La femminilità DC Comics
Con l’annuncio, alcuni giorni fa, dell’affidamento a David Ayer della regia del film Gotham City Sirens che vedrà protagonista il personaggio di Harley Quinn assieme ad altre villain DC Comics, inizia a prendere finalmente forma lo spin-off interpretato da Margot Robbie, anche produttrice in veste di un esclusivo accordo firmato con la Warner Bros lo scorso settembre.
Il progetto che vedrà Harley Quinn agire in una pellicola dove il personaggio sarà, quasi certamente, la protagonista indiscussa anche se affiancata da altre villain femminili, apre un nuovo capitolo sull’evoluzione a Hollywood del ruolo delle donne, che ormai sta via via assumendo interessanti connotazioni da vero “girl power”. La produzione di Ocean’s Eight, spin-off dei film di Ocean’s Eleven tutto al femminile (con l’eccezione di Matt Damon nel dare continuità), le determinate eroine della saga di Guerre Stellari, da Rey alla recentissima Jyn Erso interpretata da Felicity Jones, sottolineano ormai la strada intrapresa dalle major: puntare sulle donne.
Per quanto riguarda il genere dei film tratti dai fumetti, il discorso assume una connotazione differente. Al momento, infatti, la Warner Bros. è l’unica vera major che sta prendendo una posizione in questo senso, con il film di Wonder Woman ormai di imminente uscita, e la centralità del personaggio di Harley Quinn, che con Gotham City Sirens assume una netta importanza iconica (e di merchandising, perchè no) al pari del collega maschio del film Marvel/Fox Deadpool.
Ovviamente, la definizione dello spin-off di Harley Quinn e delle altre “Bad Girls” legate al pantheon delle avversarie di Batman, porta con sè scelte e direzioni da prendere da parte del regista e dei produttori, tra i quali la stessa Margot Robbie.
Per Graeme McMillan di The Hollywood Reporter, la pellicola porta con sé la possibilità di “aggiustare” la sottotrama inerente il rapporto tra Harley e il Joker (Jared Leto), a detta del giornalista una spina nel fianco nella caratterizzazione del personaggio, e che potrebbe segnalare la consacrazione della definitiva emancipazione per la bella e folle criminale.
Tirando Harley fuori dalla Suicide Squad e, altrettanto importante, piazzandola a Gotham City per la sua seconda apparizione, Sirens offre la possibilità di affrontare la persistente sottotrama del Joker una volta per tutte. Una critica alla rappresentazione di Harley in quel film (e, per lungo tempo, nei fumetti e nelle sue incarnazioni animate) è stato che il suo rapporto con il Joker fosse malsano, e che spogliasse il personaggio di una vera agenda. Intorno a lui, lei si arrende in un ruolo che la rende un oggetto e la indebolisce. Quale posto migliore per affrontare tale denuncia, e liberare Harley dell’influenza del Joker, che in un film in cui il personaggio è sostenuto da altre supercriminali femminili?
Se questa è la direzione che il regista Ayer e i produttori vogliono prendere, Sirens funzionerà perché porrà Harley nell’orbita di Poison Ivy, che ha dimostrato di essere un interesse amoroso competitivo per Harley nei fumetti, così come l’unico personaggio sia nei fumetti che nei cartoni animati che può dimostrare che in Harley c’è vita lontano dal Joker.
Fatto correttamente, un progetto come Gotham City Sirens spingerebbe uno dei più riusciti, amati personaggi della DC più in prima linea, sottolineando l’impegno dello studios alla diversità sullo schermo in un genere che, ad oggi, è stato frustrantemente conservatore, e continuando a costruire il più ampio Universo esteso DC Comics con i personaggi preferiti dai fan.
