Un ragazzino di oggi, dotato di fervida fantasia, dopo una mattinata passata in un parco divertimenti inventa (o sogna?) una storia nella quale un pilota precipita nel deserto e incontra uno strano personaggio che lo trascina in un assurdo viaggio etereo, nel quale le figure incontrate poco prima trovano una trasfigurazione metaforica.
Il pilota ha le fattezze di Pippo mentre l’ometto che incrocia la sua strada è interpretato dal nostro Topolino.
Parte in questa peculiare maniera TopoPrincipe, nuovo adattamento disneyano di un’opera letteraria, vale a dire Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Non è solo di questo che si tratta, a ogni modo: è infatti il secondo esperimento di produzione inedita da parte dell’editore Giunti – che ha i diritti di pubblicazione del materiale Disney per le librerie – dopo il felice risultato di PaperDante nella primavera del 2021. È da notare però che in quell’occasione avevamo un racconto illustrato, mentre stavolta questa forma è riservata solo alla cornice iniziale e finale; il cuore del libro è rappresentato da una storia a fumetti vera e propria.
Il team di lavoro è comunque il medesimo: Augusto Macchetto ai testi, Giada Perissinotto ai disegni e Andrea Cagol ai colori.
Il risultato è di difficile valutazione, dal momento che occorre discernere diversi aspetti e considerazioni per poter dare un giudizio quanto più utile per chi vi si voglia approcciare.
Innanzitutto è bene notare che si tratta di un adattamento molto libero dell’opera originale. Macchetto opera qui un lavoro di riscrittura intelligente del materiale di partenza, decidendo di restare ancorato più alle atmosfere che ai singoli effettivi episodi raccontati nel libro e reinterpretando di conseguenza alcuni passaggi in maniera contemporanea. Due perfetti esempi di questo modus operandi si ritrovano nello spezzone con Paperetta Yè Yè, rappresentata come una giovane che vive il mondo esclusivamente online e non concepisce qualcosa di reale e naturale come una carezza, e in quello con Paperina, moderna “schiava” dell’apprezzamento degli altri sotto forma di like sui social.
Se i puristi potrebbero storcere il naso dinanzi a questi innesti, si può osservare che la valutazione dello sceneggiatore non è sbagliata, traducendo in qualche modo le “parabole” de Il piccolo principe nella realtà di oggi, per renderle maggiormente potabili ai lettori moderni.
E questo ci porta alla seconda considerazione: il target.
Per quanto sia un discorso sempre odioso da fare, in special modo quando si parla di fumetto Disney, è impossibile non notare come il modo in cui viene scritto e impostato TopoPrincipe sia prettamente pensato per una fascia di lettori piuttosto giovani. È un’impostazione della stesura che emerge con chiarezza e in maniera talmente smaccata da far concludere che sia fermamente voluta. Del resto anche PaperDante aveva uno stile di racconto molto semplice e immediato, ma in quel caso poteva essere giustificato dalla forma del racconto illustrato. Con questo nuovo volume possiamo invece concludere che si tratti di una precisa direzione che Giunti vuole dare a queste opere inedite, il che si sposerebbe del resto con la filosofia dietro alla maggior parte delle raccolte di ristampe disneyane che la casa editrice pubblica, orientate a temi generalisti e senza troppe pretese.
Andando più nello specifico di TopoPrincipe, si riscontra non solo un linguaggio facile ed estremamente accessibile, senz’altro pensato per i più piccoli, ma anche un tipo di trama particolarmente melenso, approccio che invero Macchetto ha mostrato anche in tante storie che negli anni ha scritto per Topolino.
In questo caso la scelta è in parte giustificata dalla fonte a cui fa riferimento il fumetto, ma il risultato punta esageratamente in quella direzione, con la conseguenza di apparire in buona parte lezioso e fin troppo “a misura di bambino”. L’impronta da favoletta morale è quindi predominante, insieme a un racconto insistentemente solare e a una narrazione a tappe che porta a un finale che gronda bontà e buoni sentimenti.
Al netto dei temi del libro originale, Macchetto sembra aver sguazzato fin troppo in queste atmosfere.
Last but not the least, è d’obbligo concludere come i personaggi Disney siano qui usati in maniera piuttosto forzata, come maschere chiamate a interpretare soggetti che possono essere collegati alla loro essenza solo alla lontana, e perlopiù in maniera pretestuosa. Nel migliore dei casi possiamo dire che vengono appiattiti su una loro singola caratteristica che, per quanto a loro appartenente, risulta qui esaltata allo stremo per dovere di narrazione, non rendendo però un buon servizio al personaggio stesso.
