Warren Ellis e i supereroi – parte 2 di 2: potere e responsabilità

Warren Ellis e i supereroi – parte 2 di 2: potere e responsabilità

I supereroi hanno superpoteri: ma quale è il loro rapporto con il Potere? E verso chi sono responsabili? Warren Ellis ha esplorato questi temi in The Authority, Nextwave e Planetary, vediamo come.

Indice:

Da grandi poteri, grandi tentazioni

Planetary: Ellis, Cassaday
Planetary: Ellis, Cassaday

Il rapporto fra responsabilità e potere è uno dei temi cardine della narrativa supereroica e l’elemento che contribuisce maggiormente a farne emergere tutte le ambiguità è probabilmente quello della diversità fra supereroe e umanità ordinaria. Ridotta all’osso, la domanda fondamentale attorno alla quale ruotano tantissime storie è: i supereroi sono parte dell’umanità o no? Di fatto, affrontare questa domanda significa confrontarsi con il significato stesso di “umanità”1: che cosa rende (può rendere) umani e supereroi parte di una stessa umanità? La possibilità per gli umani ordinari di acquisire superpoteri? La necessità di adattarsi al mondo che li circonda: non personaggi epici, quindi, ma, appunto, esseri umani, la cui supercaratteristica è caso particolare dell’individualità? O la partecipazione all’umanità è una dichiarazione di principio, secondo la quale umani e supereroi decidono di far parte di una stessa comunità?
Ambiguità identitaria, stato e senso del rapporto responsabilità/potere stanno in una relazione di feedback, poiché lo stato del rapporto modifica i vari termini in gioco, portando a un nuovo equilibrio. E gli elementi in gioco sono quelli classici della vita sociale e politica: legittimità, obiettivi, bilanciamenti, meccanismi e procedure che regolano e consentono la vita della comunità.
Perché i superpoteri, come dimostrano i supervillains, sono strumenti che possono essere usati a discrezione di chi li possiede. Se è vero che il potere corrompe, poteri superiori corrompono in maniera superiore. E i supereroi “buoni” sono quotidianamente esposti alla corruzione, intesa come “degrado”, dei loro principi morali. Non solo nel senso banale della tentazione del potere, ma nel ritenersi investiti da una “missione superiore”: pensiamo all’Ozymandias del Watchmen di Alan Moore. Ecco, allora, che la caratteristica fondamentale del supereroe positivo è la capacità di mantenere l’equilibrio di fronte alla vertigine di possibilità che si aprono alla sua azione: non solo resistere alle tentazioni, ma essere in grado di comprendere la complessità (dell’individuo, dell’umanità, del mondo tutto) per potere agire senza distruggerla.
E chi può resistere a una simile tentazione? La risposta che troviamo in The Authority, Nextwave e Planetary è, in fondo, la stessa degli albori dei racconti d’avventura: cavalieri senza macchia e senza paura.

Qui è Jennifer Sparks

The Authority: Ellis, Hitch. Un'inquietante Jennifer Sparks.
The Authority: Ellis, Hitch. Un’inquietante Jennifer Sparks.

