SM50: Spider-Man il più umano dei super-eroi

SM50: Spider-Man il più umano dei super-eroi

Spider-Man da sempre è stato un personaggio perfettamente calato nella realtà sociale del suo tempo. Sovente nei suoi albi abbiamo avuto la possibilità di vedere riferimenti chiari e diretti a problematiche quali, come in questo caso, gli abusi sui minori e le difficoltà della vita carceraria

 

Si è tenuta, nel 2007, nelle sale del Complesso del Vittoriano a Roma, la mostra “Spider-Man il più umano dei super-eroi“. In collaborazione con MARVELPanini Comics e con la presenza di autori italiani che hanno disegnato per la Marvel. La mostra era una panoramica sulla vita del personaggio attraverso albi, video e memorabilia, incluse tavole originali. Riportiamo, per gentile concessione dell’organizzatore della mostra Riccardo Corbò, alcuni pannelli nei quali (a fronte di immagini tratte dai fumetti) veniva sottolineato come nelle storie di Spider-Man non mancavano riferimenti a quanto stava accadendo nell’epoca in cui si svolgevano le storie. Qui, ad esempio, riportiamo quanto scritto in merito agli abusi sui minori e sullo stato della vita in carcere, problemi sentiti all’epoca (parliamo degli anni settanta) ma di terribile attualità anche ai nostri giorni.

Abusi sui minori

Gli abusi sui minori sono un argomento di strettissima attualità, non tanto perché la “marea mediatica” ha concentrato ora particolare attenzione sull’argomento, ma perché sono una piaga che è sempre esistita e occultata in una parte marcia della società.
Il Babau, l’uomo nero, è riconosciuto da tutti, il cattivo che viene da “fuori” e strappa l’innocenza all’infante è un male metabolizzato dalla società, tanto da essere usato come spauracchio con i bambini stessi, per farli star buoni.
Ma è il male “vicino”, “interno”, che viene ancora rimosso, che si preferisce spesso ignorare perché non si sa come affrontare.
Ma se una società può cercare di proteggere il proprio status quo, ignorando gli abusi, altrettanto non possono fare le vittime di questi abusi.
È con questo delicatissimo tema che si è confrontato Jean Marc De Matteis, autore del ciclo “Il bambino dentro”. Pur se vengono analizzati anche i traumi infantili di Harry Hosborn e Peter Parker, la figura centrale del racconto è Vermin, una creatura cannibale, dall’aspetto di un topo di fogna umanoide. Un essere repellente, sporco, ributtante. Un aspetto esteriore che non è altro che lo specchio di uno stato interiore fortemente traumatizzato.
Vermin, ovvero Edward Whelan, da bambino ha subito violenze sessuali dal padre, non un manesco bruto, ma un raffinato e rispettato uomo d’affari. La madre ha sempre fatto finta di non vedere.
Edward, non trovando spiegazioni a questo male, si è autocolpevolizzato, ha deciso che ad essere sporco e sbagliato era lui; se il mostro non era suo padre, il mostro doveva essere per forza lui. Quando il trauma è stato riportato a galla durante un esperimento, lo ha esteriorizzato diventando veramente la creatura repellente che lui associava al male subito.
I super-poteri di Spider-Man non servono a nulla contro Vermin, che a forza bruta reagisce ormai per istinto con una violenza frenetica. Sarà un difficile e doloroso cammino a fianco di una psicologa a ricostruire la torturata personalità di Edward Whelan.

Lo stato delle Carceri

Gli anni ’70 sono un’epoca di profonde riflessioni e di messa in gioco di tutto quello che fino a quel momento era certezza.
Il classico cliché della rivolta carceraria con i cattivi che vogliono evadere viene stravolto in una storia che mette ben in evidenza che la sommossa avviene per protestare contro le condizioni vergognose nelle quali devono vivere i carcerati.
Ben nove anni prima di Robert Redford (nel film Brubaker), Spider-Man fa sua la lezione di Tom Murton e affronta il problema delle prigioni malgestite.
Il non essere trattati come esseri umani, evitare di rimanere ingabbiati come animali per mesi in attesa del processo, sono le uniche richieste dei prigionieri. I pochissimi malintenzionati che invece vogliono approfittare della situazione per evadere, vengono contrastati dalla maggioranza di carcerati onesti, prima ancora che da Spider-Man.
Una volta che le due parti – il direttore del carcere e la delegazione dei pregiudicati – hanno occasione di parlarsi, la violenza viene volontariamente messa da parte. Il direttore promette che si impegnerà in prima persona per una massiccia amnistia e addirittura di fronte alle telecamere lancia improperi contro l’amministrazione che lesina i finanziamenti, e vaticina carceri in fiamme se non si pone presto rimedio.
La ragione ed il torto non sono più ben delineate. L’era dei supereroi che si limitano a picchiare i cattivi e rimetterli dietro le sbarre è definitivamente tramontata.

 

Qui un resoconto con gallery fotografica della mostra dal sito di Marvel Made In Italy

 

 

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