacenti: guarda ad esempio questa tavola (vol. 2, pag. 30): è una battaglia nello spazio, e quello che il colore annulla è proprio la profondità spaziale.
Il terzo volume ha già un nuovo colorista.
Sì: sarà Christophe Araldi, uno dei migliori coloristi francesi. Visti i risultati, fin dall’inizio ho fatto il possibile per scegliere un colorista il cui stile si armonizzasse il più possibile con il mio tratto e con il clima della vicenda. Finalmente, al terzo volume, siamo riusciti ad ottenere la collaborazione di Araldi, con il quale ho trovato un’ottima intesa, non solo professionale: interagiamo molto bene, ed il rapporto è decisamente costruttivo: abbiamo un approccio al disegno molto simile, ed inoltre Araldi è sempre disponibile per discutere, fare prove e modificare. Pensa che proprio di recente gli chiesi una prova di colorazione di una vignetta particolare e lui me la fornì a stretto giro di e-mail. Insomma, ti posso assicurare che il risultato è notevole e varrà la pena di aver atteso.
Dei due volumi sinora usciti, una delle scene più intense è quella della lapidazione dell’ufficiale Mandis nel secondo volume: confesso di essermi commosso.
[Sorride] Beh, Morvan non ha molti problemi a far morire i suoi personaggi: pensa a Sillage (lì, pero’ li fa anche tornare in vita). Comunque è sicuramente una delle scene di maggior impatto, soprattutto perché, a quel punto della vicenda, la si vive dal punto di vista dell’extraterrestre.
E questo è decisamente anche merito tuo, non solo di Morvan.
[Annuisce] Il mio problema era rappresentare lo sviluppo dell’empatia fra l’extraterrestre e Tillois: questa è una sottotraccia del secondo volume e, per narrarla, abbiamo scelto di rappresentare il punto di vista dell’alieno. Infatti, il secondo volume inizia dal punto di vista del Mandis: la prima vignetta mostra come l’extraterrestre percepisce i tre protagonisti umani; la deformazione delle loro figure significa l’assenza di empatia fra i tre ragazzi ed il Mandis: questa si svilupperà attraverso la comunicazione e la condivisione del dolore, dei sentimenti. Parallelamente, la percezione da parte del Mandis delle figure umane diventa via via meno deformante, finché arriva a vedere i tratti del volto di Tillois per come realmente sono. Raccontare questo scambio di pensieri ed amozioni non era semplice. Come esempio, guarda queste tavole (vol. 2, pagg. 19-20): qui il Mandis entra in contatto telepatico con Tillois: quello che Tillois sperimenta è un flusso di emozioni senza soluzione di continuità; da qui, la scelta di montare la tavola, utilizzando vignette scontornate per le immagini trasmesse dal Mandis. In queste immagini, si rappresenta quello che avviene nelle menti dell’alieno e del ragazzo, mentre il mondo reale, cioé Tillois travolto dal dolore mentale ed il Mandis da quello fisico, è incastonato mostrando tre piccole vignette dal bordo bianco, che stacca molto dal fondo. Infine la tavola stessa (quella di pag. 20) è giustapposta ad una montata classicamente, così da creare anche un contrasto visivo netto, che corrisponde a quello emotivo con le altre scene.
Il rapporto fra te e Morvan?
Morvan è un autore veramente prolifico, attualmente impegnato su un numero imprecisato di serie. L’idea de La Mandiguerre nacque durante un viaggio in auto e mette a frutto la nostra comune passione per il periodo della I Guerra Mondiale: in particolare, Morvan ha un archivio ricchissimo sull’argomento e, francamente, già rimpiango il momento in cui dovro’ rinunciare a tutto quel materiale. Quanto alla divisione del lavoro, Morvan è, naturalmente, il responsabile del soggetto, ma lo sviluppo della vicenda è frutto del lavoro comune. Abbiamo avuto un primo volume dove si introducono personaggi e contesto; nel secondo abbiamo approfondito i rapporti umani; nel terzo e nel quarto, invece, sarà la guerra di trincea a farla da protagonista: la storia si concentrerà sulla tragedia della guerra, e diventerà, perciò, assai più dura. Confesso di contare molto su questa seconda parte della storia, sia perché vi ho contribuito maggiormente, anche nella scrittura, sia perché mi permetterà di disegnare in gran quantità macchine, scene ed ambienti che mi affascinano.