Come scritto in precedenza, The Authority ha una forte componente epica e spettacolare. Esagerato chiamarlo divertissement, è ragionevole considerarlo un’esplorazione dei limiti del genere supereroico secondo quelle due modalità.
Ma, considerando il tema “Potere”, il cuore del racconto di Ellis è particolarmente inquietante. Il punto focale è al termine della prima missione del supergruppo. Abbiamo conosciuto i componenti, ci siamo fatti un’idea delle relazioni fra loro e di quelle del gruppo con altre organizzazioni (Stormwatch, governi, Nazioni Unite, eccetera). The Authority ha appena salvato la Terra dalla follia nichilista di Gomorra ed ecco il momento della dichiarazione di intenti. In un’altra epoca, il gruppo avrebbe potuto dichiararsi al servizio dell’umanità; qualcosa come “campione degli oppressi, che ha giurato di dedicare la propria esistenza a chi ne ha bisogno”. La dichiarazione della leader di The Authority è invece di tutt’altro tenore. Ha una parte privata, indirizzata ai membri del gruppo (quindi esoterica) e una parte pubblica: non sono in contraddizione, ma la prima fornisce il contesto alla seconda. Leggiamole.
Agli altri membri del gruppo: “Sarà l’ONU a tenere il filo della produzione di massa di tessuto umano da frammenti di DNA […] E sapranno che noi sappiamo che l’hanno loro. Così, diamogli cinque o dieci anni di sperimentazione, di prove, di tentativi e d’appalto, e poi, bé… Il mondo sarà un posto migliore“.
Al mondo intero: “Qui è Jennifer Sparks che parla in nome di Authority. Non siete soli“.
Sul contenuto del messaggio privato, merita segnalare il termine “appalto”: The Authority assegna ruoli e obiettivi. Sulla parte pubblica, vale la pena notare che l’originale inglese è di maggiore effetto, poiché, giocando sul nome del gruppo, contiene un’ambiguità ulteriore, che possiamo rendere traducendo “Qui è Jennifer Sparks che parla in nome dell’Autorità”. Per chi ascolta il messaggio, “The Authority” non è tanto il nome del gruppo, quanto un assoluto.

The Authority: Ellis, Hitch.
The Authority: Ellis, Hitch.

Lo scenario risultante è quindi quello di un’umanità sotto tutela: The Authority concede all’umanità un’altra possibilità, esattamente come Dio dopo il diluvio. E questa (uomo vs. divinità) è infatti la relazione di fatto, quella che, al netto delle forme, risulta dai rapporti di forza, e pone il libero arbitrio umano in un’area decisamente ambigua. L’umanità è indifesa di fronte a The Authority ed è un accidente che Jennifer Sparks e i suoi siano i “buoni”. Buoni in un modo purissimo e distillato, dei veri e propri Parsifal, così come i cattivi, come sottolineato nel precedente articolo, sono cattivi senza ambiguità né conflitto interiore alcuno. The Authority è una battaglia fra Bene e Male, dove l’umanità fa da comparsa, senza possibilità di intervento.
Non c’è dialettica fra The Authority e umanità: la prima possiede e incarna il potere assoluto, senza bilanciamenti; la seconda può solo affidarsi alla sua compassione e comprensione. Siamo quindi a un estremo della gamma di relazioni supereroe/umanità. Alla fine, dato il potere a propria disposizione e l’assenza di bilanciamenti, l’assunzione del Potere, sotto forma di tutela patriarcale, da parte di The Authority è una conseguenza assolutamente razionale. Assolutamente verosimile.
Ecco allora da dove nasce quell’inquietudine che abbiamo nominato all’inizio: non tanto dal pensiero di supereroi malvagi che stabilirebbero un regime totalitario di assoluto dominio sull’umanità, ma dal timore di che cosa potrebbe accadere se l’umanità deludesse The Authority.

Nextwave: umani, troppo umani

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Nextwave: Ellis, Immonen: un rapporto travagliato con l’autorità.

