Brace è un collettivo di autori formato da Ettore Mazza, Francesco Saresin, Kalina Muhova, Silvia Righetti e Nicola Pezzato; a Lucca 2017 è uscito il terzo volume del loro antologico omonimo, con il contributo a fumetti anche di Federica Bellomi e Roberta Scomparsa. Tutti autori unici, tutte voci dalla personalità già evidente e dallo stile personale e comunicativo. Brace sembra essere l’ennesima testimone dello stato di salute del fumetto indipendente italiano, un universo parallelo spesso anticamera al professionismo nel quale fioriscono realtà collettive e volumi antologici sorprendentemente maturi e definiti.
È il caso di questa raccolta di brevi racconti, accomunati da una sensazione di fatalismo e dall’impressione di essere arrivati a “proiezione in corso”, di trovarci di fronte a uno snodo, una svolta di storie più ampie di cui ignoriamo le premesse e l’epilogo. Quello che sorprende è la solidità dei singoli fumetti e come nella loro diversità riescano a formare un’antologia fortemente unitaria, evitando quell’impressione di disomogeneità in cui cadono facilmente certe operazioni.

Francesco Saresin apre il volume con il suo segno spigoloso e un uso dei neri e dei grigi che sembra richiamare Manuele Fior, piombando nella vita di Nicola, reduce da un non precisato incidente, e dei suoi genitori. Qualcosa di malsano aleggia nel non detto, nello spirito autodistruttivo del ragazzo che emerge dagli sguardi persi, dai suo maldestri tentativi artistici, nel confronto/scontro con una papera ferita e rinchiusa tra le mura di casa nella quale sembra specchiarsi. Attraverso tavole piene di piccole vignette anche il lettore avverte un senso di claustrofobia, da cui forse esiste una fuga grazie al contatto umano.
Con Ettore Mazza apprezziamo uno stile di disegno di altro stampo, realistico, dettagliato, appena segnato dalla mancanza di una piena maturità; tavole in cui è il bianco, la luce a fare da padroni risultando quasi accecanti. Tra queste tavole l’indefinito è ancora più presente sotto forma di un qualche avvenimento, forse una rivolta, che resta non detto ma è al tempo stesso motore del racconto e del turbamento dei due protagonisti e che ricopre una narrazione altrimenti diretta e lineare, con molte vignette mute che sottolineano il peso di quei pochi dialoghi carichi di angoscia e paura.
Federica Bellomi rappresenta invece una voce più underground e punk, portando il lettore ancora verso nuovi stili e nuove ambiti. Siamo dalle parti del racconto giovanilistico, qui al contrario i dialoghi sono importanti per portare avanti un racconto leggero e spensierato (almeno a occhi adulti). I disegni sono piatti, quasi a schiacciare i personaggi accentuando il lato caricaturale, il segno sottile e tremolante, il contrasto tra bianco e nero netto, le vignette dai bordi storti, tutti elementi che contribuiscono a dare atmosfera, a rendere immediatamente riconoscibili queste ragazze un po’ superficiali, un po’ fuori posto come tutti gli adolescenti, e a donare spontaneità e freschezza alla loro storia. Un tratto originale, che unisce una urgenza creativa alla ricerca di un proprio stile riconoscibile.
Ancora più grezzo e spontaneo il tratto di Roberta Scomparsa, più morbido ma anche meno personale, al servizio del racconto più leggero dell’antologia incentrato su due ragazzi sballati e su un rave party dove scatenarsi. Rispetto agli altri fumetti sembra quasi fuori posto, privo di significati oltre la superficie e di quel senso di cambiamento, di inaspettato o di non detto che arricchisce le altre prove, o più semplicemente perché qui il tema, la ricerca di un proprio posto e di un senso nel mondo, viene declinato in maniera meno profonda e complessa.
Kalina Muhova si muove in territori più convenzionali e visti con un segno rotondo, caratterizzato dal tratteggio e dai grigi, con personaggi dai lineamenti appena accennati e dagli occhi grandi ed espressivi: uno stile che accumuna l’autrice ad altri autori per sensibilità artistica ma non sorprende, pur nella buona padronanza qui dimostrata. Di contro la storia di due amiche in fuga, tra volontà autodistruttiva per una delusione d’amore e sentimenti nascosti nell’imbarazzo, risulta ben raccontata attraverso dialoghi credibili, fatti di botta e risposta nervosi e diretti, con un crescendo drammatico che ben contrasta con i disegni quasi da libro di favole illustrato e un finale dolce ad alleggerire il tono.
Quello di Nicola Pezzato è una sorta di intermezzo tra i racconti, una serie di illustrazioni curate e dettagliate che ricordano le copertine dei romanzi fantasy o i disegni dei manuali di giochi di ruolo simil D&D. Protagonista un pipistrello-avventuriero armato di spada e una serie di incontri con nani, mostri e demoni sempre più particolareggiati, fino a un epilogo ironico per il nostro eroe. Belle tavole, ma sicuramente fuori posto all’interno dell’unità di intenti dell’antologia.
Chiude Silvia Righetti con il racconto più lungo del volume. Un segno realistico con volti leggermente caricaturali, con aspetti sgraziati tra la ricerca di maggiore personalità e confidenza con le proprie capacità e scelta stilistica, quasi a sottolineare la non-bellezza del quotidiano, dei visi, dei luoghi. L’atmosfera è sospesa tra un prima (una separazione?) e un futuro che avverrà dopo, raccolti i cocci di qualcosa che non sappiamo di preciso cosa sia ma, si capisce, si è rotto. Una casa abbandonata da tempo, un cane silenzioso nascosto tra gli scaffali, la spiaggia, gli aquiloni. Un non tempo, un frame tra la vita prima e la vita dopo, malinconico, traballante, popolato di personaggi insicuri, un po’ stanchi anche nell’espressioni, disillusi. Una piccola vicenda di grandi sentimenti nascosti.
Alla fine dell’antologia si ha l’impressione di conoscere un poco meglio gli autori, di immaginarli “da grandi”; un percorso per alcuni già in corso, come testimoniano i volumi di Francesco Saresin e Roberta Scomparsa pubblicati da Canicola o la collaborazione di Kalina Muhova con Tunué per Sofia dell’oceano, su testi di Marco Nucci.
In queste pagine abbiamo modo per ognuno di loro di apprezzare lo spirito con cui hanno saputo affrontare questi racconti senza un inizio e una fine, ma carichi di sottointesi e di significati affidati alla sensibilità di ogni lettore. Un progetto con una veste editoriale curata, una copertina dai toni verdi affascinante e inquietante che ben trasmette il senso dell’opera, con un occhio internazionale grazie alle traduzioni in inglese a fondo pagina dei testi.
In chiusura, si raccomanda di seguire questi giovani fumettisti sul sito bracefumetti.org per scoprire come cresceranno e cosa avranno ancora da raccontare domani.
Abbiamo parlato di:
Brace vol. 3
Francesco Saresin, Ettore Mazza, Federica Bellomi, Roberta Scomparsa, Kalina Muhova, Nicola Pezzato, Silvia Righetti
Autoproduzione – Brace Comics
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 13,00 €