Se si volesse citare sinteticamente uno dei meccanismi di base di The Walking Dead, si potrebbe ricorrere alla massima latina Mors tua, vita mea. La scarsità di risorse mette infatti in reciproca concorrenza i sopravvissuti all’epidemia zombie, una dinamica da cui derivano molte trasformazioni comportamentali (diffidenza verso gli estranei, dubbi anche sui componenti della propria cerchia, facile ricorso alla violenza). Finora la scrittura di Robert Kirkman ha avuto il notevole pregio della diversificazione di situazioni, legami e reazioni dei personaggi a partire da un contesto in cui istituti e costumi del mondo civile non sono più rispettati.
Il numero 17, corrispondente ai numeri 65-68 dell’edizione statunitense, mostra però un recupero di schemi narrativi più volte utilizzati: sanguinarie mutilazioni e uccisioni, dialogo etico tra padre e figlio, morte di un personaggio di peso. Il racconto, nella sua globalità, non fa passi considerevoli, a parte mostrare come il limite di ferocia e precarietà emotiva raggiunto dai sopravvissuti si sia spostato ancora una volta più in là (forse al limite estremo).
Nell’insieme questa fase narrativa non sfugge a un effetto déjà vu, riscattato in parte da un ennesimo nuovo personaggio, che promette all’ormai stremato gruppo di Rick una vita pacifica e organizzata in una comunità già esistente.
Abbiamo parlato di:
The Walking Dead #17 – Cacciatori
Robert Kirkman, Charlie Adlard
Traduzione di Stefano Menchetti (Libr@ary Mouse)
Saldapress, marzo 2013
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,30 €
ISBN: 977228106800030017