In Nextwave, parodia e comicità sono i due motori principali del racconto, ma i protagonisti sono nondimeno cavalieri senza macchia e senza paura: scoperta la natura maligna dell’organizzazione governativa di cui facevano parte, la combattono senza esitazioni, perché pienamente consapevoli di dove stia il bene, rispetto ai propri principi, e delle proprie responsabilità.
Nextwave fa ridere, certo, ma la morale che sostiene l’azione è, in fondo, il legame fra (super)poteri e responsabilità personale: capire il senso delle proprie azioni è un dovere individuale e nessuna agenzia (figuriamoci se poi si chiama H.A.T.E.!) è di per sé garante della moralità delle azioni che chiede di compiere. Un supereroe non può accettare di essere un mero strumento che altri possano azionare tramite un ordine di servizio (non è, in fondo, anche uno dei temi di Civil War?). Deve leggere e interpretare il contesto in cui agisce. Un supereroe deve sapere: non tanto per essere in grado di risolvere il problema, quanto perché è responsabile delle proprie azioni. Il supereroe deve essere in grado di scegliere, di dire “No”, perché questo diritto è l’unico che dia senso al “Sì” con cui accetta la propria missione. Anzi, possiamo addirittura modellare il concetto di umanità proprio attorno a questo diritto di scelta. Diritto che non esiste sospeso nel nulla, ma dietro al quale esistono percorsi che formano comunità e individui.
Questi percorsi sono, naturalmente, le storie delle comunità e degli individui.
E i protagonisti di Nextwave non sono certo sospesi nel nulla, hanno bensì storie. Sono infatti definiti con individualità tutt’altro che monolitiche: anzi, è proprio dalla reazione fra le varie componenti delle personalità di ciascuno (ambizione, insicurezza, ricerca del bene, ricerca del proprio vantaggio, rapporto irrisolto col proprio passato, eccetera) che scaturiscono molte gag della storia. Lontani dalla divinità dei membri di The Authority, quelli di Nextwave sono esseri umani che si trovano in mezzo a una realtà indesiderata, di cui si sentono anche responsabili, e che decidono di cercare di migliorarla per quello che possono. Non si pongono il problema di salvare il mondo, ma di rendere migliore almeno l’ambiente in cui si trovano ad agire, secondo quella peculiare declinazione del “think globally, act locally” che caratterizza il rapporto fra supereroi e mondo. In ciascuno di loro, debolezze e fragilità sono portate all’estremo: questa estremizzazione ha funzione primariamente comica, ma ha anche un effetto di umanizzazione dei personaggi. Attraverso il ritmo e le gag, la storia intende coinvolgere il lettore, non creare distacco. E, infatti, in molti punti ridiamo “con” i personaggi e non semplicemente “dei” personaggi e in quei momenti siamo al loro stesso livello e non a un livello superiore e con loro possiamo finalmente identificarci.

Planetary: Ellis, Cassaday. In missione per conto dell'Universo.
Planetary: Ellis, Cassaday. In missione per conto dell’Universo.

Planetary: uomini, non dèi

In un certo senso, Planetary è una riscrittura di The Authority: i loro protagonisti, rispettivamente Elijah Snow e Jennifer Sparks, sono definiti come incarnazioni dello spirito del XX secolo (per ciò definiti “century babies“). Ma la loro differenza non è tanto nella natura della missione (secondo l’intuizione di The Drummer, Jennifer Sparks è un difensore, Elijah salva cose), quanto nella loro essenza, che corrisponde a quella dei due supergruppi, e che determina il diverso senso del rapporto potere/responsabilità che emerge nelle due storie.
Il punto è semplice: mentre i componenti di The Authority sono sostanzialmente figure epiche, quelli Planetary (oltre a Snow, Jakita Wagner, The Drummer, Ambrose Chase) sono umani, esattamente come gli scombinati e irresistibili protagonisti di Nextwave. Anche nel loro caso, a renderli umani sono le loro storie, il fatto che abbiano un passato, che siano diventati quello che sono attraverso un percorso lungo e doloroso; che quel passato sia ancora parte della loro persona e che, soprattutto, dovranno cambiare ancora per affrontare il futuro. Ed esattamente in questa richiesta di evoluzione e trasformazione, che l’allontana dall’epica, sta l’umanità di Planetary, storia quindi di uomini e non di dèi. Nella visione di Planetary c’è quindi posto per l’umanità perché Planetary è per almeno tre quarti umana.
Non che questo esaurisca i problemi.

Planetary: Ellis, Cassaday. "Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me".
Planetary: Ellis, Cassaday. “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.

Seppure i membri di Planetary non sono gli dèi di The Authority, è abbastanza chiaro che il loro potere è sconfinato; anche stavolta la favola finisce con l’enunciazione dei migliori propositi, ma quale sia (possa essere) il ruolo dell’umanità nel futuro è una questione del tutto opaca. C’è stata poca umanità nelle avventure di Planetary, quindi la conclusione più diretta è che ci sia poco posto per lei anche nella gestione del potere. Ma questo punto, che in The Authority era sollevato esplicitamente, in Planetary rimane fuori scena. O meglio: Planetary utilizza un diverso paradigma, secondo il quale “l’universo” (le virgolette indicano che siamo di fronte a un soggetto la cui natura rimane di fatto ignota; il termine è quindi un puro referente di comodo) è qualcosa in possesso di principii etici. Infatti, in Planetary scopriamo che i “century babies” come Sparks e Snow sono degli strumenti dell’universo, con un compito specifico da assolvere. È proprio lo spostamento su un simile piano che pone fuori scena la questione del potere come meccanismo di gestione, quotidiana e strategica.
Qui si incardina tuttavia un problema spinoso: se tutto sembra ruotare intorno a Snow, quale è la libertà di scelta di Snow stesso? C’è un momento in cui ha detto ““, accettando il peso della missione? Oppure siamo di fronte a un meccanismo, che non percepiamo come tale solo per la sua dimensione? Poteva Snow essere diverso da quello che è? Ovvero, per condensare tutto in una sola domanda: Snow è (comunque) umano?
Da quanto il testo ci racconta, Snow è umano esattamente come gli altri componenti di Planetary, per le stesse ragioni. Il percorso di Snow, che si conclude con il ritrovamento della propria natura (quindi anche dei proprii principii profondi) riflette, mi si perdoni la sintesi grossolana, quello di qualsiasi essere umano verso la maturità, che sostituisce l’idea di “proprio posto nel mondo” all’autoreferenzialità tipica dell’adolescenza.

The Authority, Nextwave e Planetary offrono quindi, dal punto di vista tematico, un approccio ai temi potere/responsabilità e umanità/supereroe strutturato, che, rispettivamente, mette in scena le coseguenze della separazione fra i termini (The Authority: tutela) e le possibilità dell’integrazione (Nextwave: il livello locale; Planetary: il Grande Disegno Utopico). L’integrazione, attraverso soprattutto la concretizzazione del diritto/dovere alla partecipazione alla vita della comunità è filo rosso costante dell’opera di Ellis, vedasi certo Transmetropolitan, ma anche opere più leggere quali Capitan Swing. Quello di Ellis è un ottimismo della speranza, caparbio ma, come dimostra The Authority senza ingenuità: quando il potere è esclusivo non esiste libertà.

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Ringraziamenti

Struttura e leggibilità di questo e del precedente articolo su Warren Ellis e i supereroi devono moltissimo al lavoro di editing di Davide Grilli: senza perdersi d’animo, Davide ha pazientemente segnalato debolezze e potenzialità da sfruttare e ha fatto sì che questi due articoli crescessero su solide basi. Naturalmente, opinioni, errori e difetti rimangono di mia responsabilità

Ulteriori letture

Molti articoli interessanti, su Warren Ellis in generale e Planetary in particolare si possono leggere presso sequart.org.

Sul rapporto fra potere e supereroi, merita leggere:
Marco Arnaudo: Il Fumetto Supereroico. Mito, etica e strategie narrative, Tunué, 2010.
Ettore Gabrielli: Il ruolo del supereroe (disponibile presso: www.lospaziobianco.it/399-ruolo-supereroe).
Tom Morris, Matt Morris, Wiliam Irvin (a cura di): Superheroes and Philosophy, Open Court, 2001.
Valentina Semprini: Bam! Sock! Lo scontro a fumetti, Tunué, 2006.
Luigi Siviero: Dall’11 settembre a Barack Obama, Nicola Pesce Editore, 2013. (Intervista all’autore sul volume disponibile presso www.lospaziobianco.it/113418-luigi-siviero-londa-lunga-dell11-fumetto.
Simone Sperati : Cosa succede quando i Super-Umani provano a prendersi le loro responsabilità? (disponibile presso: www.dcleaguers.it/comics-e-fumetti-americani/authority).


  1. La sua analogia tematica con “cittadinanza” è ovvia, vedasi il caso X-Men. 

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