In sostanza, è come se si fossero prese a prestito queste figure, così iconiche e familiari per il pubblico più giovane, per trasmettere in maniera più simpatica e colorata la versione a fumetti de Il piccolo principe.
TopoPrincipe diventa d’altro canto apprezzabile ad altri livelli e tipi di pubblico nel momento in cui ci si concentra sul lato artistico.
Giada Perissinotto realizza un lavoro magistrale, nel quale il suo segno morbido e rotondo ci restituisce i personaggi in una forma irresistibile. Forse il meno convincente, a tratti, è proprio Topolino, viziato però dall’esigenza di sceneggiatura di mostrarlo un po’ più giovane rispetto a come siamo abituati a vederlo raffigurato. Ma il semplice outfit che indossa contribuisce a caratterizzarlo visivamente nella giusta ottica, in particolare grazie alla lunga sciarpa, elemento di spicco che appare quasi come un’emanazione del suo spirito.
Il pilota Pippo mantiene la sua figura dinoccolata e il suo sguardo positivo, in un’ottima interpretazione del personaggio; ma è con i Paperi che Perissinotto dà il suo meglio, osservazione che vale tanto per Zio Paperone e Paperetta quanto per la sua Paperina. La matita della disegnatrice rende lo Zione irrequieto e frizzante, mentre le due ragazze appaiono timida e posata la prima, fashion e ossessionata la seconda. Piccoli tocchi di stile che aiutano a “trasmettere” il personaggio, il tutto con una linea fluida e dinamica al punto che si è portati a soffermarsi alcuni minuti su singole scene per rimirarle. È un vero peccato che l’artista romana non si veda più spesso all’opera sulla produzione seriale di Topolino.
Due parole le meritano anche gli sfondi e la composizione delle tavole. Le ambientazioni non sono in realtà un aspetto predominante nelle vignette – molto spesso i personaggi giganteggiano e c’è poco spazio per mostrare cosa li circonda – ma quando capita, come nelle tavole di viaggio da un “pianeta” all’altro, si nota il gusto dell’autrice per la composizione della scena, qui per ovvi motivi molto fantasiosa. In altri casi gli scenari sono visivamente più semplici – il deserto iniziale, il prato di Paperetta, il mare di banconote – ma l’impressione è sempre quella di una certa cura verso il dettaglio.
La griglia delle tavole è decisamente libera: i contorni tra i riquadri non sono visibili ma solo sfumati e suggeriti dallo spazio occupato dal colore. Abbondano le splash-page e le quadruple, non ci sono mai pagine con tre file ordinate di due vignette ciascuna ma predomina una visione molto più anarchica che ben si addice alla narrazione fantastica e senza regole de Il piccolo principe.
Un lavoro che denota uno studio intelligente degli ingombri e una gestione della gabbia che abbraccia in modo fluido la narrazione e la consecutio logica degli avvenimenti.
Infine, i colori di Andrea Cagol costituiscono la ciliegina sulla torta: accesi ma senza risultare artefatti, illuminano le scene nel deserto con un caldo e azzeccato tono di giallo e al contempo si tingono di blu scuro e tonalità più fredde nei viaggi di Topolino e Pippo. In alcuni casi risultano in realtà troppo squillanti (si pensi ai becchi dei Paperi, o all’erba del prato di Paperetta), ma nel complesso arricchiscono di luce e riflessi i disegni di Perissinotto.
Il volume in sé, inteso come oggetto, si presenta molto bene sugli scaffali delle librerie: la copertina cartonata e morbida al tocco suggerisce eleganza e gli interni appaiono curati sia come qualità della carta che nell’apparato di accompagnamento all’opera (l’introduzione in apertura e il dietro le quinte alla fine).
Si tratta di un fumetto a tratti atipico, sicuramente in grado di sorprendere e di disattendere alcune aspettative, il che non sempre è un male.
TopoPrincipe ha diverse frecce al suo arco e può rappresentare una bella idea-regalo per i lettori più giovani, pagando però lo scotto di una narrazione che in più occasioni si fa fin troppo didascalica e “dolciastra” e che piega i personaggi Disney alle esigenze di questa specie di favola della buonanotte.
Abbiamo parlato di:
TopoPrincipe
Augusto Macchetto, Giada Perissinotto, Andrea Cagol
Giunti Editore, 2021
80 pagine, cartonato, colori – 12,00 €
ISBN: 9788852228520