Di ritorno dalla spedizione mediorientale de Il paese dell’oro nero, Tintin e il Capitano Haddock non fanno nemmeno in tempo a disfare le valigie che si gettano in una nuova avventura. Richiamati da un telegramma del Professor Girasole (sara proprio così?) i due lo raggiungono nella remota Syldavia, in un centro di ricerca nel quale il Professore dirige il programma spaziale che mira a portare i primi uomini sulla Luna. Tintin e il Capitano si muovono fra le maglie di una sorveglianza capillare che però non è riuscita a impedire l’infiltrazione di una talpa nel progetto e che è costantemente messa alla prova da misteriosi nemici.
In Obiettivo Luna torna una delle ambientazioni con le quali Hergé si era già baloccato: quello spazio chiuso che altrove era stata una nave (vedi La stella misteriosa [link]) e qui è il centro di ricerca in mezzo a montagne impervie, apparentemente lontano da tutto. Lo spazio chiuso è ambientazione principe per far crescere sospetti e paranoie ed Hergé si confronta proprio con queste potenzialità.
Il risultato è una breve pedagogia per i piccoli lettori di Tintin sull’ambiguità del reale, sulla sua complessità, sul fatto che ogni cosa ne può nascondere/contenere un’altra, magari di opposta natura morale.
Scienza, mistery e un po’ di paranoia
Hergé gioca su due livelli: in primo piano mostra l’aspetto più mistery (chi sono gli avversari? chi è la talpa?): i rapidi inserti dedicati alle comunicazioni fra gli avversari, gli incidenti più o meno gravi, le indagini personali di Tintin cadenzano il racconto, mantengono alta la tensione e, appunto, occupano esplicitamente il proscenio.
In secondo piano invece, soprattutto attraverso l’uso degli ambienti chiusi – i laboratori, gli studi, i corridoi, lo stesso interno del razzo -, Hergé alimenta una sottile claustrofobia.
La stessa lunga gag nella quale Haddock colpisce ed è colpito più volte dalla porta dello studio del responsabile del centro, il Capitano Baxter, (pagg. 51-52), finisce per trasmettere un senso di spazi ristretti e di difficoltà di movimento che fa sfumare la risata in un senso di costrizione, di disagio fisico.
La presenza ricorrente degli agenti della polizia segreta syldaviana – la ZePo – aggiunge all’atmosfera del racconto una sfumatura non tanto di minaccia (in questo senso, nessun didascalismo) quanto di ambiguità. I modi degli agenti, la loro fisiognomica (con la quale peraltro sappiamo Hergé capace tanto di suggerire quanto di fuorviare), oltre naturalmente alla trasparente allusione alle polizie dei paesi dell’allora blocco sovietico1, costruiscono una sensazione di vero e proprio disorientamento morale che si manifesta con un preciso senso di disagio, poiché lungo tutte le 62 pagine siamo infatti incapaci di capire chi siano i buoni.
Ricordiamoci che siamo negli anni 1950, in un racconto per bambini2 e Obiettivo Luna non offre appigli al piccolo lettore e anzi ci mostra quanto uno sguardo apparentemente oggettivo e un racconto aderente ai fatti siano niente più che punti di partenza per la comprensione reale: da soli, i fatti restano sospesi nel vuoto e serve altro per ancorarli a un senso. Una pedagogia non banale, insomma.
I rassicuranti Dupond e Dupont e un nuovo (inquietante?) Girasole
Obiettivo Luna abbonda di comicità: non solo siparietti, ma anche lunghe scene che vanno dallo slapstick (la già citata gag di Haddock) al surreale (i Dupond/t e lo “scheletro misterioso”). Un’occasione comica è anche quella sfruttata da Hergé per far esplorare al lettore il centro di ricerca, offendogli un’introduzione didattica alla complessità di una simile impresa. Se le scene con i due poliziotti (che solo il cielo sa come siano riusciti ad arrivare al centro – Hergé non si perita di spiegarlo) hanno il tipico ruolo di moderazione dell’atmosfera e confermano quindi il ruolo della coppia, quelle con il Professor Girasole ridisegnano invece il profilo del personaggio.
Fin qui scienziato strambo, tanto geniale quanto pittoresco, in Obiettivo Luna lo scopriamo moderno manager, capace di gestire e coordinare il lavoro di centinaia di persone. Inoltre, Hergé lo dota finalmente di un apparecchio acustico e con la sordità viene eliminata anche la condizione necessaria del tormentone, che finiva per relegare il personaggio allo stadio di macchietta.
Obiettivo Luna è quindi innanzitutto la storia della maturazione di Girasole. A dimostrare l’efficacia e profondità del cambiamento di prospettiva con cui Hergé ce lo propone è l’effetto delle sue dichiarazioni di disponibilità al sacrificio. Il suo “Arriveremo sulla Luna o periremo tutti” suona adesso perentorio e assai inquietante, al punto che in trasparenza, attraverso Girasole e il suo razzo scorgiamo (almeno il lettore piu’ adulto, se non anche il bambino appassionato di astronautica), Wernher von Braun e le sue V2, ulteriore allusione (ancora una volta: niente didascalismo) per il piccolo lettore al lato ambiguo delle cose.
Nella prefazione, Jean-Marie Embs, Philippe Mellot e Philippe Goddin, ripercorrono il travaglio di Hergé nella lavorazione dell’avventura – caratterizzata da una lunga sosta per problemi di salute -, e sottolineano l’importanza del lavoro dello Studio Hergé (formalmente costituito nella primavera del 1950) e il nuovo approccio alla realizzazione e definizione delle avventure e dei personaggi che il lavoro del gruppo ha comportato. La sezione sulle fonti stavolta si sofferma in modo particolare sulle ricerca di accuratezza di Hergé nella ricostruzione e resa dei macchinari scientifici.
Riferimenti:
- La pagina dedicata a Obiettivo Luna sul sito ufficiale di Tintin
- Mag Tintino #8, dedicato alle avventure lunari di Tintin, scaricabile gratuitamente dal sito ufficiale di Tintin.
Abbiamo parlato di:
Tintin – Obiettivo Luna
Hergé
Traduzione di Giovanni Zucca
In allegato a La Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, Aprile 2017
30+62 pagine, cartonato, colori – 7,99€
ISBN: 977203975726270016
La sigla ZePo richiama immediatamente il termine VoPos, che indicava gli agenti della Volkpolizei della Repubblica Democratica Tedesca, massicciamente impiegata nel 1953 in occasione delle rivolte operaie che scossero la DDR. ↩
Obiettivo Luna fu serializzato sul Journal Tintin a partire dal marzo 1950; il volume uscì nel 1953 ↩