Sfuggire alla solitudine: La vita con Mr. Dangerous

Sfuggire alla solitudine: La vita con Mr. Dangerous

Il nuovo graphic novel di Paul Hornschemeier dipinge in modo efficace la nuova "alienazione comoda" della generazione millennial.

la-vita-con-mr-dangerous-coverAmy Breis vive in un limbo: ha un lavoro noioso, ha appena rotto con il suo fidanzato, la sue uniche vere relazioni affettive sono con Michael, un suo amico che vive a centinaia di chilometri di distanza e con la madre, una donna nella quale vede se stessa nel futuro, senza ambizioni, dolcemente rassegnata ad esistere in un presente di
mediocrità.

La vita con Mr. Dangerous è l’ultima graphic novel di Paul Hornschemeier, pubblicata in Italia da Tunué. Ambientata in un’anonima cittadina del Midwest americano, racconta lo spaccato di vita di una ventenne americana, non più ragazza ma non ancora adulta, che combatte la depressione e la solitudine passando il suo tempo libero con il suo gatto, guardando Mr. Dangerous, una serie d’animazione con un target adulto, nel tentativo di allontanare gli spettri del presente e del futuro.

Risulterebbe facile, se appassionati di cinema, tracciare un parallelo tra la vicenda di Amy e quella di Frances Ha, protagonista dell’omonimo film di Noah Baumbach che nel 2012 fece decisamente parlare di sé grazie al suo ritratto di una millennial senza arte né parte, che rimane bloccata nella post-adolescenza mentre tutti intorno a lei vanno avanti con le loro vite di giovani adulti.
In realtà, sebbene entrambi condividano, nonostante la diversità dei medium, un’estetica cosiddetta “indie” (si pensi ai riferimenti a Woody Allen e alla Nouvelle Vague di Frances Ha; e allo stile morbido e semplice dei grandi autori underground degli anni Novanta, come Clowes, Tomine, Ware, de La vita con Mr. Dangerous) e la tematica generazionale, è nella costruzione dei personaggi, in particolare delle protagoniste, che le due opere differiscono. Soprattutto nel modo, diametralmente opposto di affrontare l’esclusione.

Se Frances è una ragazza dallo spirito positivo, che non si prende sul serio, ed è sostanzialmente un’ottimista, solo di rado percorsa da palesi momenti di scoraggiamento che riesce ad esorcizzare con al sua attitudine, Amy galleggia in un fiume di sconforto, riemergendone solo di rado per trovare un poco di speranza, generalmente scacciata in quanto considerata immeritata (“Grazie, devi avere degli standard molto bassi”, dice a un ragazzo che le ha fatto un complimento sul suo aspetto fisico).

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Se Frances non si cura della sua inadeguatezza, Amy lo fa così tanto da vivere quasi nella paranoia: riflettendo continuamente sulle sue parole e sulle sue azioni, perdendosi in incubi ad occhi aperti dove paga le conseguenze della sua indecisione e dei suoi errori.

Hornschemeier compie quindi un ammirevole e, soprattutto, credibile studio sulla depressione, mentre ricostruisce efficacemente il dilatarsi e il restringersi del tempo (percepito dalla protagonista) della solitudine, con tavole prive di dialoghi alternate ad altre invece densissime, come se una semplice conversazione costituisse un evento speciale nella vita di una ragazza solitaria.Esemplificazione di questa modalità narrativa sono anche i due principali rapporti nella vita di Amy, quello vis a vis con la madre, fatto di conversazioni ricche di non detti, dove la parete di incomunicabilità sembra infrangibile, e quello con l’amico Michael, fatto di messaggi in segreteria, lunghe telefonate e lettere, al contrario carico di sincerità nonostante la distanza. La lentezza della comunicazione e l’introspezione, i vuoti scambi di parole e l’agitazione.

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Dal punto di vista stilistico, siamo nel solco del fumetto indipendente americano di fine anni Novanta, tra i volti quasi privi di emozioni di Ghost World di Daniel Clowes e la rappresentazione della solitudine-in-mezzo-alla gente di Jimmy Corrigan di Chris Ware. Anche il tratto, estremamente semplice e ordinato, così come la disposizione delle tavole molto regolare, è il retaggio della rielaborazione delle strisce domenicali dei quotidiani, caratteristica tipica degli autori sopracitati.

Se lo stile può risultare derivativo, così anche dal punto di vista narrativo non siamo di fronte a soluzioni dirompenti per originalità e innovazione, ma la forza di questa graphic novel è proprio nella concretezza e nel realismo dei comportamenti dei personaggi che la popolano. Un’aura di sincerità riveste tutta la storia, tanto che leggendola, potremmo pensare di conoscere una Amy, o che forse l’autore sta parlando proprio di noi.

Abbiamo parlato di:
La vita con Mr. Dangerous
Paul Hornschemeier
Tradotto da Mario Capello
Tunué, Prospero’s Books, 2016
160 pagine, cartonato, colori – 19,90 €
ISBN 978-88-6790-182-1

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