Attenzione, il seguente articolo contiene spoiler
Venom: La Furia di Carnage
Il grande successo di Venom: La Furia di Carnage (che mentre scriviamo questo articolo ha incassato complessivamente oltre 350 milioni di dollari) ha confermato l'appeal del franchise sul villain Marvel interpretato da Tom Hardy, il cui futuro resta da chiarire, soprattutto in riferimento alla discussa scena dopo i titoli di coda che apre prospettive nuove non solo per l'alter ego di Eddie Brock e per il suo franchise, ma anche per l'intera concezione del piccolo universo condiviso che la Sony stava creando in questi ultimi anni, dedicato in larga parte a personaggi riconducibili al portfolio di Spider-Man.
È ovvio che, se da un punto di vista narrativo e consequenziale, la scena dopo i titoli di testa appare raffazzonata e priva di una logica rispetto a quello che abbiamo visto fino ad ora, non si può non discutere sulle conseguenze che questa provocherà nel prossimo futuro, e sugli interrogativi che l'ingresso di Eddie Brock nel Marvel Cinematic Universe avrà per Spider-Man.
Bisogna infatti chiedersi se questa sequenza avrà effettive ripercussioni sul franchise interpretato da Tom Holland, il cui prossimo capitolo dovrebbe praticamente “schiudere” le porte di un fantomatico multiverso, o se invece questa operazione sia stata compiuta solo nell'ottica di un prossimo capitolo di Venom targato esclusivamente Sony, il terzo, in cui il simbionte alieno affronterà l'arrampicamuri. Se guardiamo infatti al franchise dedicato al villain, possiamo osservare che gli avversari presentati a livello cinematografico si sono praticamente già esauriti per Eddie Brock, soprattutto avendo utilizzato una nemesi come Carnage nel film appena uscito, e Carlton Drake/Riot nel primo capitolo.
Anche se non è da escludere che la Sony possa attingere alle recenti storie a fumetti di Venom, magari scomodando addirittura Knull, è probabile pensare che la dirigenza della major stia già pensando a un possibile capitolo finale in chiave crossover tra Venom e Spidey, con il beneplacito dei Marvel Studios.
Se dovesse essere veramente così, è lecito domandarsi come il tutto sarà gestito per quanto concerne il personaggio di Peter Parker. Questi sarà consapevole della provenienza di Venom da un universo alternativo? Vi saranno accenni espliciti al Marvel Cinematic Universe nel franchise di Venom, che vadano oltre alla comparsa di J. Jonah James (J.K. Simmons) in un notiziario televisivo?
Oltre a questo, resta anche da chiedersi quali effetti tutto questo avrà sui restanti film dell'universo condiviso che la Sony sta costruendo. Se nel primo trailer di Morbius, la cui uscita è prevista per il prossimo gennaio, era già stata anticipata la comparsa del personaggio di Adrian Toomes (Michael Keaton), ovvero l'avvoltoio di Spider-Man: Far From Home, questo significa forse dire che il vampiro vivente già agiva nel Marvel Cinematic Universe, o come Venom vi è capitato?
Al momento, la costruzione di queste motivazioni appaiono narrativamente confuse a livello generale, e lasciano sempre il dubbio che dietro vi sia soltanto una intelligente operazione di marketing, un sospetto valido in assenza di più elementi. Tutto questo però si scontra anche con l'evidenza, che non possiamo più nascondere, che in qualche modo vi sia ora una connessione più stretta tra il Marvel Cinematic Universe e la Sony a livello di Spider-Man, mentre il resto pare essere più qualcosa sullo sfondo.
In parole povere, potremmo trovarci di fronte a una operazione condivisa tra Marvel Studios e Sony, ma solo fino a un certo punto e con alcuni limiti sostanziali. Questo, però, solo il futuro potrà chiarirlo.
Mentre la data di uscita di Eternals si avvicina sia negli USA che in gran parte del mondo, vi è ancora un paese dove la pellicola di Chloe Zhao deve ancora conquistare una release date, e dove probabilmente questo non avverrà: la Cina.
La mancata uscita del film sul gruppo Marvel nella Repubblica Popolare, che è così il secondo progetto Marvel Studios a non uscire nel paese asiatico dopo Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, è dovuta in particolare alle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, ormai sempre più in contrapposizione come super-potenze su argomenti quali Taiwan, Hong Kong e in primis i diritti umani.
La mancata distribuzione di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, che comunque è stato uno dei maggiori successi al box office in tempi di pandemia, è dovuta a questi fattori ma anche a una certa disinformazione veicolata dal Partito Comunista per fattori interni. Per numerosi spettatori cinesi che hanno visto il film fuori dalla Cina, il film con protagonista Simu Liu ha veicolato un messaggio nuovo, fuori dagli stereotipi culturali che avevano da sempre circondato pellicole straniere che parlavano di Cina o comunque aventi protagonisti asiatici. Questo elemento positivo, però, è stato in gran parte oscurato da una percezione sbagliata circolata mesi fa circa il personaggio del Mandarino (Tony Leung), che il pubblico cinese vedeva ancora come una trasposizione dello stereotipato Fu Manchu, che in origine era l'avversario principale di Shang-Chi nei fumetti. Nonostante le rassicurazioni da parte della Disney, e nonostante la realtà narrativa del film, che dipinge un personaggio totalmente all'opposto, questo messaggio non è passato in Cina, dove l'influenza del regime è molto forte soprattutto sulla piattaforma social Weibo, dove comunque sono apparsi commenti nettamente positivi sul film da parte di chi lo aveva visto all'estero, o in altri modi.
Differente è il discorso per quanto riguarda Eternals, la cui uscita in Cina era prevista fino a qualche mese fa, ma che è poi via via scemata, anche a causa di una intervista della regista del 2013, in cui la Zhao sottolineava come la Cina fosse un paese in cui “le bugie sono dappertutto”. Queste frasi, che sono state scientificamente resuscitate dal governo cinese, hanno portato a una sorta di limbo per quanto riguarda la distribuzione del film nella Repubblica Popolare, ormai sempre più dubbia.
La pellicola dovrebbe comunque uscire a Hong Kong il 3 novembre, anche se l'amministrazione della Citta Stato, ormai caduta sotto il totale controllo del regime comunista, ha pochi giorni fa varato una nuova e più restrittiva censura cinematografica, che potrebbe colpire gli ultimi scampoli di libertà rimasti a Hong Kong anche a livello della cultura sul grande schermo, e probabilmente anche le sequenze riguardanti la prima coppia gay di un film Marvel.
La Cina rimane un mercato ambito per il cinema mondiale, ma può il cinema fare a meno di evidenziare i diritti che formano le nostre democrazie liberali, per una fetta di mercato?