Altro discorso che resta da vedere è come la Warner sfrutterà quello che si appresta a diventare un nuovo franchise e come sarà gestita una delle fasi da sempre più interessanti nella costruzione di una pellicola di supereroi: il casting. Accanto al volto di una star oramai in grado di catturare il pubblico come Margot Robbie, sarà fondamentale affiancare volti emergenti, pieni di talento e capaci di fare altrettanto, riuscendo a destare negli spettatori un forte interesse per quello che si appresta a essere una pellicola decisiva per la major hollywoodiana.
Warner dice addio a Greg Silverman
Ha destato una certa sorpresa tra gli addetti ai lavori, nei giorni scorsi, l’uscita di Greg Silverman dalla Warner Bros. dove ricopriva la posizione di capo dello sviluppo creativo e la conseguente nomina di Toby Emmerich a CCO della major americana.
Emmerich in precedenza è stato presidente e COO di New Line Cinema, dove ha giocato un ruolo fondamentale nella produzione di pellicole come The Conjuring, Come ammazzare il capo e vivere felici, 2 Single a nozze, e i film della saga de Il Signore degli Anelli e Hobbit.
Le ragioni dell’addio di Silverman, che comunque resterà legato alla Warner tramite una propria etichetta indipendente, sono da ascriversi a molti flop cinematografici che hanno colpito la major negli ultimi mesi, assieme al fatto che la dirigenza della società sia rimasta fortemente infelice in merito alla scarsa accoglienza da parte della critica di Suicide Squad e Batman v Superman: Dawn of Justice, le due pellicole DC Comics destinate a dare il via a una ambiziosa serie di film di supereroi interconnessi tra loro.
Emmerich ha una stretta relazione con il CEO Kevin Tsujihara ed è notoriamente anche ben voluto dal capo della Time Warner Jeff Bewkes, e la sua scelta metterebbe fine a molti problemi interni che si sono riflettuti sulla major.
Dopo che Tsujihara aveva assunto la direzione della Warner Bros. nel 2013, era infatti stata istituita una sorta di struttura a tre che ha avuto Silverman, Sue Kroll e Emmerich nello stesso ruolo. Ma alcuni registi e produttori si sono lamentati in privato che questo egualitarismo di ruoli ha portato ad uno scontro tra personalitò e lasciato lo studios senza la forte direzione creativa di cui aveva bisogno.
Altre indiscrezioni, riportate da alcuni siti specializzati, indicano che oltre alla feroce accoglienza da parte della critica nei confronti del film di Zack Snyder, ad aver affossato Silverman è stato anche il mancato raggiungimento al box office del miliardo di dollari, una cifra dal significato molto importante non solo per via del lancio del primo film facente parte di un universo condiviso, ma anche e soprattutto come risposta ai successi Marvel/Disney, che già da qualche tempo non hanno alcuna difficoltà a superare quella cifra al botteghino.
Puff The Magic Dragon
Fox Animation ha acquisito i diritti per adattare la canzone Puff the Magic Dragon in un film, che sarà diretto dal regist di Trolls Mike Mitchell in quello che sarà un progetto ibrido tra live action e animazione. La pellicola sarà prodotta da Tory Tunnell e Joby Harold e da Akiva Goldsman. Vanessa Morrison e Nate Hopper saranno i supervisori del film per Fox Animation.
La canzone si basa su una poesia del 1959 scritta da Leonard Lipton, ispirata da un poema dal titolo Crema del Drago. Con i testi scritti da Lipton e Peter Yarrow, la canzone è stato registrata e pubblicato nel 1962. Racconta la storia di un drago senza età di nome Puff che vive “in riva al mare” nella terra immaginaria di “Honalee.” il suo compagno di giochi, un bambino di nome Jackie Paper, una volta cresciuto perde interesse per le avventure dell’infanzia e alla fine lascia il suo drago immaginario.
Alla canzone è ispirato uno special televisivo animato, trasmesso nel 1978 e intitolato Puff the Magic Dragon a cui seguirono due sequel, Puff the Magic Dragon in the Land of the Living Lies e Puff and the Incredible Mr. Nobody.