Una delle conseguenze dell’era pandemica è stata una ingente creazione di opere, soprattutto in campo musicale, letterario e fumettistico, che riflettono sull’isolamento, la mancanza di legami e l’incapacità di creare una reale connessione sentimentale con gli altri: tutti elementi diventati più o meno preponderanti nell’esistenza quotidiana di ciascuno durante i mesi di imposto isolamento vissuti tra il 2020 e il 2021.
Quegli stessi elementi sono il fulcro dell’esordio fumettistico di uno dei più famosi e stimati vignettisti del New Yorker, Will McPhail, una graphic novel a cui l’autore in verità ha iniziato a lavorare nel 2019 (come raccontato al nostro sito in questa intervista) ma che ha terminato durante la pandemia.
Se, di primo acchito, si potrebbe pensare all’ennesima opera a fumetti ombelicale, intimista e pessimista, Entra. (In. in originale) – portato in Italia da Tunuè nel 2023 con la traduzione dello scrittore Francesco Pacifico – è in realtà un libro ricco di una ironia che si muove tra il salace e il sarcastico e che si miscela in modo inaspettato ed efficace a momenti tragici e più intimi, ricchi di malinconia e riflessione.
Protagonista è Nick, illustratore ed alter ego dell’autore, appassionato di caffè e che procede nella vita in maniera un po’ errabonda, alla ricerca del modo di creare relazioni profonde con chi lo circonda, a partire dai propri familiari.
Detto che il talento di McPhail come vignettista è indiscusso, con quella sua capacità di racchiudere in una immagine e in una frase una straordinaria potenza narrativa, il suo esordio nel linguaggio fumettistico stupisce per il delicato equilibrio tra leggerezza e profondità, tra commedia e tragedia su cui si basa una storia dalla trama lineare ma dall’andamento ritmico impeccabile. Detto diversamente, l’autore riesce a racchiudere nelle pagine del suo racconto il sapore della vita stessa, che quotidianamente si muove su un filo teso tra periodi o momenti felici e altri tristi e di sconforto, tra risa e lacrime.
Merito della riuscita di questa opera prima risiede nel modo in cui McPhail usa il disegno e il linguaggio sequenziale del fumetto per trasmettere al lettore stati d’animo e riflessioni in pagine in cui i balloon di dialogo e le didascalie sono dosati con parsimonia, a completamento (o contrappunto) di quanto già le immagini raccontano senza bisogno di parole.
Se di per sé già i personaggi di McPhail strappano un sorriso al primo sguardo, con quei loro enormi occhi tondeggianti, quasi fossero costantemente spalancati, l’artista riesce a gestire il ritmo della narrazione con un efficace uso del montaggio delle singole vignette in ciascuna pagina, che di fatto guida il tempo che è necessario spendere su ogni tavola. Troviamo così pagine con dodici vignette, altre con quattro (separate tra loro o unite, montate in orizzontale o in verticale), altre ancora con una sola, contornata dall’abbacinato bianco dello sfondo: tutto dipende dal ritmo dell’azione (e della lettura) e dagli stati d’animo dei personaggi in quel determinato frangente. E tutto – montaggio e numero delle vignette – mira ad accompagnare il lettore come una base ritmica di sottofondo, più adagio o più veloce, da sinistra a destra o dall’alto in basso, a volte muta o arricchita da pensieri e parole, quasi come in una danza degli occhi.
La tesi che McPhail pone alla base di Entra. è tanto semplice quanto realistica: la maggior parte delle volte, nelle relazioni con gli altri – anche intime, anche con i familiari o le persone verso cui proviamo sentimenti – tutti noi ci troviamo a performare, recitiamo secondo un copione che ci permette di restare in superficie, di non andare in profondità e dunque non trovare una connessione vera e propria con l’altro, forse per paura o incapacità. Ma nel momento in cui, anche per un attimo, quel contatto reale tra due mondi intimi avviene, che cosa accade?
Secondo l’autore si passa dal bianco e nero al colore, semplicemente. In questo risiede l’idea grafica semplice ma potentissima di questa graphic novel: laddove il bianco e nero rappresenta la performance, il colore sottolinea il contatto profondo, l’accesso a un mondo onirico, sotterraneo, meraviglioso ma anche pauroso.
E se le vignette in bianco nero ribadiscono la cifra stilistica di McPhail fatta di un tratto esile e pulito, immediato e dettagliato e in cui il bianco degli sfondi viene usato per creare volumi e profondità, in contrasto con la mezzatinta, quando entra in campo il colore lo stile esplode in luminosità, ricchezza cromatica e materica, annullando il bianco della vignetta e relegandolo al solo spazio bianco che la separa da un’altra o dal fondo della pagina.
La bellezza di Entra. risiede anche nel suo finale appeso, che non coincide con la risoluzione della parabola “evolutiva” del protagonista, lasciando il lettore con il dubbio se il minore impegno della performance avrà la meglio sulla fatica di ricercare connessione profonde. Se Nick alla fine di questo suo viaggio narrativo sia diventato migliore, abbia imparato qualcosa, oppure no. Quasi specchio di una delle prime riflessioni nate nell’era post pandemica: se l’isolamento, la mancanza di legami e l’obbligo di convivere con noi stessi ci abbia portato a essere persone migliori verso gli altri. O se, semplicemente, è stata un’occasione persa e anche quella era tutto una performance.
Abbiamo parlato di:
Entra.
Wil McPhail
Traduzione di Francesco Pacifico
Tunuè, 2023
272 pagine, cartonato, bianco e nero e colori – 24,00 €
ISBN: 9